L’Eneide di Didone di Marilù Oliva

Voce al Sogno
Recensione di Tiziana Tixi

 

l'eneide didone

L’Eneide di Didone è un romanzo di Marilù Oliva edito da Solferino nel 2022.

Di cosa tratta L’Eneide di Didone?

Enea e i suoi approdano sulla riva libica, a Cartagine. Essi si vedono costretti a sostare su questa terra; le navi hanno bisogno di essere riparate prima che possano riprendere il mare. Se gli uomini sono in difficoltà, anche la regina Didone ha i suoi guai; è oppressa dai doveri verso il suo popolo e deve tenere a bada le profferte di Iarba, il re dei Getuli.

Immersa in cupi pensieri, ella entra nel tempio di Giunone; uomini sconosciuti, vestiti alla maniera frigia, osservano rapiti i dipinti murali. Il ciclo pittorico rappresenta le imprese della guerra di Troia;gli stranieri sono visibilmente commossi davanti a quelle immagini grondanti dolore. Uno di loro riconosce la regina dall’abito e dal contegno; con voce pacata l’uomo la apostrofa e
presenta sé stesso e gli altri come profughi da Troia.

Vengono in pace, non rappresentano una minaccia – la rassicura; le chiedono ospitalità confidando nella sua benevolenza. Didone
conosce le vicende della guerra di Troia dai canti degli aedi; conosce il sapore amaro della sconfitta e della vita da esule; ha imparato che soccorrere gli infelici è più proficuo che schiacciarli. Accoglie la supplica dei troiani e rispetta il sacro dovere dell’ospitalità.

Colui che ha parlato non è Enea ma Ilioneo; quando il dux, rimasto in disparte, si fa avanti Didone avverte la sensazione fatale che questo incontro segnerà la propria esistenza e quella del proprio popolo.

È appena sorta l’alba di una nuova era. La sera, dopo il banchetto, la regina chiede a Enea di narrare la loro storia; per lei sapere è un’arma di difesa.

L’uomo accetta di immergersi nelle acque del dolore, tanto gli costa rivivere la rovina della propria città; conticuere omnes intentique ora tenebant mentre rievoca la caduta di Troia.

Tutti sono soggiogati dall’arte oratoria di Enea, tutti bevono le sue fluide parole. Tutti tranne Didone, l’unica che gli crede a metà; ancora meno crede alla presunta epifania di Venere che si sarebbe mostrata al figlio. Didone esterna alla sorella Anna il proprio sconcerto per quell’eroe tanto celebrato che le sembra solo un istrione.

Anna è meno severa, addirittura le suggerisce velatamente di considerare la possibilità di un matrimonio con lui. Vuole forse Didone
rinunciare alla gioia dell’amore e dei figli? I figli; Anna colpisce dritto la sorella che già si è affezionata al piccolo Ascanio: sarebbe bello essergli madre. Didone esita a cedere a Enea?

Allora va aiutata; Venere e Giunone, in una tregua dall’astio reciproco, la spingono tra le braccia dell’eroe. I due si infiammano di passione; l’indomani tutti sanno: la Fama, mostro piumato con innumerevoli occhi e altrettante bocche, ha soffiato ai venti la notizia dell’unione scandalosa.

Didone è divorata dal rimorso; non si dà pace per essersi concessa a quell’uomo di passaggio. La reputazione di sovrana integerrima e vedova fedele è appannata; ma c’è un modo per arginare il danno, per tenere a bada il popolo fenicio e ammansire Iarba.

Ella dimostrerà che il legame con Enea è saldo e destinato a durare, che il matrimonio è più che una speranza. I mesi si susseguono; l’eroe è accanto a Didone eppure non le sfiora mai la mano, mai una parola di tenerezza. La donna si sente solo uno strumento eppure cresce l’attaccamento a Enea; egli è presente e assente, tangibile e immateriale.

L’unico gentile tra i frigi è Ilioneo. Stanca della libica inerzia, Giunone interviene; Mercurio calza i sandali alati e plana da Enea per sollecitarlo alla propria missione.

Le navi vengono preparate in fretta e in segreto ma la Fama colpisce ancora; pur affranta, Didone redarguisce aspramente Enea. Non capisce egli quali conseguenze nefaste provocherà a lei e ai fenici il suo abbandono? Non capisce che la lascerà in balia del biasimo della gente e delle ire di Iarba? Per niente toccato, Enea si mostra un campione di cinismo, di bieco utilitarismo; poi accade l’inspiegabile.

Ferita e furente, Didone brandisce una spada, non intende colpirlo, implora solo qualche istante in più; ma Enea, per sottrarsi a lei, rimane trafitto a morte. L’impianto narrativo di L’Eneide di Didone si regge su questa chiave di volta; il Fato non ammette ripensamenti: Didone si sostituirà a Enea fino all’arrivo nel Lazio. E oltre.

