Il sonno dell’acqua di Lorella Marini
recensione di Stefano Marullo
Ne Il sonno dell’acqua, nuovo capitolo della saga della commissaria Barbara Larsen opera di Lorena Marini, l’acqua assume un secondo significato, ovvero una vera immersione della coscienza collettiva nell’omologazione, un rifiuto della verità in nome dell’appartenenza.
L’acqua, sostanza purificatrice per eccellenza, può divenire ipostasi di stagnazione e di melma.
Di cosa tratta Il sonno dell’acqua?
Il mondo narrato da Lorella Marini, è quello gretto di un piccolo borgo, San Savino, prospiciente il lago Trasimeno, descritto con minuziosa e quasi maniacale precisione toponomastica, all’interno del quale matura un femminicidio.
Invero, “Come la neve non fa rumore”, il libro precedente, che raccontava di morte attorno al mondo bullistico giovanile, aveva una trama più strutturata da giallo.
Vera protagonista de Il sonno dell’acqua più che un caso da risolvere, è proprio la commissaria Larsen e i suoi irrisolti, rispetto al suo rapporti con il mondo maschile, ai rapporti con la madre, anche lei testimone di violenza domestica, con la quale però tesse, in nome della solidarietà femminile, una vera alleanza per stanare il colpevole,
l’orrido che Larsen “percepisce” prima ancora di averne le prove, nei suoi atteggiamenti di finto romanticismo condito di peloso paternalismo.
Altro ambito di scontro è quello della Nostra con i suoi superiori che l’hanno messa a riposo forzato, una sorta di esilio temporaneo. Ma evidentemente l’istinto investigativo prevale e la condurrà a svolgere delle indagini e a collaborare con i carabinieri del borgo che obtorto collo accetteranno l’apporto della commissaria italo-danese, salvo poi riconoscerne il valore.
Perchè leggere Il sonno dell’acqua?
Lorella Marini è sicuramente cresciuta nella cura delle parole e nella forma, nell’analisi psicologica dei personaggi, pure in una narrazione che privilegia la terza persona, ma come si diceva poc’anzi, più che un giallo questo libro ha il sapore del noir, svela il dark side che cova negli individui (l’ennui della protagonista in cima) e l’inevitabilità dei destini.
In mezzo scorgiamo amore e morte, rabbia e passione, bellezza e infimità, tutti leitmotiv di vite sballottate dagli eventi.
Se il sonno della ragione generava mostri qui quello dell’acqua provoca ribellione.
Il finale è, come nel primo libro, un po’ sospeso e foriero di nuovi sviluppi.
Elisa, la donna uccisa, troverà giustizia?
Su questo lasciamo i puntini di sospensione per invitare lettrici e lettori a scoprirlo. In ultimo, e non meno importante, ancora una volta l’autrice, ha voluto devolvere le royalties del libro all’Associazione Libera…Mente Donna.
Un motivo in più per acquistarlo.
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Sinossi
È una lunga estate calda nell’anno del Covid e la commissaria Barbara Larsen vive un momento di crisi che l’ha fatta approdare a San Savino, un piccolo gioiello arroccato su una collina che guarda sul Trasimeno.
Vorrebbe solo rilassarsi per riprendere in mano le redini della sua vita, quando riceve la visita inattesa della madre Helle in fuga da un marito violento.
In una casa colonica accanto a loro vive Elisa, una giovane donna intrappolata in una relazione tossica con un uomo che sa dosare abilmente piacere e dolore per tenerla legata a sé.
Le tre donne si ascoltano, si osservano, si sfiorano per un periodo breve e intenso e, quando una mattina di luglio Barbara intravede una massa informe galleggiare in prossimità del Museo della Pesca a San Feliciano, capisce subito che si tratta della ragazza che vive accanto a loro.
Non può fare a meno di sentirsi coinvolta come commissaria e come donna: ha inizio così una strana indagine in cui madre e figlia collaborano con i carabinieri, lottando fianco a fianco in una storia di amore e paura, dolore e speranza, violenza e desiderio, in un crescendo di tensione emotiva che porta a far emergere un’incerta, drammatica, verità.
