L’anno degli eroi – di Flavio Gandini
intervista a cura di Franca Adelaide Amico
Flavio Gandini ha al suo attivo parecchi saggi inerenti alla sua professione di insegnante di dermoriflessologia .Ci soffermeremo, pero’, su una delle sue prove letterarie, il romanzo che ha per titolo L’anno degli eroi.
Un libro insolito,che spazia dal metaforico e simbolico al realistico più oggettivo, con una punta di ironia che esalta le qualità dell’opera.
I personaggi rappresentano, ciascuno con le proprie caratteristiche ben definite, le tappe che ogni essere umano deve raggiungere e attraversare per la propria crescita interiore.
Tutti i personaggi saranno chiamati a compiere…un furto con finale a sorpresa
Altro non voglio svelarvi: facciamo raccontare Flavio Gandini.
Benvenuto, Flavio. Siamo qui, nel salotto virtuale di Cultura al Femminile, per conoscere meglio il tuo nuovo libro, L’anno degli eroi, incominciando dalla trama.
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Grazie, Franca.
Inizierei citando lo strillo di copertina:
“L’eroe accende torce fiammeggianti nelle oscure strade del mondo, perché gli uomini possano vedere”.
I protagonisti de L’anno degli eroi, anche se a loro insaputa, accendono almeno una candela. Più che sufficiente per vedere dove mettono i piedi. A volte basta poco…
La trama? Sei ex compagni di scuola vengono convocati, insieme a una misteriosa figura che rimane nell’ombra per gran parte della storia, da uno stimato psichiatra per compiere un’impresa sorprendente quanto ambigua, perché sotto la facciata di una rapina si cela un segreto destinato a cambiare per sempre le loro vite.
E forse anche quella dell’intrepido lettore, che potrà immedesimarsi, ma anche soltanto godersi la compagnia dei personaggi.
È un romanzo psicologico, ma non si prende troppo sul serio, anzi si concede più d’una divagazione umoristica.
La tua professione sembra avere una certa relazione con i contenuti del libro. Vuoi parlarcene?
Forse non so nemmeno quale sia la mia professione. Nel dubbio direi che insegno e faccio ricerca, scrivo, semino il dubbio… Troppo per parlarne in un’intervista.
Penso, però, che tu faccia riferimento a quella parte della mia vita dedicata alla ricerca spirituale (non parlo di mistica o teologia) e all’insegnamento della Dermoriflessologia.
In questo lavoro si intrecciano numerosi elementi: la psicologia, la spiritualità, l’alchimia e il benessere psico-fisico. Aspetti che, grazie agli studi che ho condotto insieme a mia moglie, sulle scoperte del neuropsichiatra Giuseppe Calligaris in merito alla sensibilità cutanea, sono sfociati in una nuova disciplina, la Dermoriflessologia, appunto.
Si tratta di una tecnica che utilizza la pelle come specchio delle energie biologiche e psichiche. Ma, poiché è un discorso molto ampio, Facciamo così, lascio il link per chi desiderasse approfondire:
http://www.psicodermosomatica.it/
Il tuo romanzo, L’anno degli eroi, ruota essenzialmente sulla presenza di personaggi che sono metafore dell’evoluzione interiore di ciascun essere umano. È così? Quale tra i personaggi ti è più vicino?
Ho convissuto con i personaggi per quasi un anno e, per me, sono diventati pressoché amici. Dovendo definirli direi che sono gli archetipi della costellazione eroica presente in ognuno di noi.
E, se mi fossi affezionato a uno di loro, avrei commesso un’ingiustizia nei confronti degli altri.
Forse li ho conosciuti tutti, forse sono stato come loro. Ma no, dai, mi sbilancio: la moglie del dottor Beccaria è la più simpatica di tutti.
Mi dispiace soltanto che, all’inizio degli anni ‘60, quando i nostri eroi frequentavano il liceo, le classi miste non esistessero e, quindi, i personaggi del romanzo sono tutti maschili. Con il prossimo cercherò di rimediare.
Scrivendo questo libro hai voluto offrire un messaggio ai lettori?
Il messaggio principale nascosto tra le righe credo che sia quello di imparare a divertirsi in maniera intelligente.
Quanto al messaggio più esplicito, ci ho provato, questo è certo. Se l’intento sia stato raggiunto, è da vedere.
Penso, però che, sotto il fatto di cimentarsi nella stesura di un romanzo ci sia di per sé il primo evidente messaggio:
“Quando abbiamo un’idea che chiede di uscire allo scoperto e diventare realtà condivisa, è necessario assecondare il desiderio.”
Questo principio, credo sia valido per ogni talento.
Più semplicemente, esorto i lettori a seguire i propri sogni.
