Animus et Anima di Emanuele Scataglini

a cura di Gianna Ferro

Voce alla Musica

 

Animus et Anima è il nuovo Ep di Emanuele Scataglini, artista eclettico e straordinariamente multidisciplinare.

Musica, letteratura, pittura e danza si intersecano e avvolgono in modo magistrale le opere musicali di Emanuele Scataglini, che definirei dei veri e propri “quadri sonori”.

In Animus et Anima l’artista ci conduce nella ricerca interiore di noi stessi, di tutta quella parte di cui non siamo veramente consci e che vale la pena scoprire.

L’incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche; se c’è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati.” Carl Gustav Jung

È la dualità” in riferimento alla filosofia junghiana, che troviamo in tutte le sue forme e come tema centrale di tutti i brani dell’ album musicale.

Jung definì Anima la componente femminile presente nell’uomo, mentre chiamò Animus il suo opposto, quello maschile, orientando la persona nell’esplorazione di sé stessa e del mondo che la circonda.

Anche nella musica esiste una dualità tra modo maggiore e modo minore, che si incontrano e si amalgamano magicamente per creare melodie perfette. Così come mondi, apparentemente opposti, possono coesistere armoniosamente senza conflitti. Ed è proprio questo quello che l’artista cerca di comunicarci: trovare un equilibrio tra le parti diverse della psiche umana, un unione tra mente e cuore, riflettendo sulla propria interiorità e dare un senso pieno alla vita.

In  Animus et Anima, Emanuele Scataglini invita l’ascoltatore a esplorare se stesso, sperando che la musica e le parole possano favorire la riflessione e l’armonia interiore. Il lavoro di Scataglini è raffinato e profondo. La sua creatività e la sua genialità compositiva esplora i temi del viaggio, dell’avventura, del ricordo, dell’amore e affronta anche un tema importante come la violenza sulle donne.

L’album è composto da sei brani musicali, in lingua inglese, di cui l’ultimo Animus et Anima solo strumentale:

Writing on a Leaf
The Knight’s Journey
Let Our Mind

I Refuse His Gift: https://www.youtube.com/watch?v=UgHkMuqNtWg

Il brano è una trasposizione della leggenda della sibilla che rifiutando di unirsi carnalmente a Febo fu condannata a non morire mai, ma ad invecchiare in eterno fino a divenire polvere. In questo caso si parla della violenza del maschile sul femminile, non abbiamo sintesi, ma conflitto, incomprensione, violenza.


The Sea Crossing
The Lighthouse

Animus et Anima: https://www.youtube.com/watch?v=QnSa1TVnbvA

La continua ricerca sonora, seppur con impronta classica, è evidente in ogni singolo brano, attentamente curato e composto, diverso in ogni traccia musicale. I video che accompagnano i brani sono veri e propri cortometraggi: fotografia, colori, danza, musica e testo coinvolgono l’ascoltatore in modo unico e attivo.

Voglio che sia lo stesso Emanuele Scataglini a presentarsi e a parlarci del suo nuovo lavoro Animus et Anima:

Cultura al femminile vuole conoscerti attraverso le tue parole: ci parli di te e come nasci artisticamente?

ES: La mia formazione è il risultato di varie esperienze. Sicuramente all’inizio il cinema è stata la mia prima scoperta. Quando ero bambino a casa mia si aveva l’abitudine di andare a vedere un film tutte le domeniche. Ho visto di tutto, mia madre amava i film ‘impegnati’, ma anche i film americani con i grandi attori dell’epoca.

In generale, salvo qualche incursione nei film da bambini, vedevo lungometraggi di una certa qualità, basti pensare che a 8 anni ho visto Lo Specchio di Andrej Tarkovskij. La passione per i bei film la coltivo ancora oggi.

