MUSA e GETTA di Arianna Ninchi e Silvia Siravo

recensione e interviste di Gianna Ferro

musa e getta

Musa e Getta è un progetto editoriale 2021 di Ponte alle Grazie curato da Arianna Ninchi e Silvia Siravo.

“ È un prezzo duro da pagare ma non posso accettare che la mia vita venga cancellata. Non mi farò buttare via anche dalla Storia.” Nadia Krupskaja/Ritanna Armeni

La triste realtà riporta, quasi quotidianamente, violenza fisica e psicologica, molestie, abusi, vessazioni che donne inermi subiscono, inesorabilmente per mano di un uomo, e quest’antologia di sedici racconti è più che mai attuale.
Lo scopo del libro è quello di dar voce e valorizzare donne meravigliose, più o meno conosciute, vissute tutte o quasi all’ombra di qualcuno.

Muse ispiratrici di pittori e scrittori, compagne di vita, icone di bellezza, artiste, donne impegnate nella ricerca, nella politica, nella letteratura oscurate da un ingombrante presenza maschile, uomini di successo, che hanno approfittato della bellezza, dell’intelligenza, del talento e della sensibilità delle loro donne, per poi abbandonarle, dimenticarle, umiliarle.

Donne forti, coraggiose, fragili, passionali, ribelli, vissute in un mondo, senza dubbio maschilista, in epoche e luoghi diversi, ma tutte destinate all’oblìo: “muse usate e gettate”.

Musa e Getta schiarisce le ombre nelle quali sono relegate donne che non devono essere dimenticate, le riporta alla luce in tutta la loro bellezza, la loro fragilità e la loro dignità.

“ […]Ero apprensiva e fervida, vicina a te, e però esterna a quel che unisce l’uomo e la donna.
E da allora è stato sempre così per me[…]”

Lou Andreas-Salomé/Lisa Ginzburg L’ambiziso progetto di Musa e Getta delle due scrittrici, nonchè attrici, posto all’attenzione dell’Editor Vincenzo Ostuni, è stato subito accolto favorevolmente dalle edizioni Ponte alle Grazie.

Culturalfemminile ha incontrato l’editore Vincenzo Ostuni:
Un Progetto ad ampio raggio, quello di “Musa e Getta”, cosa vi ha convinto a produrlo?

È un progetto che ho seguito io personalmente, ma sono certo che avrebbe incontrato il favore di chiunque in casa editrice.

L’idea ci è parsa subito molto bella, molto convincente, il quadro delle autrici coinvolte o da coinvolgere era di nostra completa approvazione. Amiamo il lavoro di Arianna e di Silvia anche come autrici di teatro e come attrici, oltre che come curatrici di questa antologia, e quindi non abbiamo avuto nessuna difficoltà a vederlo in linea con tante cose che abbiamo già pubblicato.

Le produzioni di Ponte alle Grazie si riconoscono nella scelta dei contenuti, che sono di grande spessore narrativo ed interesse culturale. Molte sono le donne, tra i vostri autori, che raccontano di donne, come i prossimi libri in uscita: è una scelta editoriale la vostra?

Va sottolineato che condivido la responsabilità con una donna Cristina Palomba, anche lei responsabile di Ponte alle Grazie. Tutti e due siamo particolarmente interessati ai temi del femminismo, dei nuovi femminismi, della condizione femminile e del patriarcato in senso critico, per motivi politici, oserei dire, quindi sì ,si tratta di una scelta editoriale, non è un caso.

E’ vero, anche se le ragioni andrebbero indagate, che molta parte della più interessante produzione di narrativa e di saggistica di questi anni è di mano di donne.

Il periodo lungo e difficile, che il nostro paese sta vivendo, rende, indubbiamente, complicata la presentazione e la divulgazione dei libri. Come riuscite a sopperire a tale problema?

Certo la presentazione e la divulgazione dei libri è difficile per quello che riguarda ciò che accade dal vivo, in realtà questo è stato sempre solamente un canale fra i tanti della divulgazione dei libri, anzi è un canale della storia relativamente recente se ci pensiamo, per fortuna la stampa ha mantenuto intatta la propria attività e si sono aggiunte anche nuove vie di diffusione in rete sia attraverso gli account dei social e sia attraverso le presentazioni dal vivo su internet.

