“La danza del fumo” di Serena Pontoriero
Uomo, sulla sessantina. Occhiali da vista spessi e gialli, di quelli che nascondono lo sguardo. Capelli bianchi e fini. La luce gialla del lampione l’illuminava di tre quarti. Nascosta nell’ombra, una sigaretta bruciava illuminandosi ora più forte ora meno forte, a intervalli regolari.
Alto e magro, la sua voce profonda era sorprendente. I piedi, come radici, sembravano assorbire il nero dell’asfalto e farlo uscire via le corde vocali. Uno di quegli uomini a tal punto fumatore che l’odore delle sigarette li identifica e ne crea qualcosa di piacevole.
Erano le 23 e il lampione giallo svelava una voluttuosa danza del fumo.
“Oh, sei già qui! Sei pronto?”
L’uomo voltò poco lo sguardo verso il suo interlocutore e gettò la sigaretta a terra. La schiacciò con il piede.
Il giovane prese il gesto del sessantenne per un “sì”.
“Bene. Paolo dovrebbe essere qui a momenti.”
L’uomo accese un’altra sigaretta. Ne fumò una sonora boccata: nel silenzio che li circondava, il crepitare del tabacco sembrava un rogo estivo. Il giovane gli lanciò uno sguardo di rimprovero ma non osò dire niente.
L’uomo, senza distogliere lo sguardo dalla sottile nube bianca che gli si agitava davanti, finalmente emise un suono :
“Questa volta, non lo sento. C’è qualcosa che non va.”
“Ma va’! Sarà come tutte le altre volte! Appena Paolo arriva, partiamo. Saremo lì fra una mezz’ora, faremo quello che dovremo fare e tra due ore massimo saremo a casa.”
Il sessantenne distolse lo sguardo dal filo bianco e lo rivolse al mozzicone schiacciato, deforme, abbozzato.
“Ho un sentimento negativo. Qualcosa andrà storto.”
“Smettila di fare l’uccello del malaugurio. Che vuol dire che “hai un sentimento negativo”? Che fai, hai letto i tarocchi? Guardato il volo dei gabbiani? O, nel tuo caso, il “volo” del fumo?”
Infatti, l’uomo era tornato a concentrare tutta la sua attenzione sulla danza voluttuosa da cui, poco prima si era distratto. Sembrava che ne fosse ammaliato, tanto non riusciva a distogliere lo sguardo. Sembrava che il fumo bianco fosse diventato un incantatore e, lui, il serpente.
Aveva iniziato a fumare molto prima che si scoprisse il male nascosto. A quell’epoca, andava di moda e non aveva saputo resistere all’odore. D’altro canto, lo si respirava ovunque: a casa, quando si usciva con gli amici, al cinema, al ristorante. E, alla passione per l’odore, era seguita la fascinazione per il gesto.
La sigaretta né troppo pesante, né troppo leggera, fra la bocca e le dita, per darsi coraggio o per ingannare il tempo, per darsi un tono o per lenire le ferite. E poi le donne… Alle donne piaceva talmente tanto questo misto di mascolinità e d’insicurezza, che le sue più belle conquiste erano state rese possibili proprio grazie al fumo.
Era un amante della sigaretta, di un amore incorruttibile che si protraeva da quarant’anni.
Ed era proprio lei, oggi, a dirgli che qualcosa sarebbe andato storto.
Certo, continuava a danzare, ma i suoi passi non erano fluidi come al solito. Come una ballerina che si fosse storta la caviglia sinistra, i suoi movimenti erano spesso interrotti, sembrava che cadesse proprio da quel lato. La tramontana, impercettibile agli uomini ma non alla sua fidata amante, iniziava ad alzarsi.
Il vento avrebbe messo in serio pericolo i loro piani. Una sola folata avrebbe causato tante di quelle complicazioni che sarebbe stato impossibile uscirne illesi o liberi. Sentì l’intestino contorcersi, qualcosa sarebbe andato storto, ne era certo:
“Sì, può darsi che sia proprio il “volo” del fumo…”
La frase fu interrotta dall’arrivo di Paolo:
“Scusate il ritardo. Andiamo, presto.”
Il sessantenne fece una profonda inspirazione, sapendo che sarebbe stata l’ultima da uomo libero – forse vivo – ed entrò in macchina.