Il canto di Calliope – di Natalie Haynes

Voce alle donne

recensione di Emma Fenu

 

Calliope

Il canto di Calliope è un romanzo di Natalie Haynes edito da Sonzogno nel 2021.

Voce alle donne.

Il tempo del silenzio è finito. Il tempo della storia al maschile è finito.

Il tempo della violenza che relega allo sfondo, all’emarginazione, alla futilità, all’essere solo corpo e oggetto, ecco, quel tempo sessista di padri, mariti e conquistatori, tutti padroni per il solo fatto di essere uomini, è finito.

Voce alle donne, e che sia verità.

Perchè la guerra non è solo degli eroi morti e assassini sul campo.

Perchè il viaggio non è solo dei comandanti di imbarcazioni.

Perchè la Musa della poesia si è stancata di compiacere poeti maschi, di tessere le loro storie troppo note al punto da diventare reali.

Basta.

Voce alle donne o non sarà più canto e poesia e il silenzio divorerà tutti. Gli uomini per primi.

All’invocazione del vecchio aedo, Calliope, Musa della poesia, regala il suo canto più intimo, più selvaggio, più viscerale: è la storia della guerra di Troia atrraverso gli occhi delle donne che vi furono coinvolte come protagoniste silenti.

Talune furono mute per obbligo, altre per scelta, altre ancora parlarono senza essere accolte nella memoria.

A loro spetta, questa volta, avere voce.

Ascoltiamole.

Sono le troiane sconfitte, vedove e orfane, lasciate come bambole sulla spiaggia.
Nella guerra gli uomini pedono la vita, le donne, scrive l’autrice, tutto il resto.

Perdono la casa, i figli, i mariti, le sorelle, i genitori. Perdono le lacrime, il rango, la dote, la verginità.

Perdono l’identità, il nome, la memoria. Non sono nulla più che la schiava di un uomo e passano da uno all’altro come oggetti che valgono finchè  belli, seducenti, fertili.

Ma non perdono la dignità. Nemmeno quando piangono sui corpi dei loro congiunti, nemmeno quando sono condotte in tende luride, nemmeno quando sono derise e umiliate.

Sono forti, guerriere, e non hanno bisogno di armi. Sono dee della pace e dell’armonia, ma conoscono la vendetta, la pazienza, la resistenza. E non dimenticano la passione, la devozione, il sacrificio.

Forse è più eroico partire, lasciando tutto dietro di sè, o lo è restare, crescendo sole figli e figlie, senza mai un lamento?

Forse è più eroico brandire la spada su un vecchio davanti all’altare, lassciandolo in un lago di sangue, o lo è raccoglierlo quel sangue, contarne le gocce, seguirne le tracce fino a ricomporre cadaveri straziati, dalle viscere aperte, dagli occhi divelti?

Forse è più eroico andare in guerra in cerca di bottino, nascondendosi dietro un giramento di solidarietà e dando la colpa a una Donna, o lo è essere consapevoli di cosa davvero conta per gli uomini, greci e troiani che siano, ossia l’oro e il potere, e avere il coraggio di dirlo?

Forse è più eroico l’indovino le cui parole portano al sacrificio di una fanciulla o lo è la profetessa che piange ma che nessuno ascolta, condannata a ripetere tragedie e a ricevere schiaffi?

La verità è che anche chi vince la guerra ha perduto. Ha perduto la pace, se non la vita.

E il vero eroe è colui aspetta, tesse, comprende, agisce a piccoli passi, non ha bisogno di dimostrare forza infliggendo la morte, ma è forza nel dare vita, e costruisce il futuro che sarà canto, canto di vittoria, inno alla Terra, alla Dea Madre.

 

A Natalie Haynes il grande merito di aver dato, ne Il canto di Calliope, voce alle donne attingendo da l’Iliade, L’Odissea, l’Eneide, dalle tragedie di Euripide e Eschilo e dalle Eroidi di Ovidio per raccontarci una storia in cui non ci sono ruoli prestabiliti nemmeno in una stessa vita, figuriamoci in un’epoca.
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Sinossi

Una donna sola corre nella notte, intorno a lei la sua città che brucia.

Fuori dalle mura, la regina e altre sventurate attendono un destino che verrà deciso dai vincitori. È la caduta di Troia.

Dieci interminabili anni di guerra sono giunti alla tragica conclusione, mentre le avventure dei protagonisti andranno a ispirare, nei secoli a venire, le opere di artisti e scrittori.

«Cantami o Musa» invoca il sommo poeta Omero, che ha raccontato le gesta degli eroi.

Ma Calliope, musa della poesia epica, questa volta è meno accomodante: è convinta che non tutto sia stato narrato, che qualcosa di fondamentale, legato alle figure femminili, manchi ancora per completare l’affresco.

Se il bardo vuole che lei canti, allora lei canterà insieme a tutte le donne coinvolte nella grande tragedia. Dando voce a ciascuna di loro, Calliope prende in mano la storia e ce la racconta da una nuova prospettiva.

Ecco Andromaca, Cassandra, Pentesilea, Clitennestra, che vengono alla ribalta, con i loro pensieri, con i complicati risvolti psicologici delle loro scelte, con la sete di vendetta, la solitudine, la dignità di fronte alla morte.

E poi tutte le altre, da Penelope a Briseide, da Creusa a Ifigenia, dalle troiane che, vinte, saranno rese schiave, alle greche che attendono il rientro dei loro uomini, senza dimenticare le capricciose divinità che governano le sorti dei mortali.

Attingendo alle fonti antiche, anche le meno note, Natalie Haynes rivisita una delle più grandi narrazioni di tutti i tempi, facendoci palpitare di commozione accanto alle leggendarie eroine, e trasmettendoci il sentimento vivo di come la guerra di Troia e la sua epopea appartengano alle donne non meno che agli uomini.

Titolo: Il canto di Calliope
Autore: Natalie Haynes
Edizione: Sonzogno, 2021