La mamma addormentata –

di Ilaria Notarantonio

C’era una volta,

una bambina di nove anni di nome Susanna che viveva in una piccola cosa in riva al mare.
Susanna voleva bene ai suoi genitori, anche se non aveva mai sentito la voce della sua mamma.
Lei, infatti, dormiva da quando la aveva messo alla luce.

La bambina, appassionata di fiabe e favole, aveva trovato tra i suoi amati libri la risposta a quanto successo alla madre: un sortilegio.

Certo, era stata sicuramente opera di una perfida strega, probabilmente con l’aiuto di una mela avvelenata o un telaio appuntito.
Per questo aveva cercato un contro- incantesimo, per poter salvare la mamma dal sonno che la
intrappolava.
Era andata in gita con la scuola in Irlanda e aveva raccolto dei trifogli, che aveva poi mischiato con acqua e conchiglie raccolte nella sua spiaggia per creare una pozione magica.
Aveva appoggiato un fazzoletto bagnato di quella brodaglia sulle labbra della mamma, ma non era servito.

Susanna non si perse d’animo e convinse il padre ad aiutarla a estrarre delle tempere naturali dai fiori raccolti nel campo. Bisogna pestare i petali e aggiungere dell’acqua marina. Con quelle tempere la bambina fece un bel disegno raffigurante la madre in piedi, affianco al suo letto, mentre le dava la mano.

Il padre aveva occhi lucidi e tristi mentre attaccava con del nastro adesivo il dipinto all’armadio della moglie, ma Susanna lo spronò: “l’acqua marina ha reso i colori magici, vedrai che la mamma si sveglierà!”.

Il padre sorrise e diede un bacio sulla fronte della piccola.

La loro vita, però, proseguì come prima e la madre continuò a dormire.

Arrivò il 24 dicembre. Susanna pensava che qualunque magia avrebbe avuto sicuramente effetto in quel
periodo, dato che il Natale è già magico di per sé.
Faceva molto freddo, il padre non voleva che la piccola andasse in giro a raccogliere altri ingredienti per nuovi intrugli.

Susanna non si perse d’animo, sentiva che avrebbe trovato quello che cercava in quella stessa casa.
Cominciò la ricerca dall’armadio della madre, poi mise a soqquadro quello del padre; passò poi alle altre stanze, senza però trovare nessun oggetto che brillasse di magia.
Stava quasi per lasciar perdere quando, d’improvviso, ricordò di non aver ispezionato una parte della casa che le aveva sempre fatto paura: la cantina.
Susanna temeva di trovare topi o altri animali spaventosi che si erano stanziati lì, visto che anche il padre ci andava molto di rado.
Si fece però coraggio e scese i gradini che la separavano dalla cantina.

Quando aprì la porta, Susanna si sentì sciocca ad averla temuta così tanto visto che era in perfetto ordine e nessun topino aveva preso fissa dimora lì.

Cominciò a guardare tra gli scaffali, non sapendo neanche cosa cercare, ma consapevole che, una volta trovata, l’avrebbe semplicemente saputo.

E così fu: tra le scatole di vecchie scarpe in pila in un angolo, scovò un pettinino d’argento perfettamente lucidato.
Susanna lo riconobbe quasi subito, perché tante volte aveva sfogliato l’album da matrimonio dei suoi genitori e aveva ammirato il pettinino sui capelli della mamma.

Il padre sarebbe rientrato presto con la cena di Natale, Susanna doveva fare in fretta.
Entrò nella stanza della madre e le toccò una mano sussurrando “ci vediamo tra poco mamma”.

Poi, si infilò il pettinino fra i ricci.
Guardò la madre con speranza, ma non successe nulla.
Susanna si rattristò, si voltò e si diresse verso la porta, dato che aveva sentito il rumore dell’auto del padre che aveva parcheggiato.
Fece qualche lento e cauto passo per paura di cadere e appoggiò la mano sulla maniglia ma, prima di uscire, sentì un rumore alle sue spalle.

Si girò bruscamente e vide ciò che aveva sempre sognato: la madre aveva aperto debolmente gli occhi e cercava di farfugliare qualcosa.

Susanna urlò di felicità e corse ad abbracciarla senza più temere di scivolare.
In quel momento il padre entrò nella stanza e restò senza fiato nel vedere quella scena.
I medici si congratularono con Susanna per la sua forza di determinazione che l’aveva aiutata a toccare le giuste corde nella memoria della mamma, tanto da farle aprire gli occhi.
“Proprio come per magia”, rispose loro la piccola, sorridendo.

Ci volle qualche settimana perché la mamma recuperasse le forze, ma visse felice e contenta con la
sua famiglia nella casa in riva al mare per il resto della sua vita.