Le streghe di Manningtree di A. K. Blakemore
recensione di Antonella Spanò
Le streghe di Manningtree è un romanzo storico di A. K. Blakemore, pubblicato dalla casa editrice Fazi nel 2023.
Di cosa tratta Le streghe di Manningtree?
La vicenda si svolge in Inghilterra nel 1643 e si ispira alla reale caccia alle streghe, che portò alla condanna e alla successiva esecuzione di numerose donne in nome di un estremismo religioso ingiustificato e ingiustificabile.
Alcuni personaggi citati nel libro sono realmente esistiti e l’autrice ha esaminato gli atti autentici del processo, svoltosi nel 1645.
Il romanzo si incentra sulla vita di Rebecca West e di altre donne, accusate di esercitare la stregoneria per ottenere i favori del diavolo. In realtà, si tratta di donne ignoranti, che vivono ai margini della società, provate dagli eventi della vita e dalla miseria, donne innocue che cercano di sopravvivere alle avversità.
Purtroppo, è facile prendersela con chi è più debole e far assumere consistenza di fatti alle coincidenze e alle dicerie, soprattutto se un inquisitore, Matthew Hopkins, opera in quei luoghi, cita a memoria la Bibbia e ne interpreta alla lettera il contenuto!
“Non c’è niente che indichi in quale momento del giorno o della notte siamo, in queste segrete, tranne i ritmi attutiti delle stanze superiori. I nostri corpi perdono la loro unicità in quel crepuscolo eterno e ai miei occhi Rebecca diventa Helen che diventa Anne che diventa Elizabeth che diventa Margaret, stracci ingrigiti e cuffie logore, la forma inconfondibile di una gamba o il profilo sporgente di una clavicola che emerge dallo scollo slabbrato di una camicia da notte: tutto ciò è perduto. I nostri corpi si divincolano nel sonno come se fossero già appesi al patibolo”.
Perché leggere o non leggere Le streghe di Manningtree?
Per la prima volta mi tocca scindere il giudizio, poiché ci sono elementi che, a mio parere, si contrappongono e stridono tra loro:
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l’atmosfera, intrisa di religiosità ardente e distorta, è affascinante e ben resa;
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i fatti raccontati sono interessanti e il ritmo lento della narrazione non disturba;
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lo stile di scrittura risulta, invece, molto elevato. Questa caratteristica non è certo un difetto, ma in questo caso rende fastidiosa la lettura, poiché mal si adatta alla voce narrante, una ragazza semi-analfabeta.
“La mia persona, così fragile e sinora indistinta, sfugge da sotto lo stivale del tiranno come un velo; la mia mente, già compartimentata in tutte le sue operazioni, si rivela inutile di fronte alle logiche rispondenze che comunque adesso ci sono state sottratte”.
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Sinossi
Inghilterra, 1643.
Il Parlamento combatte contro il re, la guerra civile infuria, il fervore puritano attanaglia il Paese e il terrore della dannazione brucia dietro ogni ombra.
A Manningtree, una cittadina della contea dell’Essex privata dei suoi uomini fin dall’inizio della guerra, le donne sono abbandonate a se stesse; soprattutto alcune di loro, che vivono ai margini della comunità: le anziane, le povere, le non sposate, quelle dalla lingua affilata.
In una casupola sulle colline abita la giovane Rebecca West, figlia della vedova Beldam West, «donnaccia, compagna di bevute, madre»; tra un espediente e l’altro Rebecca trascina faticosamente i suoi giorni, oscurati dallo spettro incombente della miseria e ravvivati soltanto dall’infatuazione per lo scrivano John Edes.
Finché, a scombussolare una quotidianità scandita da malelingue e battibecchi, in città non arriva un uomo: Matthew Hopkins, il nuovo locandiere, che si mostra fin dal principio molto curioso. Il suo sguardo indagatore si concentra sulle donne più umili e disgraziate, alle quali comincia a porre strane domande.
