I Goldbaum di Natasha Solomons

Voce al Sogno
Recensione di Tiziana Tixi

 

 

 

I goldbaum

 

 

I Goldbaum è un romanzo storico di Natasha Solomons edito da Neri Pozza nel 2019.

 

Di cosa tratta I Goldbaum?

In origine c’era un sicomoro; era nel ghetto di Francoforte. Il sicomoro produsse cinque frutti.

I cinque frutti si staccarono dal sicomoro; ognuno portava con sé una lettera e una promessa.
Cinque frutti, cinque cardellini; le cinque Case Goldbaum. In ognuna delle capitali finanziarie d’Europa, loro; potente dinastia di banchieri. Nome aureo; re Mida per nascita. Predestinati; tutto ciò che avrebbero toccato sarebbe diventato oro.

È il 1911; a Vienna il palazzo del Principe degli Ebrei è leggendario. I bambini che passeggiano sulla Heugasse si aspettano che sia d’oro; e di avorio e tempestato di gemme, come la Gerusalemme Celeste. Invece è di pietra; ma è la pietra più bella d’Austria.

Era stata trasportata dalle Alpi su un treno Goldbaum; il quale aveva percorso la ferrovia costruita grazie ai prestiti Goldbaum.

La giovane Greta è abituata a infilare gioielli; ma anche guai. Una bizzarra dote; ma è quella che il fratello più apprezza in lei. Quando era nata, Otto aveva tre anni; per la prima volta poteva
contare su un’alleata. Greta e Otto; il giorno e la notte. L’una impulsiva; l’altro cauto. L’una parla; l’altro ascolta. Quella sorella, Otto la adora; per vent’anni la sua missione è stata aiutarla. Tirarla fuori dai guai è stata fonte di orgoglio; raramente di esasperazione.

Greta è una Golbaum; sposerà un Goldbaum, come tradizione vuole.

 

Avrebbe scelto Albert? No; certo che no. Ma nessuno le ha posto questa domanda; le chiedono tutt’altro. Quali fiori preferisce per il bouquet? Quante damigelle? Il matrimonio con Albert Goldbaum è un dogma; fiat.

L’unico desiderio di Greta è uno stuolo di valletti armati di ombrelli bianchi; si sa, l’Inghilterra è piovosa.

Uggiosa, come Mr Darcy o Mr Bingley; che almeno Albert non assomigli a nessuno dei due. Jane Austen scrive di giovani donne ansiose di sposarsi; Greta le trova insopportabili. Jane Eyre è esposta ai pericoli; è sola al mondo.

Miss Goldbaum ancora non conosce il sapore della solitudine; immagina sia esaltante. Scopre che è amaro; alla festa di fidanzamento manca Albert. Una brutta infreddatura lo ha bloccato a Londra; sposa senza
sposo, ella ne ignora perfino l’aspetto.

Greta, vestita di bianco; la madre in pizzo grigio, quasi inumana nella sua regalità. Amava il marito quando lo sposò? Che strana domanda; lo conosceva appena. Però non le dispiaceva; e con il tempo, gli si è affezionata. Non è certo questo ciò che Greta desidera; in un moto di pietà abbraccia la madre. Promette e s ripromette; quando avrà dei figli, li vedrà tutti i giorni. Li cullerà, li bacerà; farà sapere loro che li ama. Sarà la madre che avrebbe voluto avere; ma che non ha avuto.

I Goldbaum di Vienna partono alla volta di Londra; a Parigi si riuniscono al ramo francese nello sfarzo di Château Esther. È qui che avviene l’incontro; una voce spegne l’esuberanza di Greta.
Imbarazzo; l’uomo alto in cima alla scala è lui. Albert Goldbaum; per nulla divertito dall’ironia della sposa. Londra, giugno; tutto è pronto per il matrimonio. Quella notte Greta non si corica; è suo dovere morale esprimere la propria inadeguatezza di moglie.

