Oscura e celeste di Marco Malvaldi

Voce al Sogno

Recensione di  Tiziana Tixi

 

oscura celeste

 

 

Oscura e celeste è un giallo storico di Marco Malvaldi edito da Giunti Editore nel 2023.

 

Di cosa tratta Oscura e celeste?

Anno Domini 1631 Firenze risuona di orazioni e lamenti.

Ogni giorno, a orari stabiliti, le campane chiamano tutti, nobili e plebei, laici ed ecclesiastici, a inginocchiarsi in umile contrizione, in unanime supplica.

L’Altissimo ha scagliato il flagello della peste; a Lui ogni devozione affinché liberi dal morbo la città. Ferdinando II è soffocato dalle lettere di canonici, piovani e prevosti; tutti gli offrono i loro servigi per contrastare il contagio.

I problemi di ordine pubblico angustiano il Granduca; perfino i religiosi non fanno che violare il divieto di congrega.

Da abile politico, egli sa che gli uomini del Papa non ascolterebbero mai Sua Altezza Serenissima.

Che sia dunque una autorità religiosa, indiscussa e carismatica, ad ammonirli. Niccolò Cini, canonico della chiesa metropolitana di Firenze, viene convocato a Palazzo Pitti; lì riceve l’investitura a commissario generale della Sanità.

Fuori città mantenere l’ordine è ancora più arduo; alcuni luoghi sono del tutto ingovernabili: uno in particolare è motivo di preoccupazione. Il convento delle clarisse di San Matteo in Arcetri, lungo la via Imprunetana, è al centro di uno scandalo.

Nel contado le malelingue sussurrano che le suore siano dedite allo spirito ma anche alla carne; che, se di giorno praticano il sacro ufficio, di notte ricevano visite molto terrene.

Il convento di San Matteo è la prima, più urgente tappa del pellegrinaggio investigativo di monsignor Cini.

Le clarisse sono poco più di trenta; la regola dell’ordine impone loro clausura, obbedienza, castità e povertà. Suor Maria Celeste e suor Arcangela sono sorelle prima che consorelle; al secolo Virginia e Livia, vantano un cognome di tutto rispetto. Sono figlie di messer Galilei; proprio lui, Galileo. Come tante altre ragazze prive di congrua dote, hanno dovuto rinunciare al matrimonio e imboccare la strada della monacazione. Nell’ottobre del 1631 l’illustre padre ha il suo bel da fare; il tipografo Landini sta dando alle stampe il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, atteso da un pubblico variegato e impaziente.

Anche Urbano VIII scalpita per leggere quelle pagine, con l’auspicio che Galileo non osi troppo.

Che non osi mettere in giro teorie eretiche o in odore di eresia. Il Papa ha concesso l’imprimatur; su una condizione è stato irremovibile: Galilei deve emendare i passi sconvenienti, deve apporre una introduzione e presentare le sue teorie come mero calcolo matematico.

Lo scienziato ha accettato; ma ha chiesto e ottenuto l’imprimatur anche da Ferdinando II e trasferito la stampa a Firenze. Un’astuzia che gli permette di sottarsi alla censura papale e diffondere il Dialogo ultimato nella versione genuina, con buona pace del Barberini.

Galileo si è appena trasferito in una villa in Arcetri, a due passi dal convento; è giunto alla veneranda età di sessantasette anni e la sua vista è annebbiata.

Gli occhi sono affaticati, la scrittura ne risente; piccoli, storti scarabocchi che Landini troverebbe indecifrabili. Suor Maria Celeste presta al padre i propri occhi e la propria mano; con pazienza e dedizione ne trascrive i manoscritti e traduce i caratteri faticosi in grafia elegante.

Abbiamo lasciato monsignor Cini in partenza per Arcetri; chi incontra lungo la strada? Galileo, che si reca in visita alle figlie. Cini è una vecchia conoscenza essendo stato suo allievo; maestro e discepolo proseguono insieme il cammino.

