La strega di Triora di Antonella Forte
Voce al Sogno
Recensione di Tiziana Tixi
La strega di Triora è un romanzo storico di Antonella Forte edito da Piemme nel 2023.
Di cosa tratta La strega di Triora?
La strega di Triora si ispira a uno dei più noti e sinistri processi della storia italiana; il borgo ligure fu teatro di torture ed esecuzioni comminate dall’Inquisizione.
Le imputate erano donne accusate di stregoneria; la più illustre è Franchetta Borrelli, la strega di Triora.
16 settembre 1587.
L’autunno non è ancora iniziato ma in montagna fa già freddo. Franchetta siede davanti al focolare; aspetta il fratello Quilico. È appena rientrata da un viaggio di affari.
Dopo la morte del padre è lei a occuparsi dei commerci; Quilico ha in mano le colture.
Una donna che viaggia, che gestisce la contabilità, che agisce in un terreno maschile. Una donna indipendente, anticonformista. E libera. Franchetta è una donna sui generis nel ristretto borgo di Triora; tale da destare ammirazione, da suscitare invidia. Un’invidia spesso celata nei mormorii tra i denti; più spesso mascherata dietro una pudica riprovazione.
Dopo settimane di lontananza Franchetta vuole sapere.
Cosa è accaduto mentre era via? Che novità ci sono?
Quilico non reca buone notizie. La situazione è drammatica; lo spettro della miseria ha il volto macilento dei tanti affamati. La carestia odora di terra siccitosa, di raccolti guasti. La fertile campagna di Triora è diventata un deserto; fame e disperazione hanno portato con sé paura e superstizione.
Qualcuno parla di sortilegi; di malefici. Di streghe. Sono loro le artefici della sciagura che si è abbattuta sui figli di Triora. Già, le streghe.
Ma chi sono costoro? Sono quelle donne in grado di tenere testa ai notabili del paese, di ostacolarne i piani; donne ricche e influenti come Franchetta. Come Isotta, Franca e Giovannetta. Il germe del sospetto si è annidato nel corpo sociale; è nelle allusioni sibilate, nei silenzi improvvisi, nello sguardo di un bambino.
La scintilla dell’isteria collettiva è accesa; ancora poco tempo e divamperà nei roghi.
Triora si prepara all’arrivo del nuovo podestà, atteso per il primo martedì di ottobre; il giorno seguente si riunirà il Parlamento. La grida segna una rottura con la consuetudine; una nota conclusiva vieta la partecipazione alle donne, anche alle aristocratiche. Mai successo prima. È un chiaro segnale che il vento è cambiato; mala tempora currunt sed peiora parantur.
Franchetta è la donna più autorevole del paese; e anche la più risoluta. Non ci sta a essere buttata fuori dal consesso degli uomini; vuole e deve esserci.
Le Sorelle si riuniscono intorno al grande noce, nel cuore della notte. Il tema dell’incontro è l’incandescente clima sociale e politico; cosa attende Triora? Cosa attende le donne?
Una visione mostra a Franchetta uno scenario raccapricciante. Deve essere sincera con le altre o tacere? Potrebbe metterle in guardia; esse potrebbero correre ai ripari. Ma sarebbero schiacciate dalla paura; peggio ancora, non crederebbero alle sue parole ammonitrici.
Sceglie di confidare la visione solo alle Sorelle Anziane; quanto alle altre, ella si limita a esercitare la propria auctoritas. Cerca di convincerle che un pericolo esiste; si crea una frattura tra le più assennate e le più sprezzanti.
Preoccupate le une; beffarde le altre. Quilico ha un bel da fare per trattenere la sorella in casa; il giorno dell’assemblea ella dovrà restare nell’ombra.
L’eco della voce di Franchetta lo segue sull’uscio; una voce grondante funesti presagi. La sala del palazzo comunale è gremita; sotto lo sguardo del podestà, prendono posto gli Anziani, i capifamiglia più facoltosi, i notabili.