È un atto di onestà, certo; forse di incoscienza, e di ribellione. Scrive ad Albert; mette a nudo le proprie mancanze, ne aggiunge alcune. È davvero deciso a sposarla? Sarà un matrimonio senza amore; nemmeno si piaceranno. Vivrebbero nell’afflizione; allora che compiano, insieme, un salto mortale. Che dicano no alle nozze; e ai genitori e a ogni imposizione. Che si concedano la possibilità di essere felici, l’uno senza l’altra; ognuno con se stesso. Ma Albert non dice no.

Greta piega il capo; non getterà vergogna sulla famiglia. Può essere tante cose; ma non è una vigliacca. La sinagoga è addobbata con un trionfo di fiori; il trono nuziale è ornato di rose e fresie bianche. A un cenno del rabbino, la sposa si accomoda; sfila la processione dei Goldbaum.

Ma lui non c’è. Dov’è Albert? Eccolo, impeccabile ma provato; chiede di conferire in privato con la donna. Lo farà; se davvero Greta lo vuole, annullerà il matrimonio.

Per un attimo, il silenzio; solo i loro respiri e il profumo dei fiori. Una calma assoluta dà voce alla sposa; il sollievo, poi volti e sorrisi. A Temple Court si sente un’ospite; si smarrisce nella
grande dimora, nella nuova vita, nella nuova se stessa. Albert non va oltre una fredda cortesia; solo Clement le mostra affetto.

Il matrimonio non viene consumato; le settimane si trascinano lente e veloci. Dopo il sollievo la delusione; poi lo sconforto. Dunque è così sgradevole al marito? Greta tenta degli approcci; ottiene solo di allontanarlo ancora di più.
Clement avverte l’infelicità della cognata; ne parla con la madre. Lady Goldbaum dona alla nuora un centinaio di acri di terra; sarà un buon inizio per creare un giardino. Ma Greta non sa nulla di giardini; farà bene a imparare. Quanto ad Albert, non se ne curi; non insegua la felicità. Si dedichi solo al giardino; come già ha fatto la suocera. Anche Adelheid è una Goldbaum che si è sposata senza amore a un Goldbaum; ha trovato se stessa nei rododendri.
Il tavolo di Greta si riempie di testi di giardinaggio e botanica; occorre un capo giardiniere. Scandalo a Temple Court; Greta assume una donna, nemmeno troppo esperta. Scelta azzardata o intuizione brillante?

Nell’aprile 1912 Otto arriva a Londra; non gli sfugge l’angoscia della sorella. È la svolta; Greta è stanca di quella tensione nel petto. Non sopporta l’idea di un altro anno di solitudine; di risvegli in preda al livore. Sa qual è la medicina per guarire dall’infelicità; costruire un rapporto il marito.

Affetto; amicizia; complicità. Il disgelo comincia da una farfalla; la cattura, la regala ad Albert. Ora Greta gli appare sotto un’altra luce; ha i suoi difetti ma non è priva di attrattive. In ottobre sono finalmente marito e moglie; la sintonia è appena nata.

È troppo presto per avere un figlio; Albert accoglie il desiderio di Greta. Nei mesi successivi ella si sente davvero la signora Goldbaum; poco prima di Natale la coppia si trasferisce a Fontmell Abbey. Una dimora con il tetto di paglia; Greta lo aveva visto in sogno. Così lo ha voluto; dunque è proprio la casa dei suoi sogni.

Un venerdì di giugno 1913 Albert la raggiunge in giardino; non si può più rimandare il passo a lungo rimandato.
Occorre dare continuità alla dinastia; è essenziale per le sorti della banca. Greta accetta?
Alcuni semi germogliano; altri muoiono. Chi lo decide? La Natura, la Vita, Dio; e la Natura, la Vita, Dio permettono a ogni giardino di rifiorire.

Nel giugno 1914 la coppia è sul lago di Ginevra; il ventre di lei sta crescendo. Un mattino, tutti i giornali riportano la notizia; alcuni nazionalisti serbi hanno ucciso il principe ereditario. Si addensa la nube della guerra; per la prima volta, Lord Goldbaum deve anteporre la nazione alla famiglia.