Arrivati al cancello di San Matteo si fa loro incontro il confessore, padre Gioacchino; è in ambasce per una tragedia avvenuta tra mattutino e laudi. Il gesuita spiega che suor Agnese è precipitata dalla finestra della torre campanaria.

Era solita salirvi per osservare le stelle con il cannocchiale donato al convento da messer Galileo. La poveretta è stata rinvenuta senza vita, come una bambola di pezza. Si è forse gettata volontariamente? Suor Maria Celeste respinge categorica l’ipotesi della morte procurata; la consorella traboccava della grazia di Dio.

Non avrebbe mai compiuto un gesto così scellerato peccando contro sé stessa e contro il Cielo; lei che quel cielo lo amava più delle altre.

Suor Agnese era appassionata e studiosa di astronomia e di filosofia naturale; spesso ne dissertava con Galileo, che le era affezionato. La missione di monsignor Cini si complica. Non bastava il sospetto di immoralità a infangare il buon nome del convento; questa morte misteriosa lo ricopre di luce sinistra.

Il canonico non perde tempo e inizia un giro di interrogatori. Le suore concordano nel ritrarre Agnese come l’unica creatura viva in quel deserto di anime spente.

Ma alcune di loro esprimono un sospetto; hanno paura di pronunciare quella parola, quasi il suo stesso suono dia forma al mostro. Stregoneria; dicono mentre si segnano devotamente.

Suor Agnese rubava dall’officina una certa erba, il licopodio. A cosa le serviva l’erba strega? E cosa sono quei simboli arcani che ella tracciava sul pavimento della propria cella? Sì, perché suor Agnese occupava una stanza solo per sé, un privilegio concesso alle monache malate. O a quelle che pagano; che pagano profumatamente.

Ma suor Agnese non era malata e non pagava uno scudo. Monsignor Cini apprende che la magia è vedere una cosa senza capirla; è lo stupore dettato dalla non conoscenza delle leggi invisibili che regolano le forme visibili. Il canonico sta ficcando il naso in una storia che rischia di nuocere a qualcuno; questo qualcuno corre ai ripari.

L’atmosfera nel convento si fa incandescente, gli animi esacerbati dalla paura e dal sospetto.

Nemmeno Galileo dorme sonni tranquilli; se Roma sollecita la pubblicazione, anche il Granducato spinge.

Ricordate che suor Maria Celeste sta trascrivendo il Dialogo? Il manoscritto è lì, dentro quelle mura; una ghiotta occasione di studio per suor Agnese che ha ottenuto da Galileo il permesso di leggerlo. Ebbene, quelle carte non si trovano; la cella è stata setacciata: del Dialogo neanche l’ombra. Galileo scruta tutta la vicenda come scruta il cielo; la logica scientifico-matematica gli permetterà di sciogliere il mistero della morte della suora che osservava le stelle. 

 

Perché leggere Oscura e celeste

Lo spirito dissacrante di Oscura e celeste castigat ridendo mores; la superbia, l’avidità, la gola, l’ira. I vizi capitali sono ben rappresentati, in seno alla Santa Romana Chiesa, in un piccolo convento di campagna. La vis ironica fustiga tutti i personaggi, nessuno escluso; nemmeno Galileo è risparmiato.

La straripante irriverenza non deve far pensare a una materia esile. Nella leggerezza della prosa Oscura e celeste tocca temi che pesano.

Cos’è la Scienza? È spiegare i fenomeni, visibili ma incomprensibili, in termini di oggetti invisibili che siano semplici da capire.

“La vera bestemmia è negare l’opera di Dio, non spiegarla. Dio ci ha dato la natura e ci ha dato i sensi: negando ciò che questi ci dicono sulla natura, è come se dicessimo che Dio ha fatto uno sforzo inutile nel darci occhi e orecchie. I quali sono necessari per la salvazione del corpo, così come la nostra condotta lo è per la salvazione dell’anima”.

