Ne uccide più la lingua di Valeria Fonte

Voce alle Donne

Recensione di Emma Fenu

ne uccide lingua

 

Ne uccide più la lingua è un saggio di Valeria Fonte edito da De Agostini nel 2022.

Di cosa tratta Ne uccide più la lingua?

Ne uccide più la lingua è un saggio sul potere delle parole e sull’importanza del loro uso: possono distruggere o cambiare il mondo, possono mandare sul patibolo la vittima e graziare l’assassino. Perchè di parole si muore. E si vive.

Nello specifico, il saggio affronta il sessismo e la misoginia linguistica consapevole o introiettata in modo passivo sia in ambito privato che mediatico.

Alla violenza ci si abitua, soprattutto se si tratta di abusi subdoli, come una battuta imbarazzante, una mano che scivola, una frase che invita a minimizzare, perché o capita a tutte o se, è capitata a te, in qualche modo te la sei cercata.

E se sei davvero innocente, perchè non hai denunciato?

Perchè la denuncia è un invito a salvarsi da sole, e richiede tempo, salute mentale, credibilità. E, dopo la denuncia, si torna a casa.

E hai detto “no”? Lo hai fatto capire bene?

Ma se la maggioranza delle violenze è perpetuata da mariti, fidanzati, padri, parenti, professori, amici di famiglia, in particolar modo contro ragazzine, c’è bisogno che dicano NO?

E se tacere fosse il solo modo per salvarsi la vita, nell’attesa che l’abuso finisca presto?

E se la vita non te la salvi lo stesso, sei lui comunque ti taglia la gola… ti sei sincerata di aver detto no?

“Perchè se non lo hai detto, non è mica uno stupro.”
“Se non sei piena di livid,i non è mica uno stupro.”
Uno stupro può essere virtuale. L’autrice ha subito la condivisione di materiale video in cui veniva filmata, consapevolmente, mentre faceva sesso. Allora non è stupro? No, è uno stupro reiterato, che ritorna ad ogni nuova visualizzazione.

E, dalla vita privata, passiamo ai social, con la romantizzazione del femminicidio: l’assassino è un uomo troppo innamorato, colto da un raptus. Oppure è disumanizzato, chiamato mostro o bestia.

In fondo, è stata una ragazzata, è sempre stato una brava persona, lei voleva divorziare, lei ha accettato il passaggio, lei ha sedotto come Eva.

E ora che ci ritroviamo streghe, lo dobbiamo essere davvero, ossia non brucianti sul rogo, ma unite, consapevoli e fiere.

Io non mi abituerò e non starò zitta.

Ribatterò, spiegherò le ragioni, evidenzierò i limiti argomentativi e mi indignerò quando saranno lesi diritti e dignità.

Io non starò zitta.

“Ignorali”, si dice. Lo consigliano anche le altre donne.

“Non sembri vittima di violenza”. Come se la violenza fosse solo un occhio nero e non anche una serpe nell’animo. Come se ci fosse un modo giusto di essere vittima: poco truccata, vestita modestamemte, poco aggressiva.

Perché agli uomini è consentita e approvata la rabbia, fin da bambini, e alle donne no?

Quale colpa dobbiamo espiare? Quella di essere tacciate di isteria?

Deciso sia che io mi arrabbi e mi difenda con toni adeguati.

 

Perchè leggere Ne uccide più la lingua?

Ne uccide più la lingua ha un linguaggio aggressivo, a volte triviale, e un procedimento logico e argomentativo eccellente. Smonta pregiudizi, false condanne, ipocrisie, perbenismi con l’uso di parole.

Parole vere, sconvenienti per i moralisti, ma anche supportate da un eloquio colto e da precise scelte linguistiche, come l’uso del neutro, che, in tale contesto non orale, non è per nulla fastidioso.

Un libro forte.
Se le parole, sono armi e se è vero che ne uccide più la lingua, allora si scende in guerra con la più potente spada, per scagliarsi contro ogni offesa, abuso o violenza perpetuata contro una donna o altra vittima.

 

Link d’acquisto

https://www.ibs.it/ne-uccide-piu-lingua-smontare-libro-valeria-fonte/e/9791221203530

Sinossi

“Cerca di passarci sopra, dai. Non dovevi vestirti così. Potevi dire no. Lo stupro è un’altra cosa. Perché non hai denunciato? L’ha uccisa in un raptus di gelosia. Sei troppo aggressiva.”

Non c’è donna che non si sia mai sentita rivolgere parole come queste.

Parole a cui ci si abitua, tanto sono consuete. La violenza che contengono non ci stupisce, al massimo produce un groppo alla gola a cui non si riesce a dare spiegazione.

E più queste parole diventano quotidiane, più si rischia di adottare lo stesso sguardo misogino sul mondo.

Del resto, questo linguaggio non appartiene solo alla nostra quotidianità – il mondo reale e i social media – ma permea anche le pagine dei giornali, i salotti televisivi, i comizi dei politici.

E non sono mai solo parole: ne uccide più la lingua, perché tutto ciò che ci permettiamo di dire legittima ciò che ci permettiamo di fare. Le parole che abbiamo a disposizione danno una forma ai nostri pensieri e plasmano la realtà.

C’è un solo modo per debellare l’odio di genere che passa per le parole: imparare a riconoscerle, decostruirle e cambiarle.
Valeria Fonte ci guida in un’analisi arrabbiata, minuziosa e lucidissima di tutti i discorsi scorretti – che siano apertamente violenti o sottilmente discriminanti – che leggiamo e ascoltiamo ogni giorno, e che non possiamo più accettare.

Smontandoceli davanti agli occhi, ci aiuta a capire come rispondere e come difenderci. Perché le uniche parole con cui dobbiamo parlare, oggi, sono le nostre.

 

Titolo: Ne uccide più la lingua
Autore: Valeria Fonte
Edizione: De Agostini, 2022