Il castello di Dragonwyck di Anya Seton
Voce al sogno
Recensione di Tiziana Tixi
Il castello di Dragonwyck è un romanzo di Anya Seton scritto nel 1943, pubblicato nel 1944 e riedito da Neri Pozza nel 2022.
Di cosa parla Il castello di Dragonwyck?
Il castello di Dragonwyck si ispira a un articolo pubblicato dal New York Herald nel 1849.
I personaggi principali, nati dalla penna di Anya Seton, si inscrivono in una cornice storica ricostruita con cura meticolosa: il sistema latifondistico e le lotte dei fittavoli, il massacro di Astor Place e la vita sull’Hudson sono descritti fedelmente; lungo il fiume sorgeva una casa non dissimile da Dragonwyck.
In un assolato pomeriggio del maggio 1844 la giovane Miranda Wells è immersa nella lettura di un
romanzo; è così rapita dalle avventure della bella eroina che ha dimenticato le faccende da sbrigare.
Il richiamo imperioso della madre Abigail la riporta alla realtà; Miranda teme un sonoro rimprovero per la propria disobbedienza ma l’espressione che legge sul volto della donna non è irritazione,
quanto sconcerto.
Sul tavolo in cucina è adagiata una lettera appena arrivata da Hudson. Il mittente è Nicholas Van Ryn, ricchissimo proprietario terriero cugino di Abigail, il quale invita una delle sorelle Wells a trascorrere un lungo periodo presso di lui, a Dragonwyck; la figlia Katrine è una bambina solitaria e ha bisogno di compagnia.
Miranda o Tibby? Saranno i genitori a decidere; la prescelta sarà trattata come si conviene a una parente e godrà di privilegi; il suo unico dovere sarà quello di occuparsi dell’istruzione di Katrine. Miranda, ambiziosa e irrequieta, non intende lasciarsi sfuggire quell’unica, irripetibile occasione per vivere il sogno sempre sognato di conoscere il mondo lontano da casa. Quel mondo di seta, velluto e gioielli, di dame e cavalieri, come quellinarrati nei romanzi; certamente a Tibby non interessa partire: non è assetata di avventure, non cerca novità.
Sta bene lì, in quella casa, in quella vita, in quel sogno, un po’opaco agli occhi della sorella, di sposare il figlio dei vicini e avere una nidiata di bambini.
Abigail non tradisce emozioni ma Miranda è la sua prediletta; la bellezza, l’irruenza e le confuse fantasie della ragazza fanno trepidare il cuore della madre, che vi rivede la giovane sé stessa. La sera, dopo la lettura della Bibbia, il padre Ephraim affronta la questione; quella lettera non gli è proprio piaciuta, c’è una sola risposta possibile ed è quella che la figlia non vorrebbe sentire.
Il diniego paterno non basta certo a spegnere l’ardore di Miranda che sfodera l’ultima arma; ella sente che il Signore le ordina di partire: se solo potesse tentare la prova della Bibbia la volontà divina sarebbe chiara. La ragazza ha colto nel segno: lo zelo religioso del padre non offenderebbe mai Dio; che Egli parli, dunque, attraverso le sacre scritture.
Miranda innalza una preghiera e chiede un segno; chiude gli occhi, o meglio li socchiude, e, con un piccolo inganno e un lieve rimorso di coscienza, apre la Bibbia e con il dito sfiora un versetto che ha tutta l’aria della risposta che tanto desidera. Sì, il Signore vuole che ella vada a Dragonwyck.
La partenza è fissata per il 14 giugno; una strana paura le morde il cuore, un nodo le stringe la gola mentre indossa il vestito migliore, mentre saluta i familiari, la casa e tutte le proprie certezze verso un futuro a lungo desiderato ma ignoto.
Nicholas Van Ryn, folti capelli neri, bocca carnosa, occhi azzurri e modi da gentiluomo, emana un’aura di fascino e forza che cattura chiunque gli sia accanto.
A Dragonwyck Miranda è stordita dal fasto, dall’atmosfera preziosa, dall’ordine perfetto che sembra nascere dal lavorio sotterraneo di una servitù tanto solerte quanto silenziosa.
