Intervista a Giada Caboni, autrice di Per le vie di Monteverde
a cura di Barbara Gabriella Renzi
Giada Caboni, con i suoi modi calmi e pacati ci porta per le vie di Monteverde, nel suo testo pubblicato da Pav Edizioni nel 2020, nei vicoli e ce ne svela la storia. Cosa di meglio che passeggiare conoscendo l’anima delle strade che percorriamo?
Ecco, lascio la parola a Giada che parla del suo libro “Per le vie di Monteverde” ed è stato pubblicato
dalla Pav Edizion nel 2020.
Ciao Giada, ti vuoi presentare?
Ciao. Sì, con molto piacere. Posso dire di me che sono un’appassionata di storia dell’arte, laureata in Conservazione dei Beni Culturali e autrice di testi sull’edilizia minore, soprattutto su quella esistente e preesistente nel quartiere di Monteverde.
Raccontaci del tuo libro.
Il libro si intitola Per le vie di Monteverde. Nasce proprio dalle occasioni che ho avuto di passeggiare per le vie di Monteverde appunto, durante le quali mi sono accorta che molte architetture, angoli e realtà locali erano sconosciuti non solo a me, ma anche ai residenti.
Infatti nel libro parlo un po’ di tutto: racconto per esempio, della Vigna Hausmann, ora non più esistente, ma che sopravvisse fino agli anni Sessanta; della vera società Ferrobedò che Pasolini, invece, nomina appena nel romanzo Ragazzi di vita; della “Scuola elementare Giorgio Franceschi” di cui si ignorava la figura del personaggio a cui è intestata; della Polveriera di Monteverde che ha giocato un ruolo da protagonista subito dopo l’Unità d’Italia; degli alberi monteverdini ritenuti monumentali dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali; del vino di Monteverde prodotto e consumato fino agli anni Sessanta; di Gianni Rodari e di Totò che hanno avuto un legame con il quartiere, e poi di tanto altro che stimolerà la curiosità dei lettori e dei monteverdini, spero.
Perché scrivere di Monteverde?
Perché Monteverde è un quartiere poco conosciuto sia dai residenti sia dai non residenti.
Non risulta mai descritto o citato nelle varie guide turistiche e ciò può essere un pregio, per la conservazione della sua integrità, ma penalizza la visibilità del quartiere e la sua valorizzazione a livello di storia urbanistica.
Infatti, se ci capita di avere in mano dei testi specifici di architettura, notiamo che riportano spesso i quartieri Coppedè o Garbatella come esempi di architettura di civile abitazione, e non si trova mai un riferimento a qualche realtà presente a Monteverde.
Invece, molte palazzine costruite nel quartiere sono state considerate un modello per l’edilizia residenziale della capitale, oltre che del quartiere per i
decenni successivi. Pensa alla Casa Minnucci costruita nel 1926 ma esteticamente molto simile alle palazzine degli anni Cinquanta e Sessanta. Insomma, Monteverde, a mio avviso, andrebbe studiato di più, valorizzato di più, perché conoscendolo si scopre che conserva testimonianze molto significative.
Quando hai cominciato a scrivere?
Quando mi accorsi che le mie ricerche erano ritenute interessanti sia dai familiari sia dagli amici. Oggi, invece, devo ammettere che ricevo apprezzamenti da persone che non conosco. È un’emozione grandissima!
Comunque, per risponderti in modo più preciso, direi che i miei primi scritti uscirono con il mio pseudonimo, circa una quindicina di anni fa.
Scrivere ed essere donna: vuoi commentare?
Certo. Secondo me la scrittura di una donna è diversa da quella di un uomo anche se io ho saputo apprezzare sia il modo di scrivere di Oriana Fallaci, per dire, sia quello di Indro Montanelli: entrambi giornalisti interessati all’aspetto sociale e politico, ma con uno stile divergente tra loro.
Non credo che esista uno stile universalmente riconosciuto come femminile, perché ogni donna possiede un quid che la differenzia dalle altre. Il mio scrivere e il mio essere donna, quindi, sono espressioni inscindibili della mia persona e fanno parte della mia vita.
Se invece vogliamo parlare di figure femminili che, nel campo della letteratura, mi hanno lasciato un segno, citerei volentieri Grazia Deledda, Sibilla Aleramo e Olga Ossani: le loro vicende umane e la loro attività letteraria, considerate nel contesto storico in cui vissero, per me sono state davvero encomiabili.
Link d’acquisto
Sinossi
Per le vie di Monteverde è un testo utile alla scoperta degli aspetti poco noti al turismo di massa sul quartiere di Monteverde inteso nei suoi confini orografici dal Gianicolo e Via Portuense (e dunque oltre quelli istituzionali).
L’autrice ci accompagna attraverso le curiosità, le storie e le architetture, alcune delle quali oggi scomparse, alla ricerca di personaggi, tradizioni e leggende che rivelano il quartiere di Monteverde straordinariamente interessante.