Sono stati due i film la cui colonna sonora mi ha impressionato: ‘Conrack’, interpretato da John Voigh, e ‘2001 Odissea nello spazio’. Nel primo film Voigh interpreta un maestro che si ritrova ad insegnare in un paesino del Sud America abitato principalmente da una comunità di neri. Il protagonista per interessare i bambini utilizza un metodo innovativo, cerca di coinvolgerli attraverso la musica ed utilizza la V sinfonia di Beethoven. Io rimasi colpito da quelle note meravigliose. Il giorno dopo corsi a comprare una audio cassetta della RCA con la sinfonia del “destino”.

Con “2001 Odissea nello spazio” la folgorazione mi venne chiaramente nel momento in cui la scimmia lancia l’osso con il Sorgere del sole di Così parlò Zarathustra. La scena era veramente impressionante per forza emotiva e lo è ancora oggi.

A scuola i docenti delle medie mi indirizzarono verso studi tecnici, forse perché nonostante questa mia passione per le arti, ero bravo in matematica. Alle medie non ero molto disciplinato, le professoresse e i professori consigliarono i miei genitori di mandarmi a fare un istituto tecnico: chimica industriale. Non avevo ancora le idee chiare sulla mia vocazione, ma dopo un po’ di assestamento, mi impegnai e superai gli studi senza mai incidenti di percorso, riuscivo poco nei laboratori, ero molto capace sul piano teorico, ma in generale un po’ svogliato. Durante quegli anni la passione per la musica cresceva anche con il Rock, dai Pink Floyd ai Led Zeppelin, e decisi di studiare privatamente chitarra classica.

Tutto è cambiato quando ho studiato all’ università Filosofia. Ho trovato un modo di unire le mie varie passioni; in particolare il professore Giovanni Piana mi ha affascinato con le sue lezioni sulla filosofia della musica. Sono diventato un vero “secchione” e ho studiato anche Armonia e Analisi musicale, seguendo successivamente molti corsi in importanti accademie come la Scuola civica Paolo Grassi. Ho anche conseguito una seconda laurea magistrale in Arti e musicologia a Milano.

Della musica mi affascina anche oggi la composizione più che l’esecuzione, perfino quando parlo di opera lirica preferisco argomentare sugli autori che sugli interpreti, per dirla semplice mi interessa di più Verdi che Pavarotti; questo non toglie che mi piaccia collaborare con ottimi artisti e cantanti, ma devo avere tutto pronto: non amo che chi suona o registra con me, improvvisi.

Con la precedente Opera, Belle Époque, ci hai condotto in un’epoca affascinante, in un periodo intenso per la Parigi di allora. Con Animus et Anima dove ci porti? Cosa puoi dirci in merito?

ES: Con questo disco faccio il tentativo di fare insieme all’ascoltatore un viaggio interiore partendo dalla psicologia Junghiana e dal concetto degli archetipi. Per Jung all’interno di noi esistono delle strutture inconsce presenti già alla nascita. Gli archetipi sono strutturali alla nostra vita psichica, sono a priori in noi e servono per strutturare la vita psichica quando questa viene in contatto con la vita. Vi sono figure presenti in ogni cultura, come ad esempio le figure mitologiche, gli angeli, i demoni, i maghi, gli eroi e le fate…

In particolare, due classi di archetipi sono fondamentali: l’Animus e l’Anima, ovvero il principio maschile e il principio femminile che sono i due opposti: l’Io e l’inconscio, la tèchne e la creatività.

Questi aspetti sono presenti in ognuno di noi e io ho voluto farne il filo conduttore di questo nuovo album. La dualità maschile e femminile esiste in musica (modo maggiore e modo minore), nella letteratura e nei miti. Infatti, in molte religioni politeiste si parla di incontro tra divinità maschili e femminili. Platone nel Simposio riporta, attraverso le parole di Alcibiade, il mito dell’ermafrodito che è stato diviso in due realtà differenti. Tutto però alberga nella nostra psiche e si trasforma in contenuto artistico e letterario. In letteratura si può parlare di personaggi che rappresentano l’Animus e di altri che rappresentano l’Anima, grandi scrittori hanno approfondito tutte e due gli aspetti; basti pensare ad Anna Karenina, a Delitto e Castigo io ricordo sempre che Flaubert diceva “Madame Bovary sono io!”.

