Pronti a tutto serie – verso il Nuovo Mondo con stile

Di Romina Angelici

Pronti a tutto è una miniserie storica ambientata nella Nuova Francia del 1690. Il period-drama, basato sul romanzo del Premio Pulitzer Annie Proulx, intitolato Pelle di corteccia (Barkskins nella versione originale), viene trasmesso sul canale National Geographic (canale Sky,403) dal primo settembre, il martedì alle 20.55 con due episodi ogni sera.

Nel cast Marcia Gay Harden (vincitrice di un Oscar con Pollock e candidata all’Oscar per Mystic River) nel ruolo di Mathilde Geffard e David Thewlis (candidato ai Golden Globe per Fargo) in quello di Claude Trepagny. Sono loro gli attori più famosi e già visti. Curiosamente Marcia Gay stava proprio leggendo il libro di Annie Proulx quando è stata chiamata per il ruolo della locandiera.

L’ultima coppia di episodi è stata trasmessa martedì 22 settembre ma l’intera serie è reperibile e disponibile su Sky on demand. E il finale, temporaneo, che lascia proprio aperta la strada per una seconda stagione, fa rimanere di stucco.

La miniserie di 8 episodi creata da Elwood Reid è ambientata a Wobik, un piccolo insediamento nell’attuale provincia canadese del Quebec. Inizia il suo racconto da un misterioso massacro che rischia di sconvolgere il fragile equilibrio del villaggio di coloni. I sospetti si concentrano su una banda locale in combutta con gli inglesi, intenzionati a strappare il territorio al dominio francese.

Nel 1534, Jacques Cartier partì per la prima di tre spedizioni per esplorare il territorio che di lì a breve sarebbe stato noto come Nuova Francia. Nonostante i suoi primi tentativi di insediamento fallirono, Cartier, qui rappresentato mentre erige una croce nel villaggio di Stadacona, dove oggi si trova la città di Québec, fu il primo a mappare in modo dettagliato l’area all’interno del fiume St. Lawrence.
FOTOGRAFIA DI DEAGOSTINI, GETTY – National geographics

Mentre la Chiesa cattolica invia sacerdoti gesuiti e suore per convertire gli indigeni, la Francia invia uomini per popolare i territori, insieme a Filles Du Roi (Figlie del re), giovani donne che devono trovare marito, creare famiglie e aiutare le colonie a prosperare. Questo gruppo disparato di emarginati, ladri e innocenti deve affrontare brutali difficoltà, interessi in competizione e lealtà aggrovigliate in un crocevia di civiltà: la Nuova Francia del 1690. Come si intuisce dal trailer ufficiale, le tensioni si trasformano lentamente in una guerra tra i nuovi coloni e la popolazione indigena, mentre una serie di misteriosi massacri affligge la colonia.

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Il suo creatore l’ha definita “Una storia di lotta primordiale per la sopravvivenza” e difatti si tratta di una storia brutale e crudele che presenta gli uomini dare sfogo ai loro istinti più bassi e selvaggi, destinati a scontrarsi con una realtà molto più dura delle loro aspettative.

Una delle frasi più forti è:

“Siamo tutti animali. Siamo dei selvaggi”.

Il messaggio che se ne potrebbe trarre dovrebbe essere un ammonimento alla storia che ciclicamente si ripete (i famosi corsi e ricorsi storici di Benedetto Croce!) e che ancora oggi ripropone storie di espansioni e conquiste a spese altrui, con soprusi e ingiustizie.

pronti a tutto

Immagine da national Geographics

Francesi, inglesi, indigeni: a Wobik c’è una guerra spietata senza esclusione di colpi per occupare quelle terre vergini.

Il titolo richiama l’attenzione sulla spregiudicatezza dei coloni europei, disposti a tutto pur di ottenere i loro scopi o portare a termine presunte missioni di cui sono stati incaricati da diversi centri di interesse, ma non esprime per intero la crudeltà, la violenza, i crimini, le nefandezze di cui si macchiano gli europei nella loro corsa al colonialismo.

E gli indigeni, noti per la loro vendicatività senza pietà, non stanno a guardare.

Un gioco al massacro lasciato ai personaggi maschili ai quali spettano i compiti più efferati e i misfatti feroci.

Immagine da national Geographic

Le donne, ciniche e disilluse, devono inserirsi in quel feroce meccanismo e cercare di sopravvivere alla meno peggio. Di fatto tra le continue alleanze e passeggere tregue strette tra gli uomini, tra le donne invece si instaura un rapporto di mutua solidarietà e aiuto che farà convergere su di loro la base stabile del racconto. Di certo, in quel tipo di società ancora più arretrata che le vuole relegate alla mera funzione procreatrice e popolatrice delle nuove terre, le donne dimostrano la loro determinazione e forza che se materialmente non poteva tradursi in effettiva autonomia, di fatto aggira la convenzionale figura femminile sottomessa.

 

Non aspettatevi quindi una storia strappalacrime e anzi non vi accostate a una serie del genere se non amate le immagini e le scene violente e crude perché qui nulla viene lasciato all’immaginazione.

Per me è stata una prova di sofferenza continua che sono riuscita a reggere grazie alla consapevolezza che i protagonisti devono per forza resistere per tutte le puntate!

 

Pronti a tutto racconta dunque la violenza del colonialismo. L’oppressione delle autorità politiche e commerciali di allora, la determinazione di chi era pronto a tutto pur di prevaricare, è la madre della violenza contemporanea che evidentemente ha radici molto lontane. Faccio fatica a trovare degli aspetti positivi se non una funzione deterrente ed educativa dagli errori commessi nel passato.


https://www.nationalgeographic.it/pronti-a-tutto