Quanto pensi che la parola scritta possa influire sulla trasformazione del reale?
Ops! Ho già risposto in parte poco fa, ma aggiungo una considerazione.
Nonostante la nostra epoca sia caratterizzata da un’estrema “volatilità” di concetti e di forme di comunicazione “usa e getta”, Verba volant, scripta manent. Ciò che è scritto offre la possibilità di essere riletto. E ogni rilettura ci offre spunti nuovi.
Se trascuriamo il fatto che “in principio era il Verbo”, frase che condurrebbe troppo lontano, ritengo che ampliare le nostre vedute grazie alla lettura sia un modo per trasformare la realtà e la percezione di ciò che ci circonda
È un’impresa epica che le parole non impresse su carta difficilmente riescono a compiere.
Per quanto riguarda gli effetti della parola sulla realtà, il discorso è complesso, ma ci si può avvicinare: la realtà viene valutata da ognuno in modo differente come conseguenza dei propri programmi di percezione. Se la parola riesce ad ampliare il campo percettivo, allora la realtà sarà un po’ differente.
D’Annunzio ci raccontava della missione del “poeta vate”; Montale ci ammonisce invitandoci a “non chiederci la parola”. Tu, da che parte stai?
Dalla parte di Erasmo da Rotterdam, con il suo Elogio alla follia… A parte gli scherzi, non intendo entrare in contrasto con nessuno dei due poeti citati, non essendo un poeta. Mi accontenterei di essere un menestrello.
La ricerca della felicità non è solo il titolo di un film ma anche e soprattutto il progetto di vita di ciascuno. Cosa è per te la felicità? E come si raggiunge?
La felicità è un istante di percezione che si realizza in tempo presente anche in mezzo al caos più totale. Una successione di tali istanti dà origine a una vita felice.
Come si raggiunge? Con la coerenza tra ciò che si è e ciò che si fa. Quel che si dice sta nel mezzo, quindi occorre stare attenti anche a quanto si comunica.
So che ami e stimi molto la gioventù odierna. Se dovessi mandare loro un messaggio, adesso, cosa diresti?
Siate curiosi, ma non ingenui!
In merito all’epoca che stiamo vivendo, invece, il messaggio che vorrei arrivasse ai giovani è trovate un vostro equilibrio, senza farvi trascinare dagli eventi, e siate fedeli a voi stessi in ogni circostanza.
E, se possibile, cercando il lato comico degli eventi.
Stiamo attraversando una delle fasi più buie, forse, della storia umana. Necessitiamo tutti di un cambiamento: sarà, a tuo parere, solo ristretto a singoli individui o investirà la collettività e quindi sarà subito condiviso da tutti?
Questa domanda è un tranello nel quale non intendo cadere. Pertanto dirotterò la risposta verso una direzione a me più congeniale.
Penso che questa sia l’epoca più buia della storia per noi che ci siamo dentro. Non credo che la peste dei Seicento fosse più divertente. E neppure che le deportazioni fossero promotrici di grande allegria.
Tutt’al più è divertente vedere che, in fondo in fondo, cambia lo scenario, ma spesso gli attori recitano la stessa commedia. Siamo o non siamo nell’epoca dei remake?
Quali sono le tue letture preferite?
Non c’è un genere in particolare, perché dipende dal periodo.
L’importante è che non siano libri studiati dall’ufficio marketing. Quelli costruiti a tavolino mi annoiano già da pagina 1, che, di solito, è bianca. E mi verrebbe da sperare che fosse bianche anche le altre.
Di solito, però, quando inizio una lettura, la finisco. Ma, quando non ci riesco, non mi sento in colpa.
Qualche libro sempre attuale? I tre moschettieri, Vent’anni dopo e il Visconte di Bragelonne, della pregiata azienda Dumas. Per rimanere in epoca più moderna, Il vangelo secondo Biff di Christopher Moore.
Grazie, Flavio, per aver condiviso con noi il tuo tempo. Cosa vuoi aggiungere, per concludere?
Grazie, piuttosto, per l’opportunità che mi hai offerto.
Per concludere userò una frase tratta dalla conclusione del mio libro, L’anno degli eroi:
“La vita è un processo dinamico e come tale va vissuta. Possiamo immaginarla come l’acqua di un fiume che scorre e si rinnova a ogni secondo. Così, almeno, dovrebbe essere”.
Un saluto a te, a tutte le lettrici e a tutti i lettori con l’augurio di provare sempre meraviglia nelle parole scritte nei libri, così come nella vita.
Link d’acquisto
https://www.mondadoristore.it/L-anno-degli-eroi-Flavio-Gandini/eai978883164561/