“Canto di una donna libera” di Jasmin Darznik

Recensione di Marina Fichera

canto di una donna libera

Quando si parla di Iran e di cultura persiana non si può non parlare di un elemento fondante di questa antica civiltà: la poesia. E non importa che sia poesia antica, come quella dei grandi Hafez e Saadi, i cui mausolei a Shiraz sono ancora oggi visitati da centinaia di migliaia di persone che conoscono a memoria i loro versi, oppure poesia moderna, come quella della poetessa Forugh Farrokhzad, la donna che ancora oggi rappresenta per milioni di giovani iraniani la libertà e la passione, la poesia in Iran è parte della vita quotidiana di tutti, o quasi.

Lo sa bene Jasmin Darznik, nata in Iran nel 1973 ma emigrata con la famiglia all’età di cinque anninegli Stati Uniti, che in questo bel romanzo – edito in Italia da Piemme – ci conduce attraverso la breve vita della poetessa iraniana più amata e discussa di sempre: Forugh Farrokhzad.

La mia testardaggine era il tormento di mia madre. Una bambina iraniana viene educata a essere silenziosa e mite, ma fin dalla prima infanzia io sono stata cocciuta, chiassosa e sfrontata. Una brava bambina iraniana doveva essere pia, modesta e ordinata; io ero impulsiva, polemica e caotica.

Questo libro non è una biografia della poetessa, ma un romanzo in cui la vita di Forugh Farrokhzad viene dipinta come su una tela sulla quale ogni volta che si vuole, o si deve, si può cancellare l’immagine e ricominciare da capo. Perché nei suoi trentadue anni Forugh, nata a Teheran nel dicembre 1934 e morta in un tragico incidente stradale nel febbraio del 1967, ha vissuto molte vite.

Moglie e madre poco più che adolescente, fuggitiva, amante, ribelle, amica, pazza, artista, peccatrice, musa…

In poco più di tre decenni le tante vite – spesso dai risvolti drammatici – di Forugh sono state tutte vissute con l’intensità e la passione di donna “fuori luogo” perché troppo grande, troppo avanti rispetto al suo tempo, come emerge con chiarezza dalle sue liriche.

Saluterò di nuovo il sole,
e il torrente che mi scorreva nel petto,
e saluterò le nuvole dei miei lunghi pensieri
e la crescita dolorosa dei pioppi in giardino
che con me hanno percorso le secche stagioni.
Saluterò gli stormi di corvi
che a sera mi portavano in offerta
l’odore dei campi notturni.
Saluterò mia madre, che viveva in uno specchio
e aveva il volto della mia vecchiaia.
E saluterò la terra, il suo desiderio ardente
di ripetermi e riempire di semi verdi
il suo ventre infiammato,
sì, la saluterò,
la saluterò di nuovo.

Attraverso le molte liriche riportate nelle pagine del romanzo e il racconto delle sue emozioni, riaffiorano non solo le intense vicende della vita di Forugh, ma anche le vicissitudini politiche e sociali che hanno attraversato l’Iran nel periodo tra gli anni ’40 e ’60 del novecento.

L’autrice ci fa scoprire che Forugh è non solo un’artista completa, poetessa e scrittrice ma anche fotografa e regista, ma soprattutto è una donna complessa, che può rinunciare a tutto tranne a due cose, l’amore e la libertà.

“Sei una donna coraggiosa” disse quando finì.
“Anche se quello che ho fatto mi è costato mio figlio?”
La guardai con ansia, aspettando la sua risposta. Volevo che lei mi prendesse la mano e mi rassicurasse: certo, lo ero, anche se mi era costato mio figlio. E non avevo sbagliato ad abbandonare mio marito. E non ero né pazza né senza cuore. Ma lei non mi dette né torto né ragione. Mi ascoltò e basta.

Non conoscevo i dettagli della vita di Forugh Farrokhzad e sono consapevole, come spiega anche l’autrice nelle note, che questo romanzo rappresenti solo un’idea di quella che può essere stata la storia della poetessa, ma so con certezza che le quasi quattrocento pagine di questo libro sono state piacevoli come passeggiare tra le meravigliose strade di Isfahan, una di quelle esperienze che ti lasciano una sensazione di bello per molto tempo. Già aspetto il prossimo romanzo di Jasmin Darznik!

E c’è una strada dove i ragazzi che mi amavano sono ancora lì
con i loro capelli spettinati e i colli sottili e le gambe magre,
pensano ancora al sorriso innocente di quella ragazza
che una sera il vento portò via con sé
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Link di vendita: http://www.edizpiemme.it/libri/canto-di-una-donna-libera
Titolo: Canto di una donna libera
Autore: Jasmin Darznik
Editore: Piemme
Anno: 2019
Sinossi dalla casa editrice

Per tutta l’infanzia, a Teheran, le avevano detto che le bambine persiane dovevano essere umili e silenziose. Ma, come un uccello in gabbia, lei non ha mai smesso di cantare.

“È il volo che ricorderai, perché l’uccello è mortale.” Forse è per stupire suo padre che Forugh, ancora bambina, scrive la sua prima poesia. D’altra parte per tutta l’infanzia, a Teheran, si è sentita dire che le bambine persiane devono essere mute e obbedienti.

Sono gli anni Quaranta, e per le donne non c’è molta scelta, in Iran come in molti altri posti. Ma Forugh è una bambina diversa…