Le cinque donne – di Hallie Rubenhold

Voce alle Donne

recensione di Emma Fenu

cinque donne

 

Le cinque donne. La storia vera delle vittime di Jack lo squartatore è un saggio di Hallie Rubenhold edito da Neri Pozza nel 2020.

Polly. Annie. Elisabeth, Kate, Mary Jane.

Sia pace e onore a voi, calunniate da vive e da morte.

Non vi dimenticheremo, non più. Non aggiungo i vostri cognomi, che ci sono, alcuni forse inventati da voi nel tentativo di rifarvi di una vita. Mi fermerò ai nomi, perché siete ognuna di noi, e ognuna di noi è tutte noi.

Cinque non prostitute, tranne una, ma donne, figlie, sorelle, mogli, madri. Non prostitute, ma nemmeno persone o Donne come si dovrebbe essere riconosciute.

Creature di qualcuno o per qualcuno, destinate a governare il focolare, figliare, prendere botte perché l’uomo di casa scaricasse la sua violenza e non fosse pericoloso in strada, violentate solo con il dubbio di essere disponibili, considerate perdute perché desiderose di uscire dalla prigione di una casa degli orrori.

Voce alle donne, dunque. E finalmente.

Per creare il mito di Jack si è aggiunta terra alla bocca delle morte, a sugellarne il silenzio.

Erano povere e in epoca vittoriana esserlo era ritenuto occasione di pigrizia e lussuria.

Erano disperate, affamate, maltrattate, gravate da lutti drammatici, da gravidanze e da neonati divenuti gelidi fra le braccia.

A volte affette da sifilide e non per i troppi amanti: basta un marito non devoto per essere contagiate e impazzire.

Avevano un compagno e vivevano more uxorio, ma non si prostituivano.

Si consolavano troppo con l’alcol.

E se ubriacarsi per un uomo era tollerato, per una donna era sinonimo di una cosa soltanto: dissolutezza morale.

Al ternine del tomo sono riportati gli oggetti che le vittime avevano con sè al momento del ritrovamento come cadaveri: pezzi di vita, ricordi, tentativi di belletti, denunce di povertà. Questo resta di loro, se non ricordiamo chi furono, chi furono davvero.

 

Il passo da santa moglie di uno a puttana pubblica era breve e neppure veritiero. Ma serviva.

Serviva ai giornalisti che si nutrivano di scandali morbosi. Serviva da ammonimento alle donne perbene, quelle che non sarebbero finite squartate.

Serviva a trovare un colpevole e siccome Jack non c’era, il colpevole assunse le forme di una Eva tentatrice.

Cinque donne belle, immorali, lontane dalla legge di Dio e degli Uomini, meritevano una brutta fine. Se la sono cercata. Se la sono cercata!
In epoca vittoriana come oggi questa frase uccide. Ricordatelo.

Un unico appunto: la casa editrice ha inserito il testo nella sezione narrativa: si tratta di un saggio ben documentato, con una bibliografia eccellente, con frasi riportate testualmente e un folto novero di note. L’andamento è quello del racconto, perchè del racconto di una storia vera si tratta, e quando si vagliano ipotesi l’autrice non manca di sottolineare che è plausibile ma non documentato.

Non potrei definirlo un romanzo storico, ma un saggio talmente ben scritto da catturare l’attenzione come di solito fa un’opera di narrativa.
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Sinossi

Londra, 1887: l’anno, recitano i libri di storia inglese, del Giubileo d’Oro, dei festeggiamenti per il cinquantenario dell’ascesa al trono della regina Vittoria. L’anno, però, anche di una storia di cui pochissimi sono a conoscenza, e che i più preferiscono dimenticare: la storia di una senzatetto, Mary Ann Nichols, detta Polly, che bivaccava come tanti a Trafalgar Square.

A differenza della monarca, la sua identità sarebbe presto caduta nell’oblio, anche se il mondo avrebbe ricordato con grande curiosità il nome del suo assassino: Jack lo Squartatore.

Polly fu la prima delle cinque vittime «canoniche» di Jack lo Squartatore, o di quelle la cui morte avvenne nel quartiere di Whitechapel nell’East End. Al suo omicidio seguì il ritrovamento dei cadaveri di Annie Chapman, Elizabeth Stride, Catherine Eddowes e Mary Jane Kelly. La brutalità degli omicidi di Whitechapel sconvolse Londra, soprattutto perché l’assassino riuscì a darsi alla macchia senza lasciare indizi circa la sua identità.

Mentre il cosiddetto «autunno del terrore» volgeva al termine, Whitechapel si riempì di sedicenti giornalisti intenti a cavalcare l’onda.

I giornali andarono a ruba e, in mancanza di informazioni certe da parte delle autorità, le pagine furono sommerse di infiorettature, invenzioni e voci infondate, come quella secondo cui i pensionati di Whitechapel fossero «bordelli di fatto, se non di nome», e quasi tutte le donne che vi risiedevano, con pochissime eccezioni, fossero delle prostitute.

Per centotrenta anni le vittime di Jack lo Squartatore e le loro vite sono dunque rimaste invischiate in una rete di supposizioni, pettegolezzi e ipotesi inconsistenti, cosicché oggi, le storie di Polly, Annie, Elizabeth, Kate e Mary Jane portano ancora impressi il marchio e la forma che i valori vittoriani hanno dato loro: maschili, autoritari e borghesi.

Valori elaborati in un’epoca in cui le donne non avevano né voce, né diritti.

Ma chi erano queste donne, e come hanno vissuto prima che la loro esistenza venisse barbaramente spezzata dalla mano di un feroce assassino?

Attraverso un imponente lavoro di documentazione e una scrittura che lo rende appassionante come un romanzo, Le cinque donne riesce pienamente nel suo obiettivo di dare un volto alle donne che per troppi anni sono rimaste oscurate da un mito, restituendo loro ciò che tanto brutalmente hanno perduto insieme alla vita: la dignità.

Titolo: Le cinque donne
Autore: Hallie Rubenhold
Edizione: Neri Pozza, 2020