Acque Torbide – di  Higuchi Ichiyō

recensione di Sara Cancellara

acque torbide

 

Acque Torbide è un racconto di Higuchi Ichiyō edito in italiano da Jouvence nel 2015.

 

          Oriki, capelli acconciati con chignon shimada, freschi seni e carnagione chiara.

          Lavora nei quartieri di piacere, collocati   ai margini della città di Tokyo.

          Ho letto Acque torbide, racconto breve ed intenso, mentre aspettavo un treno alla stazione. Per fortuna ero avvolta in un silenzio piacevole e da un caldo inaspettato per essere ancora in pieno inverno.

          Così ho avuto il privilegio di conoscere Higuchi Ichiyō scomparsa prematura, a soli ventiquattro anni ed annoverata tra le più importanti esponenti della nuova letteratura femminile giapponese, sviluppatasi alla fine del XIX secolo.

Il volto della scrittrice denota le banconote da 5000 yen.

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          Sono entrata in un mondo fatto di locande e di bottiglie di sake, di bene e di oscurità,  di gelosia e di ventagli, di futon( materassini di cotone grezzo) e  di yucata ( leggero kimono di cotone), un mondo di voci gentili “Buonasera signore”, di  denaro e di dolci, ma …

“Accade talvolta che per un cliente su cento arrivino   versare vere lacrime”.

                  恋に落ちる  innamorarsi ???

          Penso ad Oriki come il vapore che esce da una ciotola di riso, più che il riso con i suoi ingredienti è la nuvola di vapore che fa venire fame ed appetito, che cattura lo sguardo e ci riporta in un Oriente dove le buone maniere ed il decoro sembrano cela i piccoli attriti del cuore a volte.

Ma se c’è una cosa che questo scritto prezioso, Acque Torbide, vuol rendere palese è che non si può mentire a se stessi e non si può fingere per sempre. Che su quelle collinette che chiamiamo la montagna del tempi girano colonne di luce e si annidano leggende che spesso e volentieri ci raccontano di appassionate storie d’amore.

 

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Sinossi

Nonostante la scomparsa prematura, a soli ventiquattro anni, Higuchi Ichiyo è annoverata tra le più importanti esponenti della nuova letteratura femminile giapponese, sviluppatasi alla fine del XIX secolo, dopo l’apertura del Paese all’Occidente.

Il racconto, qui presentato, è caratterizzato dall’ambientazione popolare e dall’interesse, ricorrente nelle opere della scrittrice, nei confronti della vita degli strati più umili della popolazione giapponese.

Le case di piacere, collocate ai margini della città, diventano il centro delle vicende che coinvolgono alcune cortigiane, costrette a reprimere gli impulsi vitali della giovinezza e a sacrificare la propria libertà e, in alcuni casi, la propria stessa vita.

Racconto intenso e profondamente romantico, ma reinterpretato dalla peculiare sensibilità dell’autrice sia nei temi che nel linguaggio.

 

Higuchi Ichiyo il cui volto denota le banconote giapponesi da 5.000 yen, nacque nella Tokyo dell’epoca Meiji (1868-1912) da una famiglia di samurai. La sua passione per la letteratura classica fu contrastata dalle difficoltà familiari ed economiche e tuttavia decise di dedicarsi alla scrittura e farne la sua fonte di reddito.

Nel 1894 il suo racconto La vigilia del nuovo anno fu pubblicato con successo. Seguirono nel 1895 Takekurabe (Chi è più alto?), Nigorie (Acque torbide) e Jusanya (La tredicesima notte).

La sua carriera si concluse nel 1896 con la sua morte per tubercolosi.