Io nei sette brani del disco parto da questi grandi esempi e nel mio piccolo cerco di dialogare con l’ascoltatore parlando con la musica e il testo proprio dell’Animus e dell’Anima che vive in noi.

In “The Sea Crossing” e in “The Knight’ Journey”, vi sono rappresentate musicalmente due figure molto utilizzate nella cultura : il viaggiatore e l’eroe. Ho trattato queste figure dal punto di vista musicale con dei brani strumentali in cui ho cercato di dare la sensazione del cambiamento interiore attraverso variazioni armoniche e melodiche. Molta importanza ha sempre per me l’elemento femminile; anche in Belle Époque mi ero concentrato su alcuni personaggi della cultura e di Parigi di inizio secolo, come Camille Claudel e Madame Saqui. In questo ultimo lavoro ho dedicato al femminile tre canzoni. La canzone che si intitola “Writing on a Leaf “ parla di una ninfa dei boschi che conosce per la prima volta l’amore e la passione.

Gli elementi naturali sono protagonisti: la pioggia, le foglie, i boschi mentre i suoni rappresentano il maschile che si inserisce nella psiche della ninfa. Con “Let our Wind” parlo del tema del ricordo dal punto di vista di una donna e il vento è l’elemento maschile che le fa affiorare il passato.

Un ruolo particolare ha il brano “I Refuse his Gift” . Qui ho voluto utilizzare il mito per parlare di un argomento che mi turba molto, ovvero quello della violenza contro le donne o comunque della disparità tra i generi che esiste nella nostra società occidentale e anche nel resto del mondo. Ho utilizzato il mito della Sibilla che viene punita da Apollo perché non ha accettato il suo amore. Viene paradossalmente punita con l’immortalità, poiché non avendo ricevuto l’eterna giovinezza, invecchia e si dissolve in sabbia, rimanendo solamente una voce (che poi è la voce della cantante Simona Daniele). Questo mito ci parla anche della violenza dell’amore, che è una deviazione della psiche maschile.

Preciso che non c’è nessuna intenzione di criticare la letteratura e l’arte degli antichi, ogni cosa va storicizzata, il mito però mi è servito per parlare del presente senza correre il rischio di essere banale (almeno spero).

Il video della canzone, che ha come protagonista Martina De Chiaro e che potete vedere sul mio canale youtube, si conclude con un primo piano di un paio di scarpe rosse che sono il simbolo della violenza sulle donne. In “The Lighthouse” (cantato da Mitia Maccaferri) cerco una conciliazione tra i due archetipi.

Immagino un luogo lontano, misterioso e nello stesso tempo reale che è appunto un faro dove due persone si incontrano e vivono un’esperienza di unione che li mette al sicuro dal dolore e dalla sofferenza. Penso che quel faro è al di là di tutto quello che accade, uno spazio dentro di noi, un rifugio psichico in cui si illuminano i ricordi e le esperienze positive che dovrebbero essere l’elemento fondamentale della crescita della nostra psiche. I signori della guerra, i signori del denaro, non ci potranno portare via quei ricordi. Il faro è l luogo dove i due elementi maschile e femminile si incontrano e dove può esistere la creatività e la pace.

L’ultimo brano, “Animus et Anima”, è per pianoforte, strumentale, pensato partendo da una scala particolare, detta scala enigmatica che ha delle alterazioni che la rendono molto suggestiva.

Dal punto di vista visivo ho cercato di realizzare dei video suggestivi che utilizzo anche durante le presentazioni dal vivo.