Un’epoca è finita; i cinque cardellini non voleranno più insieme.

Il 28 luglio Albert e Greta escono per un’escursione; sono alle prese con una grossa stella alpina. Una figura snella vestita di blu corre verso di loro; è Anna. Trafelata, la cameriera porge all’uomo un telegramma; Lord Goldbaum li richiama a Londra. In questo momento Albert e Greta vengono inghiottiti dalla Storia; e la storia dei Goldbaum è a un bivio. La coppia arriva in stazione senza bagaglio; solo pochi contanti e una stella alpina avvolta in carta marrone.

Viaggiano in terza classe, confusi tra gli umili; parlano sommessi. Albert tornerà in Inghilterra; ma Greta non è obbligata a seguirlo. Se vorrà, potrà tornare a Vienna; potrà riabbracciare la famiglia. Sta a lei
decidere; scegliere quale strada imboccare. Albert non le ha mai parlato d’amore; ma cos’altro è quell’offerta di libertà? Un atto d’amore; il più nobile. Desidera la felicità della moglie; sacrificherebbe la propria. “Al mio popolo”; il proclama dell’imperatore Francesco Giuseppe è su tutti i giornali. In quelle parole, Greta trova la risposta; si volge ad Albert, lo sguardo acceso.

Sa qual è il proprio posto; sa da che parte stare.

Nel 1917 la guerra sconvolge gli equilibri; abbatte le gerarchie; il ricco e il povero sono fratelli. Nei campi si muore, tra il sangue; altrove, tra il sangue si nasce. Greta è sola; è il centro di una linea che unisce
l’Atlantico alla Siberia. E ovunque, neve. Due amori, due metà del proprio cuore; le sue due vite.

 

“Era furibonda con tutti e due. L’avevano lasciata completamente sola, senza neppure un fantasma. Chiuse gli occhi e trasse un respiro, con la sensazione che l’infelicità le riempisse il petto. Si annidava là dentro, come una grossa perla”.

 

Una scelta, un desiderio che acquista respiro; una muta preghiera che viene ascoltata. Greta stringe un patto con Dio; che le restituisca una metà del proprio cuore. Una sola; ma quella più importante.

 

Perché leggere I Goldbaum?

 

Ne I Goldbaum si compie uno straordinario processo alchemico; una trasformazione. Magica, miracolosa; dolorosa e necessaria come quella della crisalide. Una creatura informe che diventa una splendida farfalla; e Albert, di farfalle, se ne intende. Chi è la crisalide in questa storia? È Greta; è Albert; sono Greta e Albert.

Chiamati al sacrificio di sé per la famiglia; per le famiglie e per la Nazione. L’obbedienza prima di tutto; ma obbedire costa. La libertà, la vita, la felicità; tutte offerte in sacrificio. Mentre le labbra dicono sì, l’anima scalcia; come un puledro imbrigliato che anela alla corsa.

Poi la furia si placa; la rassegnazione. La pace della coscienza che ha adempiuto un dovere; la serenità. Il prodigio alchemico. Albert e Greta inciampano nella felicità; inconcepita e inconcepibile. Il sacrificio ha fruttificato; si trasfigura in una gioia tanto più splendente perché inattesa. Nata da un atto volontario; voluto, non scelto.

I Goldbaum è una storia di sentimenti potenti; contenuti entro la prosa, eccedono la prosa. L’amore fraterno è un filo indissolubile; l’amore sponsale un cordone viscerale, robusto. L’amore è rosso; come il sangue. Il sangue è versato dalle donne nel parto; dagli uomini in guerra. È rosso e caldo sulla neve; caldo e salato insieme alle lacrime. I petali dei ciliegi in dicembre, fiocchi di una primavera invernale; urla una tempesta.

Urla la Vita nonostante il sangue; nonostante le lacrime. I Goldbaum restituisce in pieno la complessità dell’epoca; fasti e miseria, altezze vertiginose e abissi insondabili. La marea montante della guerra che rovescia i potenti dai troni e non innalza gli umili; la luce e il buio, il buio che inghiotte la luce.

