“The last kingdom” – serie Netflix – I vichinghi alla conquista dell’Inghilterra.

Di Serena Pontoriero

 

“The last Kingdom” è una serie TV britannica ispirata dalla saga letteraria “Le storie dei re sassoni” scritta da Bernard Cornwell. La prima stagione è uscita su Netflix nel 2015 e l’ultima, la quarta, nell’aprile di quest’anno, 2020. In Italia, quest’ultima stagione non è ancora uscita quindi presterò particolare attenzione a non spoilerare nulla! 

La serie si basa su fatti realmente accaduti ed è ambientata nel IX secolo in quella che diventerà l’Inghilterra. All’epoca, i territori anglosassoni sono divisi in sette regni e subiscono continui attacchi da parte dei vichinghi danesi che cercano di espropriare gli anglosassoni. “The last kingdom” è ambientata durante il regno di re Alfredo il Grande (interpretato da David Dawson) e di suo figlio, Edoardo il Vecchio. Tuttavia non tutti i personaggi sono reali, iniziando da Uhtred, il protagonista. 

Uhtred è il figlio di un nobile anglosassone, signore di Bebbanburg ucciso durante un attacco perpetrato dai vichinghi. Il piccolo Uhtred e Brida, un’altra bambina, sopravvivono alla razzia e sono fatti schiavi dai danesi. Ragnar il valoroso, un vichingo, decide di adottare i due bambini e li fa crescere come figli suoi. Se per Brida la trasformazione è totale e irreversibile, Uhtred non dimenticherà mai le sue origini. 

Uhtred diventa un forte e valoroso guerriero: retto e onesto, ispira la fiducia in tutti coloro che incrociano la sua strada. La sola eccezione sarà il re Alfredo che non riesce a perdonargli il suo essere pagano. 

Lo scontro fra anglosassoni e vichinghi è, infatti, tanto culturale che religioso. Alfredo fu un re cattolico ed è venerato come un santo dalla Chiesa. A lui dobbiamo anche la stesura della “Cronaca anglosassone”, la prima cronaca, in inglese antico, della storia anglosassone. I vichinghi danesi, invece, sono pagani ovvero norreni. Questo scontro di civiltà valse ad Alfredo il titolo di “Grande” proprio in onore delle guerre che combatté contro i danesi nell’obiettivo di riunire i regni anglosassoni in un unico regno, l’Inghilterra, e un’unica religione, quella cattolica. 

“The last kingdom” mescola, quindi, fatti reali e finzione. In questo scenario si muove il nostro eroe, Uhtred, sempre in un equilibrio precario fra anglosassoni e danesi, fra libero arbitrio e determinismo. 

Di origine anglosassone ma cresciuto come un danese, Uhtred vive un eterno dilemma su quale campo scegliere. La storia e gli incontri lo renderanno uno dei guerrieri più valorosi del Wessex, ma per quanto tempo? A che costo? E per quali motivi? 

Uhtred non è un personaggio particolarmente simpatico: dà spesso prova di stupidità,  la sua infallibile onestà diventerà quasi un dogma e si rivolterà contro di lui in diverse circostanze. Tuttavia, Uhtred è un precursore della tolleranza e della libertà di fede. Egli si considera un “ibrido” fra le due civiltà e riuscirà a porsi come esempio di convivenza possibile. Il merito di questa serie TV è quello di mostrare i vichinghi danesi non come dei “barbari incivili”, ma come un popolo dai diversi costumi. Anche quando fanno la parte dei cattivi, mettendo a ferro e fuoco interi villaggi, lo spettatore non prova ribrezzo per questa civiltà che si dimostra più retta di quella anglosassone per altri aspetti. 

 

Con gli anglosassoni, più vicini alla nostra civiltà attuale, riusciamo a immedesimarci meglio ma, scoprendo gli intrighi di palazzo, la politica subdola, la mancanza di onestà, lo spettatore non ne diviene un tifoso incontestabile. Con grande intelligenza, la sceneggiatura pone lo spettatore davanti allo stesso dilemma di Uhtred, scisso fra un popolo di inarrestabili guerrieri e un popolo di pacifici “intrigatori”. 

In questo contesto, Uhtred è spesso frustrato perché non si sente libero di fare le sue scelte. Ma come potrebbe essere diversamente in un quadro storico di cui conosciamo l’esito? Questo è il dilemma di Uhtred e di tutte le serie TV storiche: basandosi in parte su fatti realmente accaduti, nell’eroe convivono determinismo e libertà. Quale libertà individuale ha il protagonista in una Storia che, per forza di cose, va così? 

Questo dilemma tiene lo spettatore con il fiato sospeso: fa il tifo per l’eroe pur sapendo che alcuni episodi andranno come devono andare, senza poter intervenire per cambiarne il corso. 

E cos’è questa, se non la condizione stessa dell’essere umano? Combattuto fra la libertà dei propri atti e un contesto che è determinato, dal destino o da Dio, per i credenti, ma anche dalle azioni degli altri. Determinato in un modo sul quale noi non possiamo intervenire. 

La psicoterapia ci insegna ad accettare ciò che non possiamo cambiare e le serie TV storiche hanno, dunque, una funzione catartica, quasi come l’ebbero le tragedie greche.    

In conclusione, “The last kingdom” è una serie TV storica da non perdere, per gli amanti del genere. La sceneggiatura, particolarmente fine, riesce a far riflettere su temi antichi e pur sempre attuali, quali l’accettazione della diversità e il libero arbitrio individuale. 

Destiny is all

Sinossi

Mentre Alfred il Grande difende il suo regno dagli invasori scandinavi, Uhtred, nato sassone ma allevato dai vichinghi, rivendica il suo diritto di nascita.

 

Netflix:

https://www.netflix.com/fr/title/80074249

 

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