“Io sono con te” di Melania Mazzucco
recensione di Anna Maria Brattoli
Ci sono storie difficili da abbracciare.
Storie impossibili da raccontare.
Ci sono storie che non potrai mai comprendere fino in fondo, ma è essenziale riportare.
Per riflettere, perché “Io sono con te”. Melania Mazzucco ci ha provato.
“Ancora non so se riuscirò a scrivere la sua storia. Ma sono sicura che, se potrò farlo, sarà solo perché lei sarà stata se stessa con me, e anch’io con lei. Allora io potrò essere anche lei e riuscirò a trovare le parole.”
Parole scorrono. Fluide, lucide, a tratti intrise di disperazione e speranza.
C’è una forza che accomuna tutti e spinge a rialzarsi quando si cade.
Ma come fai a risollevarti quando hai perso tutto e tutti?
J’ai tout perdu, si ripete, tout perdu.
“Tutto perduto. I bambini, la madre, il fratello, il lavoro, i gioielli, i soldi, i vestiti, la casa, la città. E il suo Paese. Nelle orecchie le ronza la voce del capitano: in Congo, non devono vederti mai più. E si sente dire: Sì, ho capito.”
Dieu le veut.
Indifferenza e accoglienza si alternano in una Terra sconosciuta a Brigitte.
Migliaia di persone le passano accanto senza accorgersi del suo dolore.
Dall’altra parte ci sono persone come Francesca e il “Dott. Santone” che sono i suoi punti fermi, sempre disposti a tenderle la mano. Sembrano dirle: Io sono con te.
Parole scorrono, ma ce ne sono altre che si fa fatica a stanare, restano in un minuscolo angolo della mente. Gli ultimi mesi devono restare al buio. Far finta che non esistano, per tutelarsi, per impedire al cervello di scoppiare dal dolore.
“Non vuole ricordare quello che le è successo. Si sforza ogni minuto di ogni singolo giorno, di cancellare tre mesi della sua vita. Solo così può rimuovere l’angoscia che la divora, e ritrovare la dignità. E l’orgoglio. Quello non le manca. Ha – aveva- un’alta opinione di sé. In Africa un’infermiera è qualcuno.”
In Africa Brigitte è titolare di una clinica da lei fondata.
L’ha chiamata “Dieu le veut“, e non lo ha fatto per attrarre pazienti, in Dio lei crede sul serio e a lui si affida, ogni giorno, ogni volta che il terreno sembra cedere sotto i suoi piedi. Dieu le veut, il suo mantra.
La sua clinica conta trentacinque posti letto, a Matadi tutti conoscono l’ospedale di Maman Brigitte. La clinica è a pagamento ma accetta anche persone che non hanno soldi. Una vita piena, di affetti e di sogni.
E poi?
Brigitte è sola, alla Stazione Termini.
Indossa vestiti leggeri, ha freddo e fame. È stata scaricata lì come un pacco ingombrante. La stazione di Roma diventa il suo dormitorio, la spazzatura la sua cena.
I suoi figli? li ha perduti.
Cosa è accaduto?
Melania Mazzucco racconta la storia di Brigitte.
“É così, accettando il rischio, che cominciano le cose. Ci si sfiora, e ci si sceglie, senza poter spiegare perché, una scintilla sfrigola, giù in fondo. Solo l’ignoto vale la pena di esplorare.“
Ronzavo intorno a questo libro da qualche tempo. Ho fatto come tanti.
Fa paura la sofferenza, la si evita.
Siamo nati per comprendere e, quindi, crescere.
Leggere la storia di Brigitte è stata una grossa opportunità.
Melania Mazzucco si conferma autrice di gran pregio.
Si sa, il valore di uno scrittore è nella capacità di andare a fondo, o semplicemente restare a riva, quando necessita.
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Sinossi