Quindi, in realtà la divulgazione dei libri non ha avuto un danno sistematico, ha avuto un danno molto grande quando sono state chiuse le librerie, per fortuna, poi, una politica sotto questo aspetto lungimirante, ha conservato le librerie fra i servizi necessari al pubblico e questo ha fatto in modo anche, fra le altre cose, oltre al grande isolamento di cui tutti abbiamo sofferto e soffriamo e che forse invita ad una maggiore riflessione, una maggiore consuetudine con la lettura, questo ha fatto sì che il comparto dell’industria editoriale abbia sofferto molto meno di altri, ben più danneggiati da questa pandemia.

Ringraziamo Vincenzo Ostuni e siamo grati a Ponte alle Grazie, che rivolge particolare attenzione al mondo femminile, nelle sue molteplici sfaccettature, e a donne che parlano di donne, come hanno saputo fare benissimo le cura(t)trici di Musa e getta, Arianna Ninchi e Silvia Siravo.
Culturalfemminile le ha incontrate:
Prima di entrare nel merito del libro, cultura al femminile avrebbe il piacere di conoscere le sue curatrici: ci parlate di voi e della vostra nascita artistica?

ARIANNA: Sono figlia e nipote d’arte ma sono cresciuta lontanissima dalle tavole del palcoscenico. Avevo quattordici giorni quando sono stata affidata ai nonni materni, con cui sono cresciuta nel Montefeltro. Quando sono tornata a Roma, dopo aver scoperto a Bologna il teatro, quasi nessuno sapeva della mia esistenza.

Però c’era questo cognome importante e quando lo pronunciavo in molti cadevano dalle nuvole. Per togliermi da questa situazione non comoda, diciamo, ho iniziato a interessarmi veramente a quei Ninchi che, tranne Ave, non avevo mai conosciuto. E a un certo punto è nato in me anche il bisogno di tenere viva la loro memoria e riavvolgere… la pellicola del DNA!

Solo “rinascendo”, nel modo in cui ho cercato di spiegare, la mia nascita artistica è stata possibile veramente. E penso non sia un caso se a quel punto è arrivato anche il cinema.

SILVIA: Sono un’attrice, appartengo ad un’allargata famiglia di teatranti e fin dalla nascita, ma anche prima (mia madre ha recitato fino al nono mese di gravidanza), ho frequentato teatri, camerini e ristoranti post spettacolo.

Ho però iniziato a fare l’attrice dopo l’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica Silvio D’Amico e da allora faccio tanto soprattutto teatro.

Il vostro percorso artistico come si coniuga con la scrittura?

ARIANNA: Un po’ per curiosità, un po’ per i casi della vita, parallelamente al lavoro di attrice ho portato avanti, con passione, il lavoro sulla scrittura. Ho tradotto dal francese per il teatro, adattato testi, scritto sulla tradizione della mia famiglia, e collaborato con lo scrittore e sceneggiatore Filippo Bologna.

Quando ho frequentato il corso di scrittura di Rai Eri, ero la sola interessata anche all’editing e allo scouting (improvvisamente parlo in inglese, scusate) e amerei far pubblicare qualche talentuoso compagno di quell’annata.

SILVIA: Non mi sono mai avvicinata alla scrittura, ma direi più che altro che sono interessata ai libri, alla lettura ad alta voce. Mi capita spesso di fare reading e audiolibri. Da tanti anni poi collaboro con la trasmissione “Milleeunlibro” di Gigi Marzullo, lì leggo i libri che presentano e lì ho avuto l’occasione di conoscere anche qualche autrice che partecipa all’antologia.

Come nasce il Progetto Musa e Getta?

ARIANNA: Dal titolo, un calembour che anni fa ho ideato, e dalla lettura della biografia di Lizzie Siddal, musa dei preraffaelliti e famosa Ophelia del quadro di Millais. Mi capitava di sognarla e di sognare me, incinta, dentro una vasca a recitare la pazzia di Ofelia…

Ne avevo parlato ad alcuni registi e registe, ma non avevo convinto nessuno a seguirmi nell’idea diportare Lizzie a teatro. Poi ho prestato il libro a Silvia, che conosco da anni e abbiamo iniziato a confrontarci sul tema delle muse ispiratrici: molte di loro erano rimaste nell’ombra e meritavano una nuova luce.

