Sensi di Adania Shibli
Voce al Mare
Recensione di Elvira Rossi
Sensi di Adania Shibli è un romanzo breve e originale, che non segue i comuni canoni narrativi, edito da Argo nel 2007.
Cinque capitoli: “Colori, Silenzio, Movimento, Lingua, Muro” impegnano il lettore nella ricerca di un filo conduttore.
Un villaggio palestinese, scenario della narrazione, si delinea a poco a poco attraverso scarni riferimenti.
Di cosa tratta Sensi?
La ricostruzione di un microcosmo, simbolo di una Terra senza pace, è affidata a una sequela di fotogrammi in una alternanza di descrizioni particolareggiate e brevi episodi.
Macchie di colori, varietà di suoni, segmenti di oggetti ingigantiti da una percezione alterata tracciano il ritratto di una tragedia, che rivendica la propria visibilità attraverso un linguaggio che non sia quello né della cronaca né della denuncia.
Le scelte dell’autrice rispettano ed esaltano l’autonomia del linguaggio letterario, dal quale deriva il potere di esplorare l’animo umano attraverso una vastità di soluzioni, difficilmente accessibili da altre forme comunicative.
L’assenza di una architettura narrativa tradizionale genera un vuoto, che lascia indovinare una umanità tormentata.
I personaggi sorprendono per la loro impassibilità.
Sono profili umani, che si abbandonano alla vita con indolenza.
Creature, che raramente lasciano trapelare i propri sentimenti, ristagnano in una staticità, che non conosce i dialoghi e le riflessioni.
Il pensiero si dilegua nei sotterranei del non detto.
Nei movimenti rallentati si coglie un dolore paralizzante, difficile da comunicare.
Adania Shibli si affida alla efficacia figurativa delle parole, che come pennellate di colori sembrano dipingere quadri di vita dal forte carattere impressionistico.
Alla storia si arriva incastrando i diversi tasselli.
Il malessere di un mondo insanabile è raggiunto dall’intuizione, che associa una serie di indizi: immagini interrotte, sagome scarnificate, oggetti sezionati.
La protagonista è un’anonima ragazzina immersa in un presente, che impedisce ai sogni di prendere forma.
Il passato e futuro sono stati cancellati.
La vita della giovanissima si svela attraverso elementi dalle parvenze insignificanti.
Il campo visivo del narratore tende sempre a stringersi sul dettaglio.
Le inezie diventano rilevanti.
Le comuni gerarchie vengono invertite e muta il paradigma che guida la lettura della realtà.
La banalità diventa il centro di una coscienza, che misurandosi costantemente con la morte possiede uno strano concetto di normalità.
La presenza ossessiva delle minuzie è inserita in un contesto che sfuma nell’approssimazione.
Tale contrasto tratteggia un’atmosfera surreale, che comunica sensazioni di inquietudine e alienazione.
Nella irrisolutezza e nell’imprecisione dello spazio si intuisce una complessità, che lo rende impenetrabile alla conoscenza.
Il suo nome è stata reso impronunciabile.
“Anche il significato della parola Palestina non è chiaro, l’unica cosa certa è che è proibito usarla”
L’esasperazione del dettaglio si traduce in uno stile di scrittura che vuole aderire a una contemporaneità sofferente e indecifrabile.
La narrazione, pur essendo ben lontana da toni enfatici, non è asettica.
Incoraggia la conoscenza e la riflessione.
Emoziona. Rattrista.
Frequenti sono le situazioni che sconfinano nel paradosso.
Il silenzio è disturbato dai rumori di una ordinaria quotidianità e ogni sonorità è avvertita come un elemento di disturbo.
“ In tutto il mondo non esiste un attimo di silenzio.”
Il ticchettio della lavatrice, le voci che provengono dal cortile, la sirena dell’autoambulanza sono posti simmetricamente sullo stesso piano con apparente indifferenza.
Durante il funerale di un fratellino, probabile vittima di un attentato, la preoccupazione maggiore della bambina è quella di nascondere uno strappo dell’abito.
L’asprezza della vita viene a essere trasfigurata e divorata da una calma artificiale.
L’arte della sopravvivenza lascia sbiadire i sentimenti fino a zittirli.
Le emozioni non hanno voce.
La reticenza a esprimere i turbamenti dell’animo ha l’effetto di rendere ancora più gelida e terribile la rappresentazione della morte.
“La ragazzina tende bene le orecchie sul fratello morto. Il silenzio è ormai la sua unica forma di esistenza per l’eternità.”
Perché leggere Sensi?
La conclusione è affidata alla visione di un muro su cui cade lo sguardo di chi è seduto di fronte.
“La sposa siede sul divano, abbracciando il muro sul divano.”
Il muro arresta i passi delle persone, segna i confini della libertà, minaccia l’identità di un Popolo, tuttavia lascia che a transitare siano l’odio e la guerra.
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Sinossi
La protagonista, una ragazzina senza nome, incarna in modo esemplare sia la seconda generazione dell’Intifada che le ultime tendenze della narrativa dei Territori occupati: sulla pagina bianca, prima che il fragore dell’epica bisogna riversare l’arte di sopravvivere.