Volti compunti, accigliati, torvi; un malumore strisciante monta in furore all’arringa del funzionario. Da una bocca all’altra cresce la collera; tutti reclamano la cacciata delle streghe.
Giustizia sarà fatta; il podestà annuncia l’avvio del processo. Le previsioni di Franchetta sono una tremenda realtà.
Il vicario Girolamo Del Pozzo non perde tempo; nella sua fervente caccia al demonio, esige i nomi. Partono le denunce; inganni e tradimenti sono autorizzati in nome della Fede e della Legge.
Ma a quale costo? Crolla ogni confine morale; il rispetto e l’integrità tra le persone non valgono più nulla. Homo homini lupus; in nome di una Fede allucinata, di una Legge irrazionale. I primi interrogatori, le prime torture; la prima vittima.
L’autunno sfuma nell’inverno; l’Inquisizione lavora alacremente. Troppo spesso si spinge oltre i limiti del lecito; l’eccesso di violenza scatena la furia del Consiglio degli Anziani.
Nel gennaio 1588 essi scrivono una dura lettera alla Repubblica di Genova; denunciano i soprusi, le violazioni e gli abusi degli inquisitori. La Serenissima è chiamata a chiedere conto alla Chiesa dell’operato dei vicari. Il 20 agosto le Sorelle apprendono la notizia dell’arresto di Franchetta; di colei che le ha curate e guarite e ha insegnato loro a curare e guarire. Per quanto angosciate, non cedono all’aria plumbea che grava su Triora; né al clima di terrore.
Rischieranno la vita, lo sanno; ma sono guaritrici, molte donne hanno bisogno di loro. Franchetta non si tirerebbe indietro; esse non si tireranno indietro. La più temuta strega di Triora è distesa sul cavalletto, in mezzo a una sala; le carni nude sono morse dal freddo, esposte a sguardi famelici.
Giulio De Scribani è un inquisitore spietato; sanguinario. A giugno il suo arrivo aveva destato speranze; invece il dramma è degenerato nell’incubo. Egli ha portato con sé una luce cupa, come quella che Franchetta legge nei suoi occhi. Un antico tormento; un demone che fustiga lui, cacciatore di demoni. Ma è un lampo fugace; le acque del passato si richiudono sul presente.
E nel presente ci sono le torture; da infliggere, da subire. Inchiodata al cavalletto, Franchetta annega in ondate di dolore; è incalzata da una domanda. Sempre una; sempre la stessa. “Confessate di essere una strega?” Paziente; incessante; estenuante. Come una goccia che scava la pietra.
Poi quella domanda esplode in un comando. “Confessate, diavolo di una strega!” Quello che non ottiene la pazienza dell’acqua, lo ottiene il fuoco. Un odore di carne bruciata riempie le narici di Franchetta; i suoi stessi piedi stanno bruciando. Ella è ormai oltre il dolore; il dolore è addosso a lei, in lei, intorno a lei. Lei stessa è dolore; sfrenato, irragionevole, le strappa la confessione.
Poi il buio la inghiotte. Il giorno dopo il corpo è straziato, la mente annebbiata. Non ne è sicura ma teme di aver confessato; la conferma è negli occhi di De Scribani. Franchetta Borrelli è stata vinta.
Umiliazione, vergogna, impotenza graffiano come artigli; no, Franchetta Borrelli non è stata ancora vinta. La confessione le è stata estorta in modo ignobile; non era lei a parlare, il dolore ha parlato per lei. Le dichiarazioni non sono valide. La vera Franchetta smentisce tutto; la guerra con De Scribani è più aperta che mai.
Quilico non è in paese; la notizia dell’arresto della sorella lo raggiunge nel podere. Deve e può tirarla fuori; l’avvocato Alberti non perde tempo. L’imputata non può incontrare il fratello? Allora seguirà un vero e proprio assedio; finché De Scribani non cederà, non avrà tregua.