Dalle mie radici è invece nata l’idea della raccolta: a Pennabilli, dove sono cresciuta, Tonino Guerra ha riunito, nel Rifugio delle Madonne abbandonate, le raffigurazioni sacre che anticamente si trovavano nei crocicchi di campagna. Mi sono ispirata a questo angolo poetico di salvaguardia dall’oblio.

Confrontarsi con Silvia è stato fondamentale. Sono un segno d’aria e funziono in team. Quando al team si è unito Vincenzo Ostuni di Ponte alle Grazie, Musa e getta ha preso forma veramente.

SILVIA: Sì, l’idea nasce durante un’estate turbolenta di chiacchiere e confronti. Il titolo mi ha subito colpito molto, poi pian piano il progetto ha preso vita, grazie soprattutto all’ascolto attento e alla partecipazione di Vincenzo Ostuni e Ponte alle Grazie.

La scelta delle scrittrici che raccontano la propria “Musa” è stata casuale?

ARIANNA: Molte scrittrici erano amiche e avevano la loro musa nel cassetto. Alcune hanno scelto insieme a noi e sono entrate nell’antologia e nella mia vita per restarci, o almeno lo spero.
SILVIA: E’ stato tutto molto naturale, sia come si è creato il gruppo di autrici che quello di muse. Ogni scrittrice ha scelto di parlare del personaggio che preferiva con lo stile che sentiva più vicino e appropriato. Credo che la chiave sia stata dare la massima libertà a donne così sapienti.

Avremo il piacere di vederle a teatro le vostre Muse?

SILVIA: Le muse arriveranno a teatro, quello è il loro destino più naturale. Hanno trovato parole per uscire dall’ombra, troveranno una luce che le illumini sul palco e una voce che le racconti a tanti, quando i sipari si riapriranno, quando potremo ritrovarci.
ARIANNA: Il nostro è un progetto ambizioso, che si racchiude in una formula semplice: 16x16x16.

Sogno per Musa e getta un palcoscenico o più palcoscenici con attrici di tutte le età, le giovanissime e le adulte, le sconosciute e le famose.

Se dovremo aspettare, aspetteremo. Ma, citando Goethe, incominciamo adesso.

La vostra collaborazione vedrà nascere altri libri dedicati alle donne?

ARIANNA: Abbiamo in mente un altro progetto al femminile e rispondiamo a questa vostra domanda con una telefonata a Vincenzo Ostuni. Prima però… vi ringrazio di questa intervista, di cuore!

Noi ringraziamo Voi per aver dato luce e voce a donne invisibili, donne dimenticate.
Vi aspettiamo a Teatro.

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Sinossi

“Una musa è una serpe, una spia, una venere a tre teste, muse me use me amuse me” Amanda Lear/ Maria Grazia Calandrone

Sedici storie, di sedici Muse raccontate da sedici note scrittrici.
Racconti diversi, monologhi, confessioni, ricordi tristi, dialoghi immaginari, paure e incertezze si fondono ad attimi di dolcezza e momenti di commozione.

Donne uniche, ognuna nella propria diversità è stata la forza e l’ispirazione di qualcuno, anche annullando se stesse, ma Muse per sempre.

“ […] il libro che voglio veramente scrivere è la storia di me contro me stessa. Firmato: tua irritata Zelda […] Zelda Sayre Fitzgerald/ Cristina Marconi

Le scrittrici: Ritanna Armeni, Angela Bubba, Maria Grazia Calandrone, Elisa Casseri, Claudia Durastanti, Ilaria Gaspari, Lisa Ginzburg, Chiara Lalli, Cristina Marconi, Lorenza Pieri, Laura Pugno, Veronica Raimo, Tea Ranno, Igiaba Scego, Anna Siccardi, Chiara Tagliaferri.
Le muse: Lou Andreas-Salomé, Luisa Baccara, Maria Callas, Pamela Des Barres, Zelda Fitzgerald, Rosalind Franklin, Jeanne Hébuterne, Kiki de Montparnasse, Nadia Krupskaja, Amanda Lear, Alene Lee, Dora Maar, Kate Moss, Regine Olsen, Sabina Spielrein.

Titolo: Musa e Getta
Autrici: Arianna Ninchi e Silvia Siravo
Edizoni: Ponte alle Grazie, 2021