Gita al Faro di Virgina Woolf
Voce all’Atrove
a cura di Cynthia Collu
Gita al Faro di Virginia Woolf.
Tre volte che ci provo e finalmente ce l’ho fatta.
Due commenti a scelta.
1. Breve
Ultimamente desidero leggere dei classici considerati universalmente dei capolavori.
Ho iniziato questo libro senza troppo entusiasmo, e dopo una trentina di pagine ero già bell’e che stufa.
Credo che per apprezzare questo romanzo bisogni avere tempo. Tempo e pazienza. La fretta non si addice alla Woolf. Il suo narrare così lento (senza che qualcosa accada veramente), è una continua riflessione sul come si è e sul perché si diventa così, sulla vita e sulle sue infingarde menzogne, sui rapporti umani e sulla loro complessità.
2. Rotolone Regina
La prima scena è quella della memoria: l’autrice ricorda l’infanzia di una Virginia bambina.
“Sì, certo, se domani fa bel tempo” disse la signora Ramsay “però dovrai essere in piedi con l’allodola” aggiunse.
Si sta rivolgendo a James, il figlioletto di sei anni, che tanto desidera fare la gita al faro che dà il titolo al romanzo.
Questa gita al faro, per intromissione brutale e indifferente del padre, non si farà. “Ma” disse suo padre fermandosi davanti alla finestra del salotto, “non sarà bello.” E James inizierà a odiarlo con tutte le sue forze.
Sono passati dieci anni. La casa è stata abbandonata. Il giardino è incolto. La signora Ramsay è morta. In questa casa, che guarda con occhi vuoti, tutto parla di morte e di abbandono.
I Ramsay hanno deciso di fare la gita al faro rimandata nel tempo, e chiedono alle due donne che hanno in cura la casa (due personaggi del tutto in antitesi con la ieratica curatrice di un tempo, la signora Ramsey) di sistemarla.
La gita al faro si compie mentre il signor Ramsay sulla barca declama il suo ritornello preferito, Come perimmo, ognuno da solo, e intanto schiaccia un pesce agonizzante, e James, ormai sedicenne che ha guidato da marinaio provetto la barca, viene finalmente lodato dal padre e fa pace con lui, superando il complesso di odio e amore nei suoi confronti.
Credo che per apprezzare questo romanzo bisogni avere tempo. Tempo e pazienza. La fretta non si addice alla Woolf. Il suo narrare così lento (senza che qualcosa accada veramente), è una continua riflessione sul come si è e sul perché si diventa così, sulla vita e sulle sue infingarde menzogne, sui rapporti umani e sulla loro complessità.
Link d’acquisto
https://www.ibs.it/gita-al-faro-libro-virginia-woolf/e/9788811360889
Sinossi
«Sì, di certo se domani farà bel tempo – disse la signora Ramsay – ma bisognerà che ti levi al canto del gallo».
Attacca così, in minore, il capolavoro della Woolf, pubblicato nel 1927.
A lungo agognata e vagheggiata, ma di continuo rinviata, la gita al faro che la protagonista cerca invano di organizzare per il figlioletto e la nutrita schiera dei suoi ospiti unisce come un filo simbolico i tre pannelli temporali in cui è scandita la narrazione.
Più che l’inclemenza del tempo saranno il destino, la guerra, i lutti a frapporsi alla realizzazione del progetto.
E quando, dopo tanti anni, abbandonati i timori ma anche le speranze, il piccolo miracolo della gita si compirà, a sarà più come prima. Magistrale nel sondare emozioni e sussulti interiori, questo romanzo che affonda le radici nel vivo della carne dell’autrice ci immerge nel rumore lento della vita, nell’impercettibile trascorrere delle ore e delle stagioni, nel flusso disordinato dei pensieri che affollano la mente dei personaggi, e ci consegna con grazia e levità una straziante meditazione sul mistero della vita e della morte.
Introduzione di Attilio Bertolucci.
Titolo: Gita al Faro
Autore: Virginia Woolf
Edizione: Garzanti, 2003 (pubblicato per la prima volta nel 1927)