La prigionia è una nera notte, la cella un buco nero; Franchetta non nuota da sola in quel buio. La sera prima la porta è stata aperta;
un’altra sventurata trascinata in quel ventre. Ha pianto a lungo, si è arresa al sonno; deve essere molto giovane. È Battistina; ha tredici anni.
La mamma amava Franchetta; era un amore ricambiato. La bambina è stata arrestata mesi prima; non ha più avuto notizie della
madre. Che ne è stato di lei? Franchetta può rispondere alla sua domanda? Può; potrebbe; ma non può. Troppo dolore da sopportare per la piccola, già messa a dura prova dalla vita; dagli uomini; dal suo essere donna. I giorni trascorsi con Battistina sono preziosi per Franchetta.
Nell’abbraccio di quello spazio angusto ella si rannicchia dentro sé; inizia un viaggio. Torna indietro; torna al passato di Triora; delle donne di Triora. E al proprio passato. Non è più tempo di mentire; non c’è più tempo per mentire. Deve rammentare tutto; gli errori commessi, le parole mai dette, una strada lasciata a metà. Il passato di Franchetta ha un volto e un nome; Giovanni. Gio, l’amico di infanzia; l’uomo della sua vita. L’unico che ella abbia mai amato; stella fissa in un cielo di meteore, i molti amanti.
Disinibita, scandalosa Franchetta. Gio è la sua pagina più bella e la più dolorosa; un amore splendente e crudele.
Crudele come la scelta che egli le impose; come la scelta che ella scelse. Alberti si batte per la scarcerazione. La rete degli affetti si stringe intorno a Franchetta; Quilico e le Sorelle progettano la sua fuga.
Ma vale la pena fuggire? La sua vita l’ha già vissuta; le stagioni continuerebbero ad avvicendarsi con o senza di lei. Invece no. Non può arrendersi; non ancora, non ora.
Franchetta deve finire di scrivere una pagina che ha lasciato incompleta; assolta quella missione, sia pure fatta la volontà del Signore. Un’ombra l’ha seguita per anni; ne ha avvelenato ogni successo, ogni piacere. Il rimorso; il senso di colpa per aver taciuto una verità, per aver ceduto alla vergogna, alla paura, all’orgoglio.
La Verità è l’eredità che ella lascia dietro sé, pur ignorando cosa sarà di lei. Non importa; ciò che conta è piantare quel seme luminoso: esso potrà o non potrà germogliare.
Ma con amore, con dolore, Franchetta lo mette a dimora. Quel doloroso atto di amore le permette di rinascere alla Vita quando forse la sua vita sta per concludersi.
È la catarsi della strega; è la fine e l’inizio.
Perché leggere La strega di Triora?
Guaritrici, levatrici, erboriste; donne. Donne che usano la propria abilità per aiutare altre donne; e bambini e uomini. Eppure sono dette streghe. Esse difendono la Vita; quando nasce, quando è in pericolo. Eppure sono dette streghe. Come può essere così labile il confine tra onore e infamia? Tra sacralità e dannazione? Come può la stessa donna essere una creatura benigna e malefica?
Ne La strega di Triora la voce accorata di Franchetta dà conto di questo ossimoro; insieme a lei le altre donne cadute tra le fauci dell’Inquisizione. Una voce ormai rauca, tanto ha gridato; essa graffia la gola ma non intende tacere. Deve arrivare a tutte le donne; a quelle già nate, a quelle che nasceranno, nei secoli. Franchetta ha una lezione importante da tramandare.
La sua stessa vita è un testamento scritto con il proprio sangue sulla pergamena degli anni. Ella calca un’epoca in cui la società è segnata da una voragine insanabile. Da una parte l’universo maschile, conservatore e gerarchico; dall’altra quello femminile.
A Triora quest’ultimo annovera donne indipendenti, dalle idee aperte, innovatrici e progressiste. Il maschile, il Sole il Padre; il femminile, la Luna, la Madre.
