Fino all’alba – di Carole Fives
recensione di Emma Fenu
Fino all’alba è un romanzo di Carole Fives edito da Einaudi nel 2020.
Non hanno nomi propri i protagonisti di questa storia. Sono mamma e bambino. O Mamma e Bambino, archetipi e simboli.
La mamma è una grafica freelance single, abbandonata dal compagno.
Il bambino ha due anni, è bellissimo e testardo. Vuole la mamma vicino sempre, altrimenti urla e strepita. Si sveglia la notte e reclama attenzioni.
La mamma si occupa del bambino, ma deve lavorare per il loro sostentamento, senza poter pagare un aiuto.
La mamma è stanca, sola, disperata. Giudicata e condannata dai familiari, dalle istituzioni, dalla società e da se stessa.
“Dormono le case,
Dorme la città.
Solo l’orologio
Suona e fa tic tac.
Anche la formica
Si riposa ormai,
Ma tu sei la mamma
E non dormi mai.Ninna Nanna del chicco di caffè,” Evangelisti e Pagano
Perchè se non sei felice di esserlo, non sei una buona madre.
Perché se tuo figlio fa i capricci, non sei una buona madre.
Perché se ti senti oppressa dalla responsabilità del ruolo, non sei una buona madre.
E se nel cuore della notte esci di casa, come una prigioniera in fuga, lasciando tuo figlio solo nel suo letto, non solo non sei una buona madre, sei un mostro.
La mamma vive un conflitto profondo fra l’amore viscerale per il bambino e il senso d’angoscia che la opprime: è al contempo carnefice potente, come il lupo, e vittima che lotta sapendo che sarà sconfitta, come la capra del signor Seguin che punta le corna e aspetta.
Aspetta fino all’alba, sapendo che la notte il bosco è insidioso.
Aspetta fino all’alba, ammettendo che il bosco è ammaliante.
Aspetta fino all’alba, correndo il rischio di essere divorata.
“Allora il lupo si fece avanti e Bianchina, coraggiosamente, si mise di fronte a lui, testa bassa e corna in avanti.
Più di venti volte obbligò il lupo a indietreggiare per riprendere fiato, e così continuò per tutta la notte. Al mattino la capra si stese a terra, sfinita dalla fatica, con il suo bel pelo sporco di sangue…
Il lupo allora si gettò sulla piccola capra del signor Seguin e se la mangiò.” Alphonse Daudet
Fino all’alba è un romanze breve e intenso, con un ritmo serrato che incrocia un tempo passato che diviene presente; un flusso di coscienza declinato alla terza persona, perché il narratore esprime il punto di vista del protagonista; i post anonimi di forum online, la cronaca e la fiaba.
Un testo riuscito che porta riflettere sullo stereotipo della madre perfetta e sui danni che esso provoca nelle presunte “imperfette” e ancor più nelle “perfette”.
Link d’acquisto
Sinossi
«Vicino, vicino».
Lei tenta di ignorare quella voce flebile che la implora dall’altra stanza, ma sa che non resisterà a lungo.
Si alzerà nel cuore della notte per andare dal suo bambino di due anni. Per prendergli la mano, rassicurarlo: la mamma è qui, dove vuoi che vada? Preferisce non immaginare cosa succederebbe se il bambino si svegliasse durante le sue uscite notturne.
A volte, infatti, le capita di fare due passi intorno all’isolato, qualche minuto, per prendere un po’ d’aria.
Non è una madre irresponsabile e sa che lasciarlo da solo è rischioso, ma a volte sente il bisogno di allontanarsi da quel nido soffocante, da quell’appartamento che è rifugio e prigione al tempo stesso.
Perché da quando è nato il bambino, vive con lui in una simbiosi totale: il suo compagno l’ha abbandonata, in città non ha famiglia né amici, non può permettersi la retta dell’asilo o di pagare una baby-sitter e non riesce a dedicare il tempo necessario al suo lavoro, già precario, di grafica freelance.
E il mondo sembra accanirsi contro di lei: la burocrazia è un rebus irrisolvibile che l’affligge, i vicini le lanciano sguardi di biasimo – «è la madre sola del sesto» -, una svista le è valsa l’ostilità dei genitori al parco – il piccolo è caduto dallo scivolo, succede quando le madri sono «tutte prese dal loro smartphone» -, impiegati di banca e ufficiali giudiziari fanno a gara per ricordarle che sta esaurendo le risorse. In cerca di confronto – e conforto -, la protagonista ricorre a internet, legge sui forum le opinioni di altre con una situazione analoga alla sua. Ma anche in rete si imbatte in un muro di ipocrisia e perbenismo.
Avvilita, scorre i commenti crudeli di chi si scaglia contro le madri single che non riescono a organizzarsi, che sanno solo piangersi addosso, che alla fine se la sono cercata.