“L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery

Recensione di Tatiana Pagano

Eleganza riccio

Ogni tanto gli adulti di prendono una pausa per sedersi a contemplare il disastro della loro vita. Allora si lamentano senza capire e, come mosche che sbattono sempre contro lo stesso vetro, si agitano, soffrono, deperiscono, si deprimono e chiedono quale meccanismo li abbia portati dove non volevano andare.

tratto da “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery

L’eleganza del riccio è un romanzo di Muriel Barbery, scrittrice francese e docente di filosofia presso Istituti universitari.

Il suo romanzo, pubblicato nel 2006, ha raggiunto oltre un milione di copie vendute, e la sua edizione italiana è stata in vetta alla classifica generale delle vendite editoriali.

Ha vinto, inoltre, numerosi premi letterari tra i quali il Premio Georges Brassens 2006, il Premio Rotary International e il Prix des Libraires assegnato dalle librerie francesi.

Il romanzo “L’eleganza del riccio” rappresenta un mix ricco e perfetto di contenuti filosofici e psicologici che fungono ora da figura, ora da sfondo ad una trama intrisa di significato.

L’antinomia, presente addirittura nel titolo, risulta il filo conduttore del romanzo che in forma volutamente diaristica espone le antitetiche visioni del mondo delle due protagoniste Renée Michel e Palome Josse, due donne con apparentemente un unico elemento in comune: rue de Grenelle.

Entrambe vivono nello stesso palazzo, ma con due ruoli nettamente differenti.

Renée, donna di cinquantaquattro anni, è la portinaia del palazzo in rue de Grenelle da ben ventisette anni. Ormai vedova, conduce la sua vita in modo semplice rintracciando la bellezza del mondo nei testi filosofici e letterari che ama tanto leggere. Incarna perfettamente lo stereotipo della portinaia grassa ed ignorante, senza mai preoccuparsi di smentirlo, ma utilizzandolo piuttosto come rigido scudo sotto cui nascondere la sua vera e raffinata essenza.

Trascorre le sue giornate tra le mura del suo appartamento in cui si lascia far compagnia solo dal gatto Lev e dall’amica Manuela che condivide con lei gli interessi ed i pensieri più profondi.

Renée sta ben attenta a non smentire le idee che gli abitanti del palazzo si sono fatti sul suo conto; la paura dell’ignoto e dell’imprevedibile la blocca ad una conoscenza a metà del mondo e di se stessa.

Chi non si dona completamente all’Altro come può dire di aver fin in fondo vissuto?

La sua paura irrazionale di amare e di farsi amare è frutto, in realtà, di un doloroso trauma famigliare che solo monsieur Ozu, un nuovo inquilino giapponese, riuscirà a farle superare facendo cadere gli aculei della sua corazza e mostrandole la bellezza dell’Incontro.

Paloma Josse è la figlia dodicenne di un ricco ministro parigino che, ormai stanca di credere che “la vita ha un senso e sono gli adulti a custodirlo” (p.16) decide di pianificare il suo suicidio e l’incendio dell’intera casa per il giorno del suo tredicesimo compleanno. Vive una vita agiata andando alla ricerca di conferme sulla falsità e l’ipocrisia che la circonda. Anche lei, come Renée, si limita ad una conoscenza apparente delle cose in quanto evita di attraversare il dolore che la pervade cercando una via d’uscita alla sua esistenza priva di senso.

Entrambe vivono l’una all’ombra dell’altra fino a quando, grazie a monsieur Ozu, imparano a conoscersi e a comprendere quanto faccia sentire terribilmente vivi donare all’Altro una parte di sé andando, come dirà Paloma alla fine del libro, alla “ ricerca dei sempre nel mai”.

“L’eleganza del riccio” è un romanzo coinvolgente ed emozionante che trae gli aspetti più intensi e vivi proprio dalle parti mortifere delle protagoniste, risultando un vero inno alla vita.

Stasera, ripensandoci, con il cuore e lo stomaco in subbuglio, mi dico che forse in fondo la vita è cosi: molta disperazione, ma anche qualche istante di bellezza dove il tempo non è più lo stesso. E’ come se le note musicali creassero una specie di parentesi temporale, una sospensione, un altrove in questo luogo, un sempre nel mai. La bellezza, qui, in questo mondo.

tratto da “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery (p. 318)

 

 

 

Sinossi

Siamo a Parigi in un elegante palazzo abitato da famiglie dell’alta borghesia.

Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all’idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Invece, all’insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta, che adora l’arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese.

Poi c’è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno, per l’esattezza). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre.

Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l’uno dell’impostura dell’altro si incontreranno grazie all’arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée e il suo antico, doloroso segreto.

 

Nome libro: “L’eleganza del riccio”
Autore: Muriel Barbery
Genere: romanzo
Editore: edizioni e/o
Data edizione: 2014
Pagine: 318