“Viaggio nella terra dei sogni” di Maurizio Bettini

Recensione di Emma Fenu

Viaggio nella terra dei sogni di Maurizio Bettini, classicista e scrittore, è un saggio ricco di fotografie, edito da Il Mulino nel 2017.

viaggio sogni

“Stanotte ho fatto un sogno.”

Quante volte abbiamo pronunciato questa frase, apprestandoci a raccontare o a evocare sensazioni riferite alla nostra attività onirica.

Usiamo il verbo fare, lo stesso che compare nelle espressioni legate alle nostre affezioni o bisogni corporali, e sempre al tempo passato, evidenziando l’impossibilità di parlare e, al contempo, sognare, se non ci si muove nel campo della metafora.

Un antico Romano avrebbe detto: “Stanotte ho visto un sogno”, usando il verbo video e usando il costrutto del verbo alla forma passiva, videor, per l’espressione “mi sembrava di…”, che ricorre nei racconti onirici dell’epoca.

Letteralmente videor significa “sono visto”: non è forse il sogno la dimensione fantastica nel quale ciascuno è visto da sé come simulacrum di sé?
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Henri Rousseau, Zingara addormentata, 1897

Eppure, nonostante i sogni per noi siano nostre creazioni, che facciamo, essi sono imprevedibili e sfuggono al potere di controllo esercitato dalla ragione.

Ed è proprio per questo che sono così affascinanti. Ed è proprio per questo che lo furono e lo saranno.

Attraverso un dettagliato e appassionante excursus fra popoli, epoche e teorie, Maurizio Bettini tiene fede alla promessa contenuta nel titolo del libro e ci conduce in viaggio attraverso la terra dei sogni e della loro interpretazione, strettamente legata alla storia, all’arte, all’antropologia, all’etnografia e alla psicoanalisi.
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Hypnos, testa in bronzo, I-II sec d. C

Gli antichi, in particolare Mesopotamici, Greci, Romani ed Ebrei, ritenevano che i sogni ci mettessero in comunicazione con il mondo sovrannaturale, trasmettendo, in forma criptica e, pertanto, richiedente una interpretazione, messaggi divini destinati all’uomo.

In epoca moderna, da Freud in poi, non si nega l’esigenza di spiegare le visioni oniriche ma, mentre gli antichi ritenevano che esse potessero predirre il futuro, nella psicoanalisi cambia la prospettiva. I sogni, in tale ottica, forniscono informazioni sul passato, svelando desideri e paure nascoste del soggetto attraverso una collaborazione fra quest’ultimo e l’analista.

Tuttavia, tutt’oggi, la notte diventa occasione per superare i confini della contingenza e per mettersi in comunicazione con l’Oltre, nello specifico con i defunti, per avere combinazioni di numeri da giocare al lotto (il termine Smorfia, che identifica il “dizionario” ermeneutico del giocatore, deriva, infatti, non solo dalla posa del volto del dormiente ma, in primis, dal nome del dio del sonno, Morfeo).

Non mancarono teorie, fra le quali la più significativa e pionieristica fu quella di Roger Callois, nel 1956, che ritengono i sogni privi di alcun significato, in quanto la stessa realtà è enigmatica e incerta, al punto da poter essere essa stessa frutto di una mentale elaborazione.

Fra le due posizioni antitetiche, una assegnante valore interpretativo ai sogni e una negandone il senso, si pone una terza visione molto affascinante, espressa da Fedor Dostoevskij ne L’idiota, secondo la quale l’esperienza onirica lascia un’impressione non esprimibile attraverso le parole.

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Wang Niandong, Il sogno della farfalla, 2007

Maurizio Bettini, soffermandosi sui sogni “tipici”, evidenzia come ci siano elementi che contraddistinguono epoche e, dunque, culture diverse che si esplicitano nelle elaborazioni notturne: se i greci, per esempio, sognavano metamorfosi, gli occidentali contemporanei, debitori al cristianesimo, sognano di essere nudi e, quindi, molto a disagio.  

Il differente senso del pudore, nel caso specifico, si esplicita e palesa nell’attività della psiche, arrivando a concepire percorsi onirici collettivi.

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Nicolai Abraham Abildgaard, Incubo, 1800

Di contro, esistono incubi che non hanno tempo, come il non riuscire a muoversi e a scappare.

Entra, così, in scena una parola la quale necessita di spiegazioni che l’etimologia può facilmente fornire: incubo, infatti, deriva da incubare, ossia giacere sopra, e allude ad una creatura che preme sul petto del dormiente.

Se per i Greci e i Romani tale entità malvagia era sempre maschio, in epoca medievale esso era anche femmina, in quanto entrambi i sessi venivano sedotti affinché il diavolo potesse generare i propri figli.

Tale teoria impegno anche San Tommaso nella Summa Theologiae nella quale si fa riferimento a un tipo di essere demoniaco non incubus ma succubus, ossia che, in qualità di femmine, stanno sotto.

 

Il viaggio nella terra dei sogni è più lungo, più complesso, più magico di quanto ho potuto narrarvi in una recensione.

È il viaggio dell’Uomo e di ogni uomo, a cavallo della clessidra del Tempo, alla ricerca del mito collettivo o del desiderio personale, ossia di ciò che c’è e non c’è, di ciò che si vede e non si vede, di ciò che significa, dando a tutto un senso.
Link d’acquisto:

https://www.mulino.it/isbn/9788815273727

Titolo: Viaggio nella terra dei sogni
Autore: Maurizio Bettini
Edizione: Il Mulino, 2017