Christine Granville, la spia che amava.

Di Antonia Romagnoli

Christine Granville è uno dei personaggi più incredibili della Storia del Novecento. La spia che amava è il titolo della sua biografia, firmata da Clare Mulley, da poco uscita per 21 lettere edizioni.

Chi era Christine Granville, la spia che amava.

Christine Granville è  uno dei tanti nomi, quello forse che utilizzò maggiormente, di una affascinante polacca che, in epoca nazista e durante la Seconda Guerra Mondiale, si mise al servizio del suo paese e dei servizi segreti inglesi, diventando una delle più abili e coraggiose spie di tutti i tempi.

Raccontare chi fosse Christine Granville non è facile: spesso l’autrice della biografia utilizza le parole di chi la conobbe per definirla, ma in qualche modo Christine sfugge e irride con la sua unicità persino il lettore. Una personalità forte, una donna impavida, amante del rischio e incapace di vivere una quotidianità monotona. Irrequieta, probabilmente trovò nello spionaggio e nei rischi che correva come staffetta, vivendo sempre al limite e secondo regole solo sue.

Christine Granville nasce come Maria Krystyna Janina Skarbek, nel 1908 a Varsavia, in una famiglia nobiliare e molto prestigiosa, ma non troppo felice: il matrimonio dei genitori, infatti, risentiva molto della forte differenza di carattere dei due. Christine fin dalla giovinezza mostra di somigliare più al padre, grazie alla sua indole indipendente e coraggiosa. Pur essendo una ragazza, ama cavalcare da uomo, ma soprattutto adora sciare. Durante le vacanze a  Zakopane diventa in breve una sciatrice provetta, abilità che le sarà molto utile nelle attività spionistiche.

Negli anni ’20 la famiglia di Christine subisce gravi rovesci finanziari: la famiglia materna di origine ebrea è famiglia di banchieri, ma le risorse non sono sufficienti. Trasferitisi a Varsavia, dopo aver venduto l’amata tenuta, gli Skarbek affrontano un periodo difficile, che culmina con la morte del padre e con Christine che comincia a lavorare per la FIAT che ha sede a Varsavia. Il lavoro sedentario non le piace e mina anche la sua salute: i fumi tossici che arrivano dalla fabbrica all’ufficio le rovinano i polmoni.

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Christine Granville negli anni 30

Christine viene risarcita per i danni e si prende un periodo di convalescenza, tornando sulle sue amate montagne a sciare. Negli anni 30 vince un concorso di bellezza. L’aspetto di Christine sarà una delle armi che userà nello spionaggio, ma soprattutto sarà il suo fascino a proteggerla in molte occasioni.

Un po’ come Rossella O’Hara, Christine Granville “non era poi una gra bellezza”, ma “raramente gli uomini se ne accorggevano” quando decideva di usare su di loro il proprio chiarme.

Il 21 aprile 1930, Krystyna sposa un giovane uomo d’affari, Gustaw Gettlich: il matrimonio funziona solo per un breve periodo, ma dietro l’angolo per Christine c’è un nuovo e più importante amore, quello con Jerzy Giżycki, con cui il legame durerà più a lungo. Tuttavia, la donna è sentimentalmente irrequieta, incapace di fermarsi e, per quanto i due restino a lungo ufficialmente sposati, la fascinosa Chritine collezionerà molti uomini, in relazioni più o meno serie, fino alla sua morte. I due, sposatisi nel 1938, si trasferiscono in Etiopia, dove il marito assume l’incarico di console fino all’invasione da parte della Germania in Polonia, l’anno successivo.

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Christine Granville e la Guerra

La coppia vorrebbe fare qualcosa per il proprio Paese, ma rientrare sarebbe troppo rischioso; i due a Londra entrano in contatto cui servizi segreti, mettendosi a disposizione per aiutare i polacchi.

Christine viene scelta per una missione difficile e molto pericolosa, attraverso le montagne che conosce così bene. Anche grazie alle amicizie dei tempi di gioventù, la giovane donna brilla per i suoi successi.

