Come d’aria di Ada d’Adamo

Recensione di Gianna Ferro

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Come d’aria è un romanzo di Ada d’Adamo, edito da Elliot nel 2023.

“Sei Daria. Sei D’aria. L’apostrofo ti trasforma in sostanza lieve e impalpabile. Nel tuo nome un destino che non ti fa creatura terrena, perché mai hai conosciuto la forza di gravità che ti chiama alla terra”.

Di cosa tratta Come d’aria?

Ada d’Adamo in questo libro, si rivolge a Daria, sua figlia, lasciandole un intimo testamento. È un dono d’amore quello che comunica a lei e a noi. Parole che squarciano, come fulmini a ciel sereno, scatenando una tempesta di emozioni.

Quello che doveva essere l’atto più naturale e unico nella vita di una donna, si trasforma in un incubo: è quello che succede ad Ada.

Daria nasce nella notte del 27 novembre del 2005 e il suo pianto ininterrotto mette in agitazione Ada, lasciata da sola in reparto a gestire una neonata sicuramente non facile.La bambina viene trasferita nel reparto di terapia intensiva, per una serie di indagini cliniche, e per la Ada inizia l’inferno.

Quelli che dovevano essere i giorni dell’accoglienza, della gioia, diventano i giorni del dolore e delle incertezze. La diagnosi è di oloprosencefalia, una grave malformazione che colpisce il cervello, che solo il tempo deciderà se sarà più o meno grave.

Ada non riesce neanche a memorizzarla quella “maledetta” parola. In cosa aveva sbagliato, si chiedeva, addossandosi la colpa per quel triste destino che incalzava nelle loro vite.

“Forse qualcosa era scattato nel mio cervello: un senso di estraneità verso di te. Non potevi essere nata da me, non era possibile che fossi sangue mio. Eppure, lo eri: la tua bocca attaccata al mio capezzolo e il dolore che sentivo stavano lì a dimostrarlo.”

Ha inizio la lunga e terribile escalation del rapporto tra una madre e la sua bambina: i pianti disperati, i movimenti spastici che impediscono il contatto corporeo, la sua posizione non eretta, Daria non riuscirà a parlare, nè a camminare. Ma pur nella sua disabilità, nel suo dolore inespresso, la piccola è sempre stata bella, capelli biondi e un viso dolcissimo.

” Stai per compiere quattordici anni, le tue forme si arrotondano giorno dopo giorno davanti ai miei occhi increduli. Eri una bambina e adesso hai l’aspetto di una ragazza. […] . Chissà se hai una qualche consapevolezza di questa tua crescita parziale, di questo paradosso: diventi donna, sei prossima allo sviluppo, hai messo su peso e le gambe si sono allungate. A questa crescita ponderale, però, non corrisponde uno sviluppo intellettivo, né l’acquisizione di una qualche autonomia.”

Anni difficili, in cui Ada si è dovuta misurare con le difficoltà che incontrano i genitori di bambini disabili. Periodi di ricoveri in ospedale, nei quali l’incontro con altre mamme le danno la consapevolezza e la conferma che la loro è una vita a metà, che molto spesso ti fa sentire inadeguata e inerme.

L’indifferenza di un sistema politico e organizzativo è la conseguenza di una lucida solitudine in cui la società ti relega. Nessuno ha insegnato a questi genitori a gestire un bambino con deficit, nè a dar loro i mezzi e gli strumenti giusti per migliorare la qualità della loro vita. Ada ha lottato contro un mondo ostile, non solo fatto di barriere architettoniche, ma anche di limiti mentali e burocratici.

Se ne è fatta carico e la forza gliel’ha trasmessa Daria. Il loro rapporto è in continuo cambiamento, perchè deve tener conto delle esigenze fisiche della sua bambina.

Quel corpo che si muove a scatti, che non è naturale, lei che del corpo ne ha studiato ogni piccolo particolare, il movimento, l’eleganza dei gesti, perchè Ada era una ballerina, ora ne comprende solo l’essenza.