Sono tollerate, quelle donne intraprendenti; anche se pensano, anche se hanno un’idea politica e cultura e ingegno. Sono tollerate; purché tacciano. E sono sorvegliate affinché tacciano. Perché quelle donne fanno paura.
Quando l’equilibrio si incrina, quando il loro pensiero si fa rumoroso, si invoca il sangue delle streghe. Vanno arrestate, torturate; Albero della Scienza da sradicare, legno da ardere sul rogo. Fanno paura perché sono scomode; perché sono loro a tracciare il cammino che altre dovranno percorrere.
Ma tale strada diverge dalla maestra, quella degli uomini. Sono temute, odiate, uccise, perché sono diverse. L’essenza della loro diversità è un potere unico, inalienabile che sfugge al controllo maschile.
È il Femminino Sacro, potenza creatrice, scintilla vitale. Per ogni donna esso assume un significato diverso; sensibilità, bellezza, indipendenza, forza morale, intelligenza. Il Sacro Graal che raccoglie il sangue da cui scaturisce la Vita; la Dea Madre connessa allo Spirito della Natura e della Terra.
I Padri della Chiesa avevano represso il Femminino Sacro; così gli inquisitori; così l’uomo, il maschio. Tutte le donne sono streghe; solo alcune ne hanno la consapevolezza. Allora lo gridano alle altre perché si sveglino.
Anche oggi si innalzano roghi; quando viene perpetuato lo sfregio al Femminino Sacro. Quando una strega, una donna, viene mandata a morte; quando viene ridotta al silenzio. La finalità parenetica di La strega di Triora si concentra nella potente anafora di verità e conoscenza.
“Verità e conoscenza sono la via. Verità di quello che siamo, che abbiamo subito e che siamo ancora costrette a subire […]. E conoscenza per tutte, perché lo devono sapere tutti […]. E noi abbiamo il dovere di raccontarlo.
Dobbiamo trovare le parole anche per chi non lo saprà fare. E non importa quanto tempo ci vorrà, ma finché ci sarà qualcuno ad ascoltare la nostra voce, tutto quello che avremo subito avrà avuto un senso”.
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Sinossi
Ottobre, 1587.
A Triora, fiorente cittadina dell’entroterra di Imperia, si apre il processo dell’Inquisizione, uno dei più conosciuti della storia italiana. La città, da sempre granaio della Repubblica di Genova, è stata schiacciata negli ultimi due anni da una terribile carestia, che ha provocato miseria e fame in tutta la Valle Argentina.
I potenti sono in cerca dei colpevoli e la drammatica situazione viene attribuita alle streghe. Dopo la cacciata del vicario Del Pozzo,
giunge in città il commissario Giulio De Scribani, inviato da Genova per estirpare la stregoneria. È un tempo di terrore, di persecuzioni e sofferenze: molte donne sono denunciate, arrestate e torturate, alcune uccise, costrette a vivere braccate e nascoste.
Quelle stesse donne, alle quali erano stati offerti doni e gratitudine per la loro attività di guaritrici, ora sono oggetto di delazioni e di crudeltà mai viste. Ma chi sono le streghe di Triora? Donne di ogni estrazione e provenienza, unite da un antico patto di fiducia, aiuto e solidarietà reciproca: tra loro si chiamano Sorelle e conoscono a fondo gli utilizzi medicinali delle erbe, percepiscono lo spirito della Natura e s’incontrano di notte, nel bosco, intorno al grande noce.
Tra le loro fila si staglia, carismatica e intensa, la figura di Franchetta Borrelli, nota guaritrice e Sorella Anziana. Salva inizialmente grazie alla sua ricchezza, viene catturata e torturata dal De Scribani. Nei tragici giorni della sua reclusione, Franchetta ripercorre la propria vita e prende decisioni che segnano il suo destino per sempre.
Un romanzo intenso e perfettamente ricostruito, un inno alle donne, alla loro forza e capacità di combattere e perdonare. Un affresco che ci riporta a un’epoca antica, eppure attualissima.