Una cupa leggenda aleggia sulla dimora; la ragazza è accolta con malcelata ostilità dalla moglie diNicholas, Johanna, un ventre vorace che affoga nel cibo chissà quale disagio. La sua mole smisurata è l’incarnazione di un vuoto: ma cosa può mancare a una donna cui niente sembra mancare?
In vista della celebrazione del 4 luglio, Dragonwyck apre le porte a ospiti di ogni ceto sociale, per i
tradizionali festeggiamenti offerti da Nicholas; il rito della riscossione del canone semestrale è turbato da un tentativo di insubordinazione. Alcuni facinorosi rifiutano di pagare il tributo con ingiurie e minacce; Nicholas è imperturbabile: con poche e ferme parole allontana i ribelli come se non fossero insidiosi focolai di rivolta ma, al più, insetti molesti.
Miranda subisce pericolosamente il fascino del cugino; un intenso scambio di sguardi durante il ballo le infonde la certezza che l’irreparabile è avvenuto: niente sarà più come prima.
La ragazza non conosce la mutevolezza del temperamento di Van Ryn; affabile, loquace e premuroso, nel volgere di un istante egli è capace di ritrarsi in un indecifrabile silenzio e in un’enigmatica freddezza e per tutta l’estate sembra dimenticarsi della cugina. Il gelo di novembre gli restituisce il calore umano; Nicholas torna ad accorgersi della presenza di Miranda e ne fa il fulcro delle proprie giornate come quella, memorabile, trascorsa insieme a Hudson.
La ragazza assapora la fugace euforia di essere l’unica donna accanto a Nicholas; poi l’incantesimo finisce e la coppia deve rientrare a casa.
Sulla via del ritorno la carrozza viene assalita da un manipolo di contadini il cui capo è Jeff Turner, un giovane medico antilatifondista dalle idee sovversive. Lo spavento spinge Miranda tra le braccia del cugino che la attira a sé; non la paura né la vergogna per quell’abbraccio scuotono l’animo di Miranda: è il ricordo della violenza con cui Nicholas l’ha afferrata che la sconvolge fino a farla tremare.
Meglio scappare, meglio tornare a Greenwich; sii paziente, Miranda, tornerai. Al momento opportuno tornerai. Dopo Natale i Van Ryn sono soliti chiudere Dragonwyck e trasferirsi con la servitù a New York fino alla fine dell’inverno; quell’anno Nicholas si oppone al viaggio e, sordo alle capricciose proteste della moglie, come sempre impone la propria volontà.
A marzo Johanna contrae una brutta infreddatura che la costringe a letto per molte settimane; il marito, premuroso, convoca il dottor Turner che non riscontra un quadro clinico preoccupante e si limita a consigliare una dieta leggera.
La signora, ostinata e avvezza al comando, non accetta imposizioni, sia pure quelle di un medico; mai e poi mai rinuncerà ai piaceri della gola: tutti sanno che con il raffreddore bisogna mangiare per
tenersi in forze! E ordina una generosa porzione di zuppa inglese davanti a un rassegnato Jeff che,
prima di congedarsi, nota un bellissimo oleandro, omaggio di Nicholas alla malata. Il dottore accetta di pernottare a Dragonwyck; la sua presenza non basta a salvare la vita di Johanna che,durante la notte, viene stroncata da una congestione gastrica.
Sembra proprio che la ghiottoneria l’abbia uccisa eppure qualcosa non convince Jeff; furtivo, il medico preleva un residuo di dolce per analizzarlo nel proprio studio.
ATTENZIONE SPOLIER
Dall’accurato esame non risulta alcuna traccia di veleno. Senza Johanna la presenza di Miranda a Dragonwyck accanto al vedovo è sconveniente; rassegnata, la ragazza si prepara a tornare a casa: il sogno volge al termine ed ella sta per aprire gli occhi.
Li apre, sì, ma quello che vede è una favola più splendente di quanto potesse immaginare: Nicholas le dona l’anello di fidanzamento dei Van Ryn con la promessa che, trascorso l’anno di lutto, la richiamerà a sé e la sposerà; fino ad allora nessuno dovrà conoscere il loro segreto.