“Ho passato la vita prima a danzare, e poi a guardare gli altri danzare. Desideravo la bellezza. Per anni ho ricercato la grazia del gesto, la precisione del dettaglio, il gioco delle proporzioni che si armonizzano nell’insieme. Un lavoro paziente a cui il ballerino sottopone il proprio corpo in ogni istante, una ricerca quotidiana che non si placa mai. La tua disabilità, da questo punto di vista, mi appariva come un’autentica beffa. Proprio io, abituata a tenere sotto controllo la posizione di un mignolo, mi ritrovavo alle prese con un corpo completamente fuori controllo, con scatti epilettici, una schiena e una testa incapaci di stare dritte”

L’oloprosencefalia è una malformazione che poteva essere diagnosticata in gravidanza, permettendo ad Ada di poter scegliere se far nascere sua figlia o prepararsi ad accogliere la sua figlia “speciale” in piena consapevolezza.Questo non può accettarlo e si batte per dar voce a quelle donne che decidono in pieno diritto di scegliere se dare una non-vita ai propri figli.

Ma il destino si accanisce, Ada deve combattere un’altra battaglia: la sua.Le viene diagnosticato un cancro metastatico al seno e le cure, le terapie la terrano lontana da sua figlia. Il loro diventa un rapporto “corpo a corpo”, simbiotico, di struggente amore e dolore fisico.

Si intravede ora nella scrittura di Ada la paura e la terribile consapevolezza che non vedrà sua figlia crescere, ma le lascerà in dono quell’amore che solo una madre è capace di trasmettere.

Daria è la sua aria, quella  respirano entrambe.

“Ti guardo poco, ti tocco ancor meno. Te ne sei accorta? Ce l’hai con me per questo? […] Non sento niente. Né dolore, né paura. Forse solo rimpianto, per quel che avrei potuto fare e non ho fatto”.

Ada d’Amaro ha lasciato fisicamente la sua Daria e suo marito Alfredo il 1° aprile di quest’anno, appena due giorni dopo la nomina del libro nella dozzina dello Strega, finalista ora tra i cinque del Premio.

Perchè leggere Come d’aria?

Ada ha voluto lasciare a Daria un testamento d’amore, che lei, ora diciottenne, non potrà leggere direttamente per la sua problematica, ma le arriverà comunque perchè l’intimità fisica e sensoriale spesso vale molto più di tante parole. Questo è il lascito della sua mamma per sempre.

Le sue parole non vogliono impietosire, Ada ci offre la sua testimonianza e ci rimanda un mondo crudo che esiste, è reale, sconosciuto, fino a quando non sprofondi nel suo buco nero.

Il vortice del dolore, dell’inadeguatezza, delle difficoltà burocratiche, dell’indifferenza, non frena la sua dedizione e la fatica fisica e mentale, perchè il suo amore sconfinato per quella figlia “imperfetta” vale qualsiasi pena e sacrificio.

“Spesso la malattia separa, allontana, distrugge. Qualche volta invece genera, allaccia, moltiplica l’amore”

Non è mai sdolcinata nella sua “confessione”, perchè la rabbia e la forza di combattere sono sue alleate nella sopravvivenza quotidiana.

Una storia feroce, una vita ingiusta, tra passato e presente, ma Ada e Daria sono state felici anche nella loro breve infelicità, a loro destinata.

Come d’aria è una storia di vita e di morte, di amore e dolore. Un romanzo che va letto perchè c’è un mondo nascosto a chi la malattia, fortunatamente, non tocca, ma che tutti hanno il dovere di conoscere. L’Altrove fa paura, ma è necessario scoprirlo.

Grazie Ada…

“Ho pensato che ciascuno di noi riceve almeno un dono dalla vita e che, nella sfiga generale, tanto valeva approfittarne. Desideravo la bellezza e l’ho avuta: ho avuto te”.

Link di acquisto: https://www.ibs.it/come-d-aria-libro-ada-d-adamo/e/9788892762459

Sinossi

Daria è la figlia, il cui destino è segnato sin dalla nascita da una mancata diagnosi. Ada è la madre, che sulla soglia dei cinquant’anni scopre di essersi ammalata. Questa scoperta diventa occasione per lei di rivolgersi direttamente alla figlia e raccontare la loro storia. Tutto passa attraverso i corpi di Ada e Daria: fatiche quotidiane, rabbia, segreti, ma anche gioie inaspettate e momenti di infinita tenerezza. Le parole attraversano il tempo, in un costante intreccio tra passato e presente. Un racconto di straordinaria forza e verità, in cui ogni istante vissuto è offerto al lettore come un dono.

Proposto da Elena Stancanelli al Premio Strega 2023

 

Titolo: Come d’aria

Autore: Ada d’Adamo

Edizioni: Elliot, 2023