Da me a te andata e ritorno di R. Recchia e F. Sanguigni

Recensione di Ilaria Negrini

Da me a te andata e ritorno

 

Da me a te andata e ritorno – storie di normale diversità (Placebook publishing) di Roberta Recchia e Federica Sanguigni è un libro di grandissima profondità che unisce varie forme d’arte coniugando poesia, prosa e arte visiva.

Immergersi nella lettura dei racconti e delle poesie che lo compongono ci porta ad uscire dalla nostra piccola prospettiva per entrare in altri mondi, situazioni che solitamente vediamo solo dall’esterno, superficialmente e che spesso giudichiamo senza davvero conoscere.
Tra queste pagine possiamo cogliere il vissuto interiore di persone che si trovano ad affrontare situazioni difficili, “diverse”: ciò che emerge è l’umanità dei protagonisti e il loro riflettere sulla propria condizione.

Il testo è accompagnato dalle immagini delle opere di Emanuela Battista, che crea con la porcellana, unendo così pittura e scultura

Credo che in questo libro, proprio questo materiale così puro, delicato e al contempo resistente, nella sua metamorfica trasformazione, sia aderente al tema trattato. La diversità non è fragilità, è artistica espressione di sé. (Emanuela Battista)

Quattro storie di sofferenza, storie che raccontano una lotta combattuta e vinta.

Uno sportivo per cui tuffarsi era

arte ed espressione sublime, discorso poetico e creativo di un corpo-strumento ricolmo di sensibilità, potenza, resistenza, estetica

si trova intrappolato nel proprio corpo paralizzato.
L’io narrante vuole raccontare di sé ricordando tutto il dolore vissuto nel tentativo di non sentirsi “una metà mancata bensì radici che urlano irradianti”.

Racconta come, invece di lasciarsi andare, abbia trovato la forza di reagire proprio grazie alla disciplina imparata praticando lo sport che era la grande passione della sua vita.

Nell’acqua, grazie all’acqua, ritrova la sua antica forza e torna a respirare con l’anima e ad affermare l’unica certezza che non lo ha mai abbandonato: “IO SONO”

“Nella quotidiana mancanza
vestita d’abitudine
– ci si abitua mai a una mancanza? –
che riempie i tuoi occhi
– solo i tuoi occhi-
percorro chilometri di vacuità
abbrancato
pervicace
a una sola certezza:
Io sono”

Un ragazzo autistico viene bullizzato dai compagni.

Portando a scuola il violino e suonando davanti a loro riesce a condurli in una dimensione nuova. Nel linguaggio della musica le differenze si dissolvono.
La forza di questo ragazzo nasce dalla musica, da ciò che essa gli ha insegnato e dalla capacità che egli ha di saper “distinguere le persone dai loro comportamenti”.

“Si comprende l’altro quando si percepiscono similitudini, differenze, ci si guarda dentro con sincerità, oltre le false maschere che abitualmente indossa il mondo, perché dentro ognuno, anche se molto in fondo, esiste un’innata bellezza”.

“Albedo” racconta una terribile discriminazione di cui si parla pochissimo: gli albini in Africa subiscono atroci persecuzioni, vengono considerati portatori di sventura in alcune zone, mentre in altre si pensa che abbiano poteri magici e che possedere  parti del loro corpo porti fortuna.

Massacri di perle rare, di noi figli della luna

Vivono nel terrore di essere mutilati o uccisi.

Sono stranieri nella propria terra, “attimi fuggenti di una realtà che non si conosce quanto si dovrebbe”.

Bianca come una perla
come la luce della luna
mi nascondo tra le foglie
incatenata alla mia terra
la mia terra che non mi (ri)conosce

“Lia” è una ragazza che racconta la sua storia di diversità e di follia, il suo vivere senza conformarsi, il suo amare libero.

Sono stata rinchiusa nell’asetticità e nella mancanza di rapporti umani, in luoghi di soppressione dell’individualità. Ci sono parole che scivolano via, altre che piombandomi addosso, come un profumo intenso di viole, mi riportano al reale”

Lia ci fa capire quanto sia difficile conoscere il mondo interiore di chi viene giudicato pazzo e viene definito, etichettato, sempre con superficialità e mancanza di empatia e comprensione.

La vera pietra che pesa come un macigno non è la pazzia umana ma il pregiudizio su questa

Lia, con il suo dolore “ammassato giorno dopo giorno” e la sua gioiosa follia,  rivela a noi che ci crediamo “normali” tutta la ricchezza interiore e la bellezza che la abitano.

La mia mente
folle mente
follemente
turba
la normalità.
Lancia un grido,
l’abitudine.
Inciampa e cade.
Si desta.
E si allontana

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Sinossi:

Un modo possibile di intendere la disabilità è riuscire a guardarsi nel confine del proprio sé, portavoce di un’interiorità potenzialmente capace di meravigliarsi, nella comprensione e nell’aver cura dell’altro al di là dei propri limiti e paure.

La vera disabilità nasce nel momento in cui si pongono domande per le quali non si ascoltano risposte, intrappolate tra fili invisibili di pietismo o compassione e noncuranza.

Tra me e te andata e ritorno è una danza di quattro storie raccontate da chi ha osato sfidare con determinazione gli eventi tra vantaggi e svantaggi, consapevole della propria condizione nella quale, l’unico tratto di “alienabilità”, risiede nella convinzione che la vita di una persona sia soltanto la somma di una serie di eventi inesorabilmente affidati al destino.

Ogni uomo è eroe delle proprie battaglie, tra sofferenza e cecità che si intrecciano a volte fino a confondersi, ma è proprio nelle profondità più ardite che l’individuo diviene umano, metamorfosi di un viaggio faticoso ma altrettanto suggestivo che regala al mondo, nonostante le sue imperfezioni, un nuovo modo di sentire la musicalità e l’arte di vivere di ciascuno.

Titolo: Da me a te andata e ritorno: storie di normale diversità
Autore: Roberta Recchia, Federica Sanguigni
Editore: PlaceBook Publishing,2020

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