“L’amore mio non può” di Lia Levi

Recensione di Anna Maria Brattoli

 

 

Levi

L’amore mio non può

 

“Ma l’amore no, l’amore mio non può, disperdersi nel vento con le rose. Tanto è forte che non cederà. Non sfiorirà. Io lo veglierò, io lo difenderò da tutte quelle insidie velenose, che vorrebbero strapparlo al cuor. Povero amor!”

È il 1943, questa canzone accompagna per radio gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale. Elisa è ormai un sacco di gomma riempito di segatura. Tutto deve rimbalzare, le emozioni annegare. Per proteggersi da correnti di paura e di dolore che tentano di assalirlo a più riprese, il suo cuore frantumato fugge a barricarsi lontano.

Sono ormai lontani gli anni della tenerezza. Sono andati via con Andrea che costruiva il suo amore come si costruisce una poesia: ogni verso un’invenzione a sé, tutti insieme a formare un discorso che era ancora un’altra cosa.

Andrea e la sua valigia con ventuno pacchetti, uno per ogni anno che Elisa compiva. Ognuno avvolto in una carta diversa e con un diverso nastro. Elisa pensava a tutto il tempo che doveva essere stato speso per cercare così tanti oggetti e confezionare così tanti pacchetti. Il tempo sembrava infinito, il tempo da condividere era un viale tutto da percorrere e si preannunciava denso di dolci sorprese.

Allora forse pensavamo che saremmo rimasti per sempre adolescenti. Nemmeno ci passava per la testa che qualcuno avrebbe cominciato a picchiarci forte e che questi colpi avrebbero tramortito lui, il più innocente.

Un matrimonio, una piccola casa, un lavoro. E poi?

“Mio marito si è suicidato in un giorno d’estate del 1939, dieci mesi dopo aver perso il lavoro per motivi di razza. Si è buttato giù dal muraglione del Pincio, come un poeta, anche se in realtà era solo un impiegato di banca. Mi ha lasciato un biglietto e una bambina.”

È l’estate del 1938 quando la crosta terrestre si spacca.
Il Manifesto della Razza recita: “Gli ebrei non sono cittadini italiani”. Poi le “leggi”.

“Via gli ebrei dalle scuole, via dal lavoro, e dopo man mano da tutti quei posti dove si erano accomodati pensando che fossero le poltrone di casa loro. Invece erano ospiti che si erano invitati da soli.”

Andrea era un Poeta, guardava la luna, sfuggiva alla realtà. Quella realtà lo inchiodava, impedendogli di essere sé stesso. Allora, meglio morire. Un biglietto, solo quello resta ad Elisa.

“Perdonami. Nei momenti difficili solo i forti ce la fanno. Tu sei forte e io no, finirei per essere un peso destinato a trascinarvi verso il fondo. Cresci bene la nostra bambina.”

Cresci bene la nostra bambina” è il mantra, il fine della vita di Elisa. Una maestra costretta a cucire zoccoli e a lavorare come cameriera in una famiglia di ebrei ricchi. La chiamano serva, mentre il mondo si è ammalato di troppo dolore.
Il destino, però, si muove verso vie misteriose. Sarà proprio la sua nuova condizione ad essere risolutiva il giorno in cui i tedeschi irromperanno nella ricca casa dei suoi padroni.

“Solo venti minuti per preparare tutto.”

Saranno trasferiti. C’è un treno nero ad attenderli.

È il 1943 Elisa corre, le sembra di volare. Sta andando da sua figlia.

Cammina accanto ad Andrea.

Lui lo sapeva, sapeva già tutto prima di fare quel salto. Sapeva come sarebbe andata a finire.

Lo sapeva perché i poeti sanno tutto.

Leggendo le ultime pagine di questo libro, sembra di sentire le parole di quella canzone:

“Ma l’amore no, l’amore mio non può, dissolversi con l’oro dei capelli, finch’io viva sarà vivo in me. Solo per te.”

Link d’acquisto: https://www.amazon.it/Lamore-mio-non-pu%C3%B2-Levi/dp/8876417354/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1517071737&sr=8-1&keywords=l%27amore+mio+non+pu%C3%B2

Sinossi

“L’amore mio non può” era una canzone molto popolare all’epoca in cui si svolgono gli avvenimenti del romanzo. È il 1939. Un uomo vola giù dal muraglione del Pincio, a Roma. Non ha retto lo shock di aver perduto il posto di lavoro a causa delle leggi razziali dell’anno prima. Ha lasciato un biglietto in cui chiede alla giovane moglie di salvare la loro bambina. Salvarla sì, ma come? Elisa non possiede denaro e, anche se diplomata maestra, non lavora e la sua famiglia non è in grado di aiutarla. Passando per esperienze diverse e difficili, compresa una violenza sessuale, Elisa finirà per accettare il posto di cameriera in una famiglia di ebrei ricchi. Ma la comune appartenenza religiosa non la preserverà da una serie di episodi umilianti.

Titolo: L’amore mio non può.
Autore: Lia Levi.
Edizione: Edizioni e/o, 2006