Miranda fatica a riabituarsi alla vecchia vita; si sente un’estranea tra estranei, una dama elegante capitata tra gente rozza: tali le appaiono i familiari. In quella lunga attesa la giovane vive un’altalena emotiva che dalla felicità la precipita nello scoramento; non ha notizie del promesso sposo, il quale non risponde all’unica lettera partita da Greenwich.
Nicholas si è forse scordato di lei? Miranda ha ormai perso ogni speranza quando Jeff si presenta nella fattoria; Van Ryn gli ha affidato l’incarico di avvisarla che in aprile le farà visita: poche vaghe parole che placano i tormenti della giovane.
Puntuale, il due di quel mese, Nicholas bussa alla porta di casa Wells e chiede a Ephraim la mano della figlia; il matrimonio viene celebrato appena due giorni dopo, in salotto e senza invitati. Solo il pastore e la famiglia; fuori, una pioggia battente, nella stanza un’atmosfera densa di foschi presagi.
Dopo le nozze, i coniugi si stabiliscono temporaneamente a New York; qui Nicholas si dedica anima e corpo a forgiare una perfetta padrona di casa: Miranda diventa una signora a suo agio nell’alta società, capace di intrattenere brillanti e colte conversazioni con ospiti prestigiosi.
A metà giugno i Van Ryn fuggono dal torrido caldo della metropoli per cercare refrigerio in una lussuosa località di montagna; durante un’assenza del marito, Miranda accusa un malore e viene soccorsa da Peggy, una giovane cameriera irlandese affetta da zoppia.
Ella sorride dell’ingenuità della signora, la quale non è malata ma aspetta un bambino. Le due ragazze appartengono a mondi lontanissimi ma tra loro nasce subito un’affettuosa amicizia che consola Miranda della solitudine imposta dal marito; Peggy le diventa indispensabile, l’idea di perderla è intollerabile: e se diventasse la sua cameriera personale? La giovane accetta con gratitudine pur temendo la reazione del padrone.
Timore fondato, quello di Peggy: nella sua asettica ossessione per la perfezione, Nicholas non tollera la presenza di una sciatta cameriera zoppa accanto alla moglie e si oppone con fermezza. Miranda sferra il colpo: nel suo grembo cresce un Van Ryn, darà un erede a Nicholas; dunque ella non merita un dono altrettanto prezioso? Fuori di sé dall’euforia, l’uomo capitola: e sia, la cameriera li seguirà a Dragonwyck.
La gravidanza è un periodo sereno; accudita da Peggy, coccolata e protetta daNicholas, Miranda assapora la felicità che ha sempre cercato.
Mentre Dragonwyck si prepara al lieto evento in Messico infuria la guerra; Jeff, arruolatosi volontario, torna a Hudson gravemente ferito. A febbraio è ormai guarito e riprende il lavoro; Nicholas si presenta nel suo studio: Miranda è in travaglio ma quell’incompetente dottor Brown teme complicazioni e Van Ryn non si fida.
Jeff lo segue al castello; all’alba del giorno dopo la donna dà alla luce un maschio, debole, sofferente. Il battito del cuore è spasmodico, la pelle bluastra; sei giorni dopo il neonato smette di respirare.
Miranda è folle di dolore, Nicholas si chiude nella torre; quando ne esce, sfoggia una strana allegria, come se niente fosse accaduto, e per mesi è preda di un’energia febbrile.
Il 10 maggio 1849, a New York, il massacro di Astor Place conclude drammaticamente una fase della vita di Miranda. I Van Ryn siedono tra il pubblico che assiste alla rappresentazione del Macbeth; il teatro, covo dell’aristocrazia, viene assaltato durante una sommossa popolare.
Mentre la folla fugge dall’uscita secondaria, Nicholas, imperturbabile, imbocca la porta principale e si fa strada tra i ribelli. Un ragazzo gli getta addosso un secchio d’acqua; Van Ryn impugna un fucile, fa fuoco contro il rivale che si accascia e muore sotto gli occhi attoniti dei presenti.
Qualcuno lancia una pietra controNicholas; colpito al petto, egli perde i sensi, viene soccorso e accompagnato a casa. L’invulnerabile an Ryn ha mostrato la propria debolezza; il corpo guarisce ma l’amor proprio è ferito a morte.