Natasha Solomons tocca una questione non marginale; almeno per la nostra sensibilità. Il tasso di mortalità puerperale e infantile era elevato, preoccupante; una piaga che affliggeva ogni ceto. Ma poco o niente si faceva per porvi un argine; i decessi erano prevedibili, previsti, tollerati. Erano un rischio insito nella natura di donne e neonati; poca l’attenzione per quei corpi fragili. In tempo di guerra il filo di sutura doveva ricucire le ferite dei soldati; non quelle delle madri. Il sacrificio di una donna per la famiglia valeva meno di quello degli uomini per il paese?

Chi generava Vita valeva meno di chi generava morte?

 

Link d’acquisto

https://www.ibs.it/goldbaum-libro-natasha-solomons/e/9788854517561

 

Sinossi

 

Vienna, 1911.

Sulla Heugasse, costruito con la pietra bianca più bella d’Austria, sorge il palazzo dei Goldbaum, una famiglia di influenti banchieri ebrei. In città si dice che siano così ricchi e potenti che, nelle giornate uggiose, noleggino il sole perché brilli per loro. Ben poco accade, dentro e fuori la capitale, su cui non abbiano voce in capitolo, e meno ancora senza che ne siano a conoscenza. Persino nei fastosi palazzi di Casa d’Asburgo.

Rinomati collezionisti di opere d’arte, mobili di squisita fattura, ville e castelli in cui esporli, gioielli, uova Fabergé, automobili, cavalli da corsa e debiti di primi ministri, i Goldbaum, com’è costume delle cosmopolite dinastie reali d’Europa, si sposano tra loro.

Perché gli uomini Goldbaum continuino a essere ricchi e influenti banchieri è necessario, infatti, che le donne Goldbaum sposino uomini Goldbaum e producano piccoli Goldbaum. Anche la giovane, ribelle Greta Goldbaum deve rassegnarsi alla tradizione di famiglia e dire addio alle sue scapestrate frequentazioni nella ribollente Vienna del primo decennio del Novecento, sposando Albert Goldbaum, un cugino del ramo inglese della famiglia.

Per una ragazza della sua estrazione sociale il matrimonio è una delle spiacevolezze della vita da affrontare prima o poi, e con questo spirito Greta lascia Vienna per la piovosa Inghilterra. A Temple Court, dove
si trasferisce, la ragazza si sente estranea persino a se stessa: la nuova famiglia la tratta con rispetto, la servitù con deferenza e Albert è cortese e sollecito. Ma la sua presenza riesce aessere opprimente come una coperta pesante in una nottata troppo calda, e tra i due giovani si instaura una gelida, sottile antipatia.

Al punto che Lady Goldbaum, la madre di Albert, decide di donare alla ragazza un centinaio di acri come dono di nozze, un giardino dove sentirsi finalmente libera da ogni costrizione.

Alla silenziosa Temple Court si aggiunge, però, il fragore di ben altro conflitto: la prima guerra mondiale, il tragico evento che spazzerà via l’intero vecchio ordine su cui l’Europa si era retta per secoli. La corsa agli armamenti è tale che persino gli influenti Goldbaum, benché abituati a lavorare con discrezione dietro le quinte dei governi e delle dinastie reali, non possono alterarne il corso.

Per la prima volta in duecento anni, la famiglia si troverà su fronti opposti e Greta dovrà scegliere: la famiglia che ha creato in Inghilterra o quella che è stata costretta a lasciare in Austria. Attraverso pagine
d’inconsueta bellezza Natasha Solomons dona al lettore una struggente storia d’amore e al contempo getta uno sguardo nuovo sulla complessità dell’identità ebraica all’inizio del XX secolo e sul ruolo delle banche nei finanziamenti alla causa bellica.

 

Titolo: I Goldbaum
Autore: Natasha Solomons
Edizione: Neri Pozza, 2019