Lacrime di sale – di Pietro Bartolo e Lidia Tilotta

Recensione di Elvira Rossi

Lacrime di sale

Con Lacrime di sale di Pietro Bartolo e Lidia Tilotta si affronta un viaggio tempestoso che non assicura il lieto fine.

Il libro, pubblicato per la prima volta nel 2016 da Mondadori e ristampato per due edizioni successive, è di grande attualità per il persistere di una tragedia che a brevi intervalli si ripete nelle acque del Mediterraneo.

Lacrime di sale è la testimonianza di un uomo, di un medico, di un sindaco di una piccola isola che protendendo le braccia verso il mare unisce le sponde opposte del Mediterraneo.

Pietro Bartolo non è un eroe, è un medico che memore delle proprie origini ha conservato la semplicità di chi ha conosciuto la fatica e gli stenti. Nel libro le vicende del presente si intrecciano con i ricordi dell’infanzia e della prima giovinezza, quando lui figlio di una modesta famiglia di pescatori con molti sacrifici era riuscito a studiare.

Dopo la laurea, ritornando nell’isola natia che su di lui esercita un forte potere di attrazione, si ritrova a svolgere la sua professione che lo porta a occuparsi di tanti disperati alla ricerca di un mondo senza guerra.

Mentre la coscienza umana come anestetizzata da un processo di assuefazione ha sottratto l’identità ai migranti e li ha trasformati in numeri di una triste statistica, Pietro Bartolo attraverso il racconto restituisce loro la dignità negata dalle asettiche cronache quotidiane, che li rappresentano come una massa informe, dove ogni volto si smarrisce nell’anonimato.

Al centro della narrazione c’è Lampedusa che con la sua gente affianca Pietro Bartolo nel curare le ferite del corpo e dell’anima dei migranti. La partecipazione dei Lampedusani è determinante, come afferma lo stesso autore.

“Ed è per questo che oggi, nel fare il mio lavoro in queste condizioni, ho bisogno del sostegno dei lampedusani. Perché spesso, quando lo sconforto sta per prendere il sopravvento, sono loro a darmi carica ed energia.”

Lampedusa è l’isola che incurante delle convenzioni costruisce ponti di braccia per sottrarre al mare vite umane e ai naufraghi non chiede né passaporti né permessi di soggiorno.
Lacrime di sale

Straordinarie doti di sensibilità e di altruismo hanno elevato un uomo comune a una sfera superiore dove lo spirito umanitario, ignorando la stupidità del male, afferma il principio sacrosanto della vita.

Pietro Bartolo di fronte alla sofferenza altrui non fugge, le va incontro, l’accoglie, la fa sua, traducendo l’emozione in azione.

“Curare le ferite del corpo è il mio lavoro. Fare del mio meglio per alleviare il dolore. Uno dei miei crucci, però, è quello di non possedere gli strumenti per curare le ferite dell’anima.”

Di fronte al male avverte un senso d’impotenza e la tentazione di abbandonarsi allo sconforto è grande, pur tuttavia si impone di resistere, perché la resa gli impedirebbe di alleviare il dolore e di donare all’altro l’illusione di non essere straniero sulla stessa Terra.

Pietro Bartolo diventa il depositario di confessioni strazianti come quella di un padre siriano che non si dà pace, per non essere riuscito a salvare uno dei suoi figli.

Una volta caduto in mare, l’uomo aveva cercato di trattenere entrambi i bambini, ma quando ha compreso che rischiavano di andare a fondo tutti, per salvare almeno uno dei due figli aveva lasciato andare l’altro, poco prima che i soccorsi arrivassero.

Al medico arriva la conferma dell’esistenza di organizzazioni criminali, che sfruttano il traffico degli esseri umani e che durante l’attraversamento del deserto e nei campi di raccolta della Libia sottopongono i migranti ad atti di inaudita violenza che, se non risparmia gli uomini, si abbatte con maggiore crudeltà sulle donne soggette a frequenti abusi.

Indicibile è la spietatezza degli scafisti che dietro lauti compensi e false promesse imbarcano sui gommoni un numero sproporzionato di persone tra cui molte donne e bambini.

Gli esseri umani sono considerati merce di scarso valore, zavorra senza anima di cui ci si può liberare senza rimpianti.

“Non ci si abitua mai ai bambini morti, alle donne decedute dopo aver partorito durante un naufragio, i loro piccoli ancora attaccati al cordone ombelicale.”