Stanziata in Ungheria per seguire più da vicino l’evoluzione della situazione, incontra un altro uomo che diventa per lei importantissimo:  Andrzej Kowerski, militare che per molto tempo le starà accanto in guerra e in tempo di pace. Fra i due nasce una focosa passione, bruciata anche per la costante incertezza e per la precarietà dei rispettivi ruoli nella guerra, e insieme a lui Christine Granville vivrà la maggior parte delle sue avventure più rocambolesche, in Europa e in Africa, dove entrambi ricopriranno ruoli sempre differenti, portando a termine mission al limite dell’impossibile.

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Christine per un periodo lavorò sotto copertura anche come infermiera. Nel documento di identità di quel periodo era irriconoscibile: era una delle persone più ricercate dalla polizia tedesca.

L’ambasciatore inglese

Un’altra importante amicizia di Christine fu quella dell’ambasciatore inglese in Ungheria, dapprima riluttante ad aiutarla e poi figura chiave della rocambolesca fuga della coppia dai territori occupati. L’ambasciatore britannico in Ungheria, Owen O’Malley e la sua famiglia (in particolare Christine resterà grande amica con la figlia Kate), si impegnarono ad aiutare Christine e Kowerski a fuggire dall’Ungheria. O’Malley per permettere loro la fuga falsificò per loro loro passaporti britannici: Kowerski divenne “Anthony Kennedy” e Christine Skarbek divenne “Christine Granville”, il nome che userà per il resto della vita. Grazie al passaporto, riuscì anche a “ringiovanirsi” di sette anni, con un vezzo tutto femminile e intonato al suo modo di essere.

Avventure per il mondo

Fino alla fine della guerra Christine riceve diversi incarichi in Turchia e in Egitto, ma la sua posizione di spia polacca, in passato collegata a un gruppo chiamato “i Moschettieri”, rischia di comprometterla, a causa dell’accusa di doppio gioco. Amori, nuovi incarichi, microfilm e azioni sotto copertura, fra lunghissimi viaggi in auto, feste lussuose e passando attraverso una cattura, la tortura e la fuga: Christine Granville arriva alla fine della guerra ottenendo il rispetto e la fama di grande spia.

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La triste fine

Christine Granville era una donna nata per l’avventura. Per il pericolo. Per l’amore vissuto sul filo del rasoio.

La fine della guerra per lei determina anche un momento di crisi. Christine non è capace di adattarsi alla pace, senza le missioni si svuota e non trova un nuovo spazio nella società.

Non torna in Polonia, dove ha saputo non aver più nessun parente in vita.  La madre, che è riuscita a incontrare un’ultima volta durante una missione, ha rifiutato di lasciare la Polonia e di lei si sono perse le tracce.

Ma anche Londra ha ben poco da offrire a una ex spia: a parte lavori da segretaria che lei odia, c’è ben poco da fare.

Christine finisce così con l’imbarcarsi su una nave da crociera, dove almeno il pesante lavoro è ben retribuito e le permette di viaggiare. Quello che lei non sa è che l’unico amico che riesca a farsi nei viaggi, Dennis George Muldowney, preso da una folle passione per lei, diventerà il suo peggior incubo una volta rientrata a casa.

Il giovane, infatti, comincia a seguirla, insidiarla, fino al tragico epilogo: nell’atrio di un albergo, dopo essere stato respinto, accoltella Christine, uccidendola sul colpo. Terribili foto testimoniano la scena del crimine.

Lei ha solo trentasette anni, e in poco tempo viene dimenticata, anche per la volontà dei suoi amici e amanti che si accorderanno per far riposare Christine nell’ombra, per preservarne l’immagine.

Nei successivi anni, sono stati diversi i tentativi di ricostruire la  sua vita, ma i biografi si sono scontrati contro la ferrea volontà di salvare la sua reputazione.

Strano e triste pensare che tanti meriti e tanto coraggio siano passati in secondo piano a causa di una “eccessiva libertà di costumi” della giovane spia.

Clare Mulley, forse per questo, intitola la sua opera “la spia che amava” perché Christine, in fine, è solo questo che fa: ama intensamente la vita, la sua patria, l’amore. È l’incarnazione stessa della vita vissuta appieno, senza risparmio, in costante ricerca del brivido e dell’emozione.