Mi aiutano, come attori Chiara Cervati, Barbara Rosenberg, Martina De Chiaro, Max Parazzini.

Rispetto a Belle Époque ho scritto i testi in inglese, questo perché l’inglese è diventata la lingua della distribuzione digitale. Non mi dispiacerebbe fare un prossimo album con diverse lingue.

Il tuo mondo spazia tra parole, movimento corporeo e continua ricerca sonora. Cosa nasce prima?

ES: Non so dire cosa venga prima, posso dirti cosa viene per ultimo che è la parte video e teatrale. L’idea musicale e il concept nascono un po’ insieme anche se io spesso scrivo dei brani che lascio sedimentare in attesa che diventino maturi, il progetto del disco non nasce a Tavolino ma nasce in itinere, a volte cambio strada e per questo le mie canzoni sono catalogate malissimo e hanno doppi titoli.

Quando realizzo la parte video gli attori di solito girano senza sapere qual è la musica perché secondo me così possono recitare più liberamente e non sono costretti a seguire la struttura della musica. Io ho una idea generale e poi la dettaglio durante le riprese e durante la preparazione della scena.

Animus et Anima è anche uno spettacolo con video letture e racconti e perfino con un test finale per capire a quale archetipo maschile e femminile siamo più vicini.

Credo che il termine per definire la tua musica sia “colta”, destinata a un pubblico raffinato e amante delle arti. Tu di che genere la definiresti?

ES: Ti ringrazio per la definizione che mi lusinga molto.

In effetti, definire il mio stile è molto complesso, spesso quando parlo con i curatori delle playlist non sanno bene come catalogare la mia musica. Io penso e spero che abbia dei contenuti e che la musica possa essere ascoltata realmente; con ciò non intendo che si debba stare in ascolto davanti allo stereo, come si faceva quando esistevano i vinili, ma credo che una certa attenzione ci voglia, poi la musica è una forma d’arte che colpisce l’inconscio e quindi si può ascoltare anche studiando, guidando, bevendo del buon vino. Mi rendo conto che siamo nell’epoca dello streaming.

Il mio stile spero sia vario, ovvero che ci sia una unità pur nell’utilizzo dei diversi codici espressivi. Ho fatto diverse esperienza componendo musica su commissione per case di moda e spettacoli, recentemente per lo spettacolo “The Black Blues Brothers” di Alessandro Serena e quindi mi sono “fatto le ossa” sia sull’acustico che sull’elettronico, sul rock e sul blues… insomma su vari generi.

Sostanzialmente non so rispondere alla tua domanda, un genere preciso non c’è, almeno non proprio definito. Mi piacerebbe sentire la tua opinione e quella dei lettori scrivendomi magari su Instagram o Facebook

Hai già in mente un altro progetto?

ES: In questa fase sto lavorando a due progetti in contemporanea: un disco sarà dedicato al viaggio (tenterò di fare un disco multi lingua) in alcuni brani si parlerà di nomadi, immigrati, scopritori, l’altro progetto, invece è dedicato ad una mia gande passione artistica Paul Klee e alla sua capacità di cogliere l’altrove. Vediamo cosa si completerà prima, ora viaggio in parallelo.

Io volevo ringraziare Gianna Ferro per la sua bellissima intervista e per avermi ospitato su questo portale. Spero di non essermi dilungato troppo e di avere interessato i lettori che invito a seguirmi su Spotify e su youtube oltre che sui tutti i social vi riporto i vari collegamenti. Grazie ancora a tutte e a tutti.

Il mio sito è www.scataglini.info

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Sono io a ringraziare Emanuele Scataglini per la sua disponibilità.

Le sue opere musicali sono una continua e positiva scoperta. Quello che colpisce è il suo entusiasmo, la sua instancabile curiosità verso forme artistiche e letterarie diverse e  l’ appassionata ricerca nello sperimentare nuove sonorità: tutto questo fa di lui un artista eclettico e raffinato.