Nei barconi stracarichi viaggiano sentimenti di angoscia e di speranza. Ogni migrante porta con sé un passato difficile, se non atroce, dal quale vorrebbe affrancarsi.
Lacrime di sale

Sono storie di disperazione e di coraggio di chi non avendo nulla da perdere si affida al destino; storie di genitori che confidando nella sorte mettono i figli sopra barconi vacillanti.

Tanti sono i minori che le stesse madri hanno invogliato a partire per strapparli a una realtà che li ha già condannati e con la morte nel cuore a loro hanno affidato il sogno di un futuro migliore, che a ogni viaggio rischia di inabissarsi nei fondali marini.

I migranti chiusi nelle stive navigano per giorni e se arrivano vivi a destinazione sono disidratati e ustionati dal carburante che colando dalle taniche inzuppa i vestiti e lascia sul corpo segni indelebili.

Il momento più lacerante per Pietro Bartolo è quello dell’ispezione sulle salme dei bambini.

“Sono nei miei incubi ricorrenti quelle scarpette, proprio come le catenine, le collanine e i braccialetti dei corpicini che mi è toccato esaminare, uno per uno, senza tregua. Uno per uno tirati fuori da quegli orribili sacchi verdi.”

L’orrore di tanto male, che si imprime nella mente del medico, non lo abbandona mai, non gli concede tregua, gli toglie il sonno, pur tuttavia diventa la condizione che rafforza la sua volontà per andare in soccorso dei naufraghi.

“Avrei bisogno anche io di un supporto psicologico, ma nel mio caso non è previsto. Mi sento terribilmente solo e angosciato, ma non posso farmi prendere dallo sconforto. C’è ancora troppo, troppo lavoro da fare”.

A Lampedusa si vive una continua emergenza alla quale si risponde in maniera corale e quando si diffonde la notizia di uno sbarco imminente, che sia giorno o notte, a collaborare con medici, infermieri, mediatori culturali, forze dell’ordine, accorrono numerosi volontari.

Motovedette che recuperano i naufraghi in mare. Sub che perlustrano i fondali marini. Salme senza nome. Un continuo andirivieni tra molo, poliambulatorio, centro di accoglienza. Sono scene che che rientrano in una drammatica quotidianità.

Lacrime di sale di Pietro Bartolo e Lidia Tilotta è un libro che sottraendosi alla speculazione politica si limita ad esaminare gli aspetti umani del fenomeno migratorio e in maniera tacita ne sollecita una soluzione che si realizzi attraverso la creazione di corridoi umanitari, per evitare continue stragi.

Le parole di Pietro Bartolo e Lidia Tilotta lasciano un segno profondo nella coscienza del lettore, lo spingono a riflettere e a rivedere luoghi comuni che tendono a oscurare verità di una tragedia umanitaria, ora minimizzata ora trattata con indifferenza.

In Lacrime di sale Pietro Bartolo ricorda le parole di Martin Luther King:

“Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte del vivere insieme come fratelli”.

Link d’acquisto

Sinossi

È gelida l’acqua. Mi entra nelle ossa.

Non riesco a liberare la stazza dall’acqua. Uso tutta la mia forza e la mia agilità ma la lancia resta piena. E cado. Ho paura.

È notte fonda e fa freddo. Siamo a quaranta miglia da Lampedusa e, se non riesco a farmi sentire subito, mi lasceranno qui e sarà la fine. Non voglio morire così.

Non a sedici anni. Il panico sta per impadronirsi di me e comincio a urlare con quanto fiato ho in gola, cercando di rimanere a galla e di non farmi trascinare giù da questo mare che ci consente di sopravvivere ma che può anche decidere di abbandonarci per sempre. “Patri” urlo. “Patri.”

Lui è al timone e non mi sente. La fine si avvicina, penso. Poi qualcosa accade… Ciò che non potevo sapere allora è che non solo quella notte sarebbe rimasta per sempre impressa nella mia mente ma che la mia esistenza sarebbe stata segnata da un mare che restituisce corpi e vite e che sarebbe toccato proprio a me salvare quelle vite e toccare per ultimo quei corpi.”

Pietro Bartolo è il medico che da oltre venticinque anni accoglie i migranti a Lampedusa.

Li accoglie, li cura e, soprattutto, li ascolta. Queste pagine raccontano la sua storia: la storia di un ragazzo mingherlino e timido, cresciuto in una famiglia di pescatori, che si è duramente battuto per cambiare il proprio destino e quello della sua isola.

E che, non dimenticando le difficoltà passate, ha deciso di vivere in prima persona quella che è stata definita la più grande emergenza umanitaria del nostro tempo.

 

Titolo: Lacrime di sale
Autore: Pietro Bartolo e Lidia Tilotta
Edizione: Mondadori, 2019