Diventa taciturno e cupo; a Dragonwyck trascorre giorni chiuso nella torre, lunghi giorni di angoscia per la moglie che raccoglie tutto il proprio coraggio e sale quella scala: oltre la porta Nicholas, circonfuso di un fumo azzurrino dall’odore pungente: oppio.
Una mattina di maggio, mentre egli è in città per affari, Miranda è in soffitta; sta cercando una scatola di trine ma quello che trova le scatena un tumulto di domande: da uno strappo nel materasso di Johanna sporge il suo diario; pagine fitte di dubbi sul marito, grondanti di paura. Miranda mostra lo scritto a Jeff, il quale vi trova la conferma di un vecchio sospetto: Nicholas ha ucciso la moglie e lo ha fatto con macabra raffinatezza; ha cosparso la zuppa inglese con un trito di foglie di oleandro.
Miranda è in pericolo e deve fuggire in fretta; alle domande incalzanti del marito, ella risponde con impavida sincerità, non ha più paura di lui. Ma Van Ryn non ci sta; non lascerà scappare la moglie e la segrega nella sua ala della casa mentre Peggy manda a Jeff una disperata richiesta di aiuto.
Nicholas è con Miranda nella stanza rossa; egli è ancora convinto di vincere quando un fragore alla porta annuncia l’arrivo di Turner che, dopo una furiosa lotta, lo immobilizza e trae in salvo la donna. L’indomani ella si imbarca su un battello diretto a Hudson; all’altezza di Dragonwyck l’imbarcazione accosta e fa salire un passeggero: è Nicholas.
L’uomo è stanco, la voce malferma; non è l’effetto dell’oppio ma il riconoscimento della sconfitta definitiva. Il battello intraprende una folle gara di velocità con un’imbarcazione rivale; la corsa alla morte si conclude tra le fiamme di un incendio che minaccia di divorare anche i passeggeri. Nicholas è l’unico a mantenere la calma; prende la moglie tra le braccia e le sussurra alcune parole prima di gettarsi nel fiume insieme a lei.
Le verdi acque dell’Hudson si richiudono sopra i coniugi Van Ryn. Miranda si sveglia nel letto della casa di New York; Jeff non le ha ancora comunicato la notizia ma lei già sa. Sa di essere vedova, sa che Nicholas ha salvato altre vite ma non la propria perché ha scelto di non salvare sé stesso.
Miranda è libera, come voleva; è ricca, come voleva. Ma adesso che è, che ha tutto quello che desiderava è ancora convinta che sia questo a dare pienezza alla vita?
FINE SPOILER: ANALISI
Perché leggere Il castello di Dragonwyck?
Il castello di Dragonwyck è uno straordinario bildungsroman; la formazione di Miranda passa attraverso un sofferto climax emotivo esistenziale con cui ella si spoglia della vanità giovanile e scopre la vera essenza del vivere.
A diciotto anni si nutre di sogni romantici e romanzeschi; è
un’eccezione rispetto alle coetanee, le quali non contemplano altro che non sia la tranquilla esistenza domestica delle loro madri e delle madri delle madri né un altrove al di fuori di quella piccola comunità rurale.
L’isolamento che Miranda sceglie per immergersi nella lettura è la metafora della sua volontaria esclusione dai rituali della famiglia e della collettività. Il mondo dorato che ella scopre a Dragonwyck va ben oltre le sue fantasie; ne è esaltata ma, nel contempo, atterrita in un ambiguo gioco di attrazione e repulsione.
L’irruenza giovanile soffoca questo timore sotterraneo ma l’inconscio lo serberà negli anni a venire; anche verso Nicholas Miranda prova venerazione e timore, quasi egli fosse un dio, bello e terribile.
Miranda ama il marito o ama l’amore?
Il matrimonio segna la nascita della donna dalle spoglie acerbe della ragazza, la cui bellezza eterea si fa seducente; la nuova signora del castello di Dragonwyck è un felice connubio di avvenenza e mente brillante.
Ella incanta l’alta società ma i suoi lunghi occhi non guardano più con limpida innocenza: Nicholas l’ha plasmata secondo la propria volontà come una forma dall’argilla.
Miranda è felice accanto al marito? La risposta è che ella si impone di esserlo; in qualche piega della sua anima si annida la nebulosa consapevolezza di non essere una moglie ma una prigioniera.
