In compagnia del caffè nero – di Laura Rossiello
Recensione di Loriana Lucciarini
In compagnia del caffè nero di Laura Rossiello è un bel romanzo, ben scritto e che si distingue per la cura editoriale, sia per editing che per stampa.
L’ho letto avidamente in meno di due giorni per via dello stile e della trama, intrigante e ben sviluppata.
Guglielmina aveva una storia che le è stata strappata via.
Guglielmina aveva la sua verità da raccontare, ma qualcuno le ha tolto la voce, l’ha resa muta.
Guglielmina è stata presa per pazza. Lei, ormai, la chiamato tutti bugiarda.
In compagnia del caffè nero è un’intensa storia che scava in un passato recente, fatto di buio e defraudazione. Un passato che nell’oggi cerca riscatto.
Per questo motivo, alla giovane ghostwriter Bianca – che si barcamena tra scrittura e precarietà –, viene affidato il compito di ricomporre in narrazione gli stralci di immagini e i racconti confusi della vita di Guglielmina.
Quest’ultima è un’anziana a cui hanno tolto tutto: la vita, il futuro e i diritti, ma non i sogni o i ricordi. E anche se questi ultimi sono confusi e spezzettati, per la ultraottantenne è diventata quasi una necessità far luce sulla vicenda oscura e dimenticata, in cui lei e molte altre persone sono state smembrate della propria identità e della propria essenza.
I ricordi di Guglielmina vanno e vengono a corrente alternata, si spengono di fronte alle pieghe del tempo, perdono forza per risalire alla coscienza… ma poi, cos’è un ricordo?
È singolare quanto questo pesi nell’anima, come prezioso tesoro custodito o macigno che toglie l’aria e il respiro, a seconda dell’emozione che si porta appresso. E come, invece, lo stesso ricordo sia impalpabile ed etereo appena supera la cortina del tempo per giungere, in punta di lingua, ad essere raccontato.
Bianca affronta il difficile compito in cui va a cimentarsi con rigore e impegno, anche se tutto ciò sembra non portare a niente.
Troppo pochi gli squarci di attimi vissuti, narrati in modo confuso dalla donna che emergono con dubbia lucidità dall’oblio. Invece, troppo spesso Bianca si ritroverà a chiedersi quale sia l’esile confine tra il sogno e la realtà raccontatele dall’anziana.
Sciogliere le matassa ingarbugliata del passato sarà doloroso per molti e il riscatto non sarà così scontato. Molti saranno gli elementi che si frapporranno alla ricerca della verità, per alcuni davvero scomoda.
Bianca dovrà fare i conti con la frustrazione della realtà e con la paura di fare e farsi del male.
I ricordi di Guglielmina pesano ma sono birichini, escono fuori indossando maschere, recitano, si scherniscono e poi si rintanano nel buio di una mente che ogni giorno che passa si fa più confusa e perde pezzi di memoria.
È difficile, per Bianca, raccogliere i pezzi del puzzle di quella vita ormai a un passo dall’oblio.
Bianca, la protagonista de In compagnia del caffè nero, è ben tratteggiata nella sua personalità complessa e sfaccettata.
La narrazione in prima persona la rende tridimensionale, quasi reale nei suoi pregi e nei difetti, tanto da riuscire a far immedesimare il lettore nelle vicende che la coinvolgono. Risulta simpatica anche nelle sue piccole manie, ci si identifica nei suoi timori, nei freni che costantemente si pone per arginare le emozioni che la sua spiccata sensibilità le fa esplodere addosso.
Spesso avrei voluto avere anche solo un grammo di quella sua forza, per poter rincorrere ciò che desideravo, per impormi in molte situazioni.
Ho sempre avuto la convinzione di essere fragile, di avere le ossa di burro. Mi sentivo spesso un po’ fuori da tutto quello che le persone chiamavano il giusto: la gente giusta, il posto giusto, l’abbigliamento giusto, il capello giusto.
Mi chiedevo che collocazione avessi io che ero maldestra, io che al tacco spesso preferivo le sneakers, che anteponevo un libro a una serata in discoteca, io che non sapevo stare in posa nelle foto. Ma alla fine, ci credevo al mio essere un po’ fuori moda, fuori tempo, un po’ fuori da tutto e quando percepivo anche una sola di queste sensazioni chiudevo gli occhi.
I personaggi secondari – Niccolò, Giulio, Filippo e lo stesso Giustino – sono interessanti e interagiscono nella trama con precisione.
Peccato che il finale arrivi troppo presto, avrei desiderato leggere qualche pagina in più per trovarmi una vicenda finalmente chiara e ripulita dalla melma del passato.
Lo avrei voluto – stranamente e in questo trovo ci sia anche un po’ di magia – soprattutto per i protagonisti, che ho imparato ad amare come persone vere. Ciò non è una pecca ma, al contrario, il risultato di una sapiente costruzione narrativa: si ha difficoltà a lasciar andare questa storia, una volta arrivati all’ultima pagina.
Ecco i motivi per cui vi consiglio la lettura di In compagnia del caffè nero, che tra l’altro è il titolo d’esordio per Laura Rossiello a cui faccio i miei complimenti.
Link d’acquisto
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Sinossi
Bianca è una ghostwriter che viene inviata dal suo capo a Volterra per curare la biografia di Guglielmina Bonomelli, una novantaduenne che ha qualche problema con i ricordi.
Arriva nella città toscana insieme al suo gatto nero dagli occhi giallo ananas con la certezza che si tratti di un lavoro noioso e inutile, ma qualcosa scombina i suoi piani.
L’incontro bizzarro con Filippo, il tuttofare del palazzo, con Giulio, il suo particolare vicino, e la vita stramba della sua anziana cliente le aprono porte segrete che le permettono di entrare dentro una storia forte, a tratti anche dolorosa, quella di un passato legato al San Girolamo, l’ex ospedale psichiatrico di Volterra.
Grazie ai racconti confusi della vecchietta e ai vari avvenimenti che le ruotano intorno, la protagonista potrà scavare a fondo nei sentimenti e nelle certezze di una vita e intraprenderà un percorso inaspettato così come i segreti che scopre.