Cosa sono i numeri? Sono l’antidoto alla Babele linguistica che impedisce agli uomini di comunicare. I numeri sono la lingua universale che Dio ha dato per capire la Sua opera e per capirsi. Oscura e celeste rilancia una questione storica e sociale di cui si è nutrita anche la letteratura quale strumento di denuncia: le monacazioni forzate.

Croce e condanna per molte donne, questa imposizione era dettata da vari motivi; in primo luogo di natura economica. La legge del maggiorasco è la causa della sventura di Marianna de Leyva, la monaca di Monza che ispirò la Gertrude manzoniana. Il matrimonio era precluso alle ragazze che non potevano permettersi la dote; l’unica strada che rimaneva loro era il convento.

A differenza di Virginia, che accetta con rassegnazione il proprio destino, Livia ribolle di rabbia e risentimento verso il padre, verso il proprio abito. E forse non è un caso se sceglie di chiamarsi Arcangela. A Venezia suor Arcangela Tarabotti intinge la penna nel veleno; ella scrive L’inferno monacale, arrabbiata protesta contro l’abominio delle monacazioni forzate.

Alcune ragazze sceglievano la strada del convento per una ragione di spirito più che spirituale; per poter studiare, per accedere a una cultura che sarebbe stata loro negata nel secolo. Suor Agnese, uno dei pochi personaggi di fantasia, vibra di significati; è coetanea e antenata di donne che hanno contribuito allo sviluppo di una disciplina grazie a uno studio appassionato e ostinato. Uno studio condotto ai margini della via maestra al maschile, sfidando pregiudizi e veti; nella penombra della cella o in casa si sono affaccendate sui libri. Plautilla Briccia, Artemisia Gentileschi illuminano come fiammelle le arti del Seicento; diventeranno fuochi inestinguibili.

La figura di suor Agnese è un omaggio ad Agnes Pockels, pioniera della fisica tra XIX e XX secolo; ella compì studi fondamentali sulle superfici.

Una scienziata? No. Una domestica che si dilettava di fisica. Altre donne hanno percorso il sentiero della Scienza; hanno prodotto durevoli frutti lavorando quasi di nascosto. Inesistenti per il mondo accademico, volti senza nome nomi senza volto, hanno conquistato un volto e un nome grazie alle loro intuizioni.  

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Sinossi

L’Europa è in guerra, le risorse scarseggiano ed è in corso una pandemia: no, non stiamo parlando di attualità ma dell’anno 1631.

A Firenze la peste infuria, il Granduca dà disposizioni per limitare i contagi ma c’è chi sa trarre beneficio dalle situazioni di emergenza: tra gli altri, un “filosofo naturale” che con la scusa del morbo ha ottenuto di stampare il suo ultimo libro in città anziché a Roma, eludendo gli accaniti controlli dell’Inquisizione.

È Galileo Galilei, l’uomo che con il suo “cannone occhiale” ha scoperto le fasi di Venere e i satelliti di Giove, che fa esperimenti sul pendolo e sulla caduta dei gravi e adesso sta per pubblicare il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo: un’opera scritta in volgare affinché tutti possano capire che non l’uomo con i suoi dogmi bensì il Sole sta al centro dell’universo.

La vista di Galileo, però, è sempre più appannata, e le sue minute devono essere trascritte per il tipografo dalla figlia Virginia, che ha preso il velo nel convento di San Matteo in Arcetri.

E come osservando attentamente la Luna si scopre che è coperta di macchie, così anche un luogo di preghiera, a frequentarlo assiduamente, rivela aspetti inattesi: c’è chi dice, per esempio, che alcune sorelle “ricevano”; che in una cella il lume rimanga acceso troppo a lungo; che una notte si sia udito il suono di un corpo che cade…

Galileo dovrà portare luce in un mistero più buio di una notte senza stelle, ma nulla può fermarlo perché lui sa che ogni cosa illuminata ha una parte oscura: sta a noi capire da che lato osservarla. E quando arriviamo a vederla nella sua interezza, ci avviciniamo alla nostra natura celeste. 

 

Titolo: Oscura e celeste
Autore: Marco Malvaldi
Edizione: Giunti Editore, 2023