Se fosse felice non cercherebbe conforto in un’umile cameriera, non proverebbe un’inspiegabile gioia nel pronunciare il nome di Jeff.
Solo quando trova il coraggio di guardare in quella piega della propria anima, Miranda capisce qual è la vera natura del suo legame con il marito.
“Amore, pensò Miranda con una profonda ripugnanza. È stato mai amore? Può l’amore essere cementato dalla paura?”
Il castello di Dragonwyck è un romanzo intriso di paura. Essa non è solo il brivido che corre lungo la schiena di Miranda alla vista della mole gotica o l’inspiegabile freddo che avverte nella stanza rossa.
È un morbo che si annida silenzioso e oscuro e cresce, si espande, divora; quando esso vienericonosciuto e chiamato per nome può essere sconfitto. Miranda smette di avere paura proprio quando si rende conto di aver avuto paura ed è allora che diventa forte.
Nicholas è immune a ogni sentimento; dolore, amore, rabbia non lo toccano nella sua olimpica superiorità eppure la scintilla da cui scaturisce la sua apparente invulnerabilità è la paura della debolezza.
Essa lo porta a sviluppare una non comune capacità di controllare le proprie facoltà e i propri impulsi, a temprare un’anima fortissima che obbedisce solo ai propri desideri. Quella di Nicholas non è pazzia ma egomania, una parossistica concentrazione sul proprio Io che si nutre delle energie altrui e si spinge fino al delitto.
Quando quell’ego esasperato urta contro un muro di granito scatta la fuga; né frangar né flectar: Nicholas non si spezza e non si piega ma ignora e rimuove.
L’oppio è per lui la sciabola con cui squarciare il velo che lo separa dalla realtà; egli si sente padrone della vita e della morte e, ormai sconfitto, si impone comunque di vincere.
ATTENZIONE SPOLIER
Si lascia inghiottire dalle acque per dimostrare che è capace di salvare una vita ma anche di distruggerla; il suo non è eroismo ma l’estremo atto di autoglorificazione: Nicholas si immola a sé stesso, ultima vittima sacrificale del proprio ego.
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Sinossi
Miranda Wells, diciotto anni, capelli biondi come ranuncoli, pelle candida come i fiori di melo che le ricoprono il vestito mentre legge un romanzo francese anziché dedicarsi alle ben più pressanti faccende di casa, è una ragazza dalla bellezza squisita e dall’animo limpido, amante delle coseeleganti e ancora preda dei sogni infantili. Nella sua passione per la letteratura e le avventure libresche sembra quasi di scorgere una giovane Emma Bovary, piena di entusiasmo e di illusioni.
È per questo che quando, nella primavera del 1844, a casa Wells arriva la lettera di un lontano parente, il ricco proprietario terriero Nicholas Van Ryn, che la invita a trascorrere un periodo presso
di lui, Miranda comincia a sognare di allontanarsi dai genitori, e in particolare dal padre, rigidamente religioso, per vivere la vita piena di emozioni che ha sempre desiderato.
Van Ryn ha bisogno di lei per un motivo concreto, far compagnia alla figlia Katrine, eppure a Miranda quella sembra l’unica possibilità di sfuggire a una quotidianità ottusa e banale.
Una volta arrivata al castello di Dragonwyck, la tenuta della strana e sregolata famiglia Van Ryn nella Hudson Valley, stato di New York, la ragazza ne rimane immediatamente stregata. Sembra proprio un incantesimo, quello che promana dalle mura di una villa tanto audace da parere un castello, con la sua torre gotica, i frontoni, i comignoli, i giardini fioriti e gli interni lussuosi.
Allo stesso modo Miranda è affascinata dal padrone di casa, Nicholas, con le sue mani lunghe e sottili e l’abitudine di portare sempre un fiore all’occhiello. Tutto sembra perfetto, dunque, nella sua nuova vita in cui i confini del gusto e della moralità sembrano spingersi sempre un po’ più in là. Perfetto, anche se nell’ombra più fonda dei sottoscala infestati di voci si rincorrono sussurri e sotto le chiome degli alberi si nascondono segreti.
Ma è quando gli occhi del padrone di casa finiscono per cadere sempre più spesso su di lei che la vita di Miranda, oltre che perfetta, rischia di diventare pericolosa.