“Le grandi acque”, di Maura Maffei
Recensione di Elisabetta Corti
Questa storia comincia in un tempo lontano. Un tempo in cui l’Ard Rì, ascoltando la voce di una sirena dal canto di fata, decise di affidarsi a sette cavalieri per difendere la sua terra.
E fu lui stesso a mettersi in viaggio per cercarli, questi giovani valorosi.
L’Irlanda aveva fame di eroi.
L’Ard Rì lo comprese per primo, e invoco per il suo regno sette cavalieri che fossero temuti e stimati, sette cavalieri che al loro scintillare delle spade, inducessero le schiene arroganti a piegarsi e gli sguardi tracotanti di alterigia a chinare al suolo.
Ne trovò sei. Finché una figura nera non si presento all’Ard Rì stesso, che ne fece il settimo cavaliere nero.
Passarono molti anni, ed un giorno gli eredi dei cavalieri vennero chiamati dall’ultimo rimasto: il cavaliere Bianco.
Egli propone agli eredi una gara, che li porterà attraverso l’Irlanda fino alle isole Aran.
Solo colui che porterà uno scrigno d’argento con un dono di eccezionale importanza, sarà il vincitore e nuovo signore della tribù dei Cinniúint.
Tra gli eredi, anche una giovane donna. Úna, orfana del cavaliere azzurro, viene cresciuta dal cavaliere nero insieme al figlio Cecil. Egli le fa promessa di sposarla prima di partire per le Crociate, e sigilla la promessa con un bacio.
Ma Cecil non fa più ritorno, e Úna rompe la promessa per fidanzarsi con l’amico d’infanzia, Donncha.
I due fidanzati partono insieme per l’avventura, decisi a portare ognuno un dono e lasciare decidere al cavaliere Bianco se uno di loro due sarà meritevole del premio.
“Le grandi acque” è un romanzo storico che non disdegna di avvicinarsi al fantasy.
Maura Maffei rimane nella amata isola di smeraldo, ma sposta la sua attenzione su una serie di leggende irlandesi per raccontarci il viaggio degli eredi.
Qui si intrecciano storie di amicizia ed amore con l’avventura del viaggio, tra boschi e pianure.
Un romanzo che contiene una grandissima modernità, con una protagonista donna che rifiuta di essere sostituita da un erede uomo che partecipi in suo nome, ma si avventura per la sua terra fino ad arrivare alle isole Aran.
Notevole anche l’inserimento dell’isola dei Beati, un luogo sacro ai Celti, che la consideravano l’isola dove il mondo finiva ed iniziava il Mistero.
Una storia appassionante, con molti richiami alla fede ed i suoi simboli, ma anche alla natura dell’uomo e le sue debolezze, che invita il lettore ad immergersi nell’avventura ed a galoppare verso il cavaliere Bianco.
L’acqua si agitava burbera sotto i suoi piedi.
Un chiarore d’alba rischiarava l’infinito. Egli scrutò a lungo l’orizzonte e, mentre la nebbia diffusa si dileguava in opacità alabastrina, gli apparve in lontananza la sagoma di un’isola.
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