Perché leggere L’Eneide di Didone?

L’Eneide di Didone nasce da una domanda che è facile porsi dopo aver letto la storia della regina di Cartagine. Come è possibile che una donna forte, intraprendente e autonoma come lei abbia scelto di uccidersi per un uomo che sapeva bene essere solo una fugace presenza nella sua vita?

Nel poema virgiliano Didone è figura funzionale alla storia di un eroe; il suicidio la scelta per sciogliere un nodo narrativo. Marilù Oliva rovescia la prospettiva; dilata il personaggio Didone e lo pone al centro del proscenio.

L’Eneide di Didone è una brillante e intelligente rilettura del poema virgiliano che propone una versione femminile delle vicende da cui ebbe origine la stirpe romana.

Una versione, quella di Oliva, che risolve quella aporia facendo di Didone stessa la risposta. Didone è una figura plasticamente ben definita; sono messe a nudo le ombre e le fragilità di una donna pur ricca di luce e forza. Una donna che riconosce simili a sé le asperità della terra libica e i contrasti degli orizzonti; una donna che emette leggi e sentenze, che la sua gente ha eletto stella polare ma che, in segreto, nutre dubbi e timori.

Come regina, Didone è chiamata al dovere della fermezza; non può vacillare, deve esserci e dare risposte. Sempre. A tutti. E, proprio perché più in alto di tutti, ella è sola.

Certo, Anna è l’adorata sorella; ma nemmeno ad Anna può aprire del tutto le stanze della sua anima.
Nata Elissa, è ribattezzata Didone, l’errante, dopo la fuga da Tiro; l’errare è una condizione durevole nella sua vita. Lascia la propria terra per sottrarsi alla minaccia del fratello; lascia Cartagine per raggiungere il Lazio.

Perché intraprende questo nuovo viaggio? Per amore di un bambino che rappresenta il figlio che non ha partorito ma che ha sempre desiderato. La mancata maternità era una lettera scarlatta: una donna senza figli era una donna mancata; tale è Didone, invisa alla suocera.

L’errare è anche il moto del suo cuore; l’affetto per il marito Sicheo è strappato brutalmente da Pigmalione. Enea è un’ombra inafferrabile; Ilioneo è l’uomo.

Didone vive un’evoluzione spirituale che modifica il suo rapporto con l’intangibile; è scettica, crede nell’esistenza degli dèi ma dubita che essi partecipino delle umane vicende. I sogni, i segni che riceve la convinceranno che i superni non sono poi così indifferenti e
affaccendati solo nelle divine faccende.

L’errare porta Didone a possedere una certezza: la libertà è tenersi stretto il privilegio di poter scegliere. E sceglie, sé stessa e per sé stessa.

Link d’acquisto

https://www.ibs.it/eneide-di-didone-libro-marilu-oliva/e/9788828208402

Sinossi

Didone ha conquistato con l’astuzia una terra per il suo popolo, i Fenici, sulle coste africane.
Regina senza re, ha fondato Cartagine, l’ha cinta di mura, l’ha dotata di leggi. Ma è assediata dall’avidità dei capi nomadi, stanca delle quotidiane fatiche diplomatiche, preoccupata per il futuro e si sente sola.

Un giorno approdano le navi degli stranieri: sono fuggiti da Troia in fiamme e li guida un eroe di cui lei ha udito cantare le gesta, Enea. Comincia così una delle più grandi storie d’amore, tradimento e disperazione mai raccontate, immortalata nell’Eneide di Virgilio.

Ma c’è una voce da cui non l’abbiamo mai sentita narrare: quella della protagonista, Didone stessa, donna forte e sopravvissuta a mille traversie che pure si uccise per amore. O almeno, questo è ciò che sappiamo. Ma come sono andate davvero le cose?

Qual è la versione al femminile dietro alla partenza di Enea da Cartagine e al suo viaggio verso la penisola italica, che portò alla fondazione di Roma? Meglio di chiunque altra lo sanno forse due dee, Giunone e Venere: l’una è la guida agguerrita di Didone, l’altra è l’amorevole protettrice di Enea.

E un conflitto divino farà da sfondo a una sorprendente avventura umana sulle due sponde del Mediterraneo, che cambierà le sorti del mondo.

Con audacia e talento, Marilù Oliva entra nei pensieri e nei sentimenti di una delle più appassionate e tragiche eroine della letteratura d’ogni tempo. Arricchendone la vicenda non solo di sfumature e intuizioni, ma di avvincenti e inattese svolte narrative, dimostra ancora una volta l’inesauribile potenza del mito. E delle donne.

Titolo: L’Eneide di Didone
Autore: Marilù Oliva
Edizione: Solferino, 2022