Sirene (La seduzione dall’antichità ad oggi) – di Elisabetta Moro

recensione di Emma Fenu

sirene

 

Sirene (La seduzione dall’antichità ad oggi)  è un saggio di Elisabetta Moro edito da Il Mulino nel 2019.

“Io son”, cantava, “io son dolce serena,
che ’ marinari in mezzo mar dismago;
tanto son di piacere a sentir piena!”
(Dante Alighieri, La Divina Commedia, Purgatorio)

Siete pronti per un viaggio meraviglioso fra passato, mito, presente e futuro?

Siete pronti per scoprivi simboli voi stessi, non solo figli del mito, ma anche protagonisti di esso?

Partiamo. Partiamo per mare.

Siamo sulla nave di Odisseo e dei suoi uomini, questi ultimi, su suggerimento della maga Circe, che di donne seduttrici se ne intende, con le orecchie turate di cera.

Ma il nostro eroe no, lui “vuole” ascoltare – dice ai compagni che “deve”, ma è una delle sue furbizie – e si fa legare al palo dell’imbarcazione per poter sentire e resistere, senza gettarsi in mare sedotto da voci irresistibili, quella delle sirene: le donne alate, gli uccelli con il viso spaventoso e antropormofo.

“Alle sirene non sfuggì l’agile nave
che s’accostava: e un armonioso canto intonarono.
“Qui, presto, vieni, o glorioso Odisseo, grande vanto degli Achei,
ferma la nave, la nostra voce a sentire.
Nessuno mai si allontana di qui con la sua nave nera,
se prima non sente, suono di miele, dal labbro nostro la voce;
poi pieno di gioia riparte, e conoscendo più cose.”
(Odissea, Omero)

Non vi è dubbio: le sirene di Odisseo seducono con la voce, non con la bellezza e la sensualità.

E, soprattutto, seducono con le loro rivelazioni.

Sono il corrispettivo in ambito greco e latino della mela di Eva del mondo giudaico e cristiano.

Sono la bramosia umana di conoscere e di rischiare perchè nessun Eden rigoglioso e nessuna Itaca stretta fra braccia bianche può colmare la fascinazione del viaggio, della scoperta, del confronto con l’alterità.

E torniamo alla prima affermazione, riguardante il simbolo.

Le sirene sono “simbolo” proprio nel significato etimologico del termine: sono spezzate in due e il loro ricongiungimento permette di cogliere l’essenza umana in bilico fra cielo e abisso, fra vita e morte, fra saggezza e sapienza, fra ragione (logos) e sentimento (pathos).

Siamo tutti sirene, siamo tutti composti di culture, di sogni, di infinite tensioni. Ecco perchè le femminee creature ci affascinano ancora e sempre: serbano il nostro mistero.

 

Il saggio Sirene (La seduzione dall’antichità ad oggi), molto ben strutturato, è avvicente come un romanzo e documentato come uno studio accademico, con una appendice iconografica e una nutrita bibliografia.

Nel testo si sviscerano in modo esaustivo ma non ridondante, in una volontà esplicita di coinvolgere un pubblico eterogeneo e non di soli addetti ai lavori, questioni fondamentali:

Perche e come le sirene affascinano?
Perchè il loro corpo è cambiato e dalla donna uccello si è arrivati all’iconografia della donna pesce?

Come sono divenute eroticamente irresistibili, bellissime e nude?

“Riversa poggiava la testa nelle mani incrociate, mostrava con tranquilla impudicizia i delicati peluzzi sotto le ascelle, i seni divaricati, il ventre perfetto; da lei saliva quel che ho malchiamato un profumo, un odore magico di mare, di voluttà giovanissima… La sua voce era un po’ gutturale, velata, risonante di armonie innumerevoli.”
(Giuseppe Tomasi di Lampedusa)

Risalendo ai miti platonici e alle epopee di Odisseo, Giasone, Orfeo  e Bute, passando per il mito della fondazione di Napoli ad opera di Partenope, senza dimenticare Prosperpina, Mirra, Afrodite, la dea Siria, Gea, Tersicore, Calliope e Santa Patrizia, Elisabetta Moro ci conduce fino a Franz Kafka, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Curzio Malaparte e, ovviamente, Hans Crhistian Andersen.

Ogni volta che le sirene compaiono in un testo letterario, in un’opera d’arte e perfino in un circo o in una foto divenuta virale sul web, esse portano un messaggio. Persino quando tacciono, esse urlano.

Del resto, che cosa dissero a Odisseo non ci è stato mai riferito.

E non possiamo non continuare a desiderare di conoscere, perché non si può relegare al silenzio ciò che ci vive nell’Anima e si insinua nell’Animus.

Le Sirene hanno un’arma ancora più terribile del canto, cioè il silenzio. Non è certamente accaduto, ma potrebbe essere che qualcuno si sia salvato dal loro canto, ma non certo dal loro silenzio.
(Franz Kafka)

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Sinossi

Dal mare color del vino del racconto omerico sono migrate per giungere fino a noi, saltando come delfini da un genere all’altro, risalendo le correnti della rappresentazione, dall’oralità alla scrittura, dalla poesia alla pittura, dal cinema alla televisione, dall’analogico al digitale.

Sono le sirene, che nel corso del loro viaggio interminato e interminabile hanno cambiato più volte sembiante.

E continuano ad affiorare alla superficie della contemporaneità dai gorghi del nostro immaginario proprio perché restano i simboli della fluidità dell’essere.

Il canto delle sirene ci seduce come la voce dell’amante natura che sembra volerci parlare, per poi voltarci le spalle incompresa.

E tornare a inabissarsi nel suo mistero.

Titolo: (La seduzione dall’antichità ad oggi)
Autore: Elisabetta Moro
Edizione: Il Mulino, 2019