La donna del ritratto –
di Kate Morton
Recensione di Serena Savarelli
La donna del ritratto è il nuovo romanzo di Kate Morton che il Publishers WeeKly definisce un bellissimo romanzo che narra il legame profondo che si crea tra i luoghi e le persone “e racconta come il passare del tempo trasformi quel legame in materia da leggenda”.
Per ottenere questo connubio perfetto tra storia e narrazione, Kate Morton ha dato vita a tanti personaggi dimostrando che, a volte, per scrivere la storia di una famiglia non basta un solo protagonista.
È un romanzo che spezza la cronologia e intreccia il presente ai numerosi tempi passati.
Il fulcro rimane l’evento predominante: una donna è rimasta uccisa nell’estate del 1862.
Questo episodio, denso di mistero e verità insabbiate, trasla lo strepitoso concatenarsi di fatti che, nell’estate del
2017, Elodie Winslow riporta alla luce.
Lei, giovane archivista, riesuma nel seminterrato della Stratton-Cadwell & Co., nel palazzo sulla Strand, la tracolla antica contenente una cornice d’argento, grande quanto il palmo della sua mano, con la foto di una donna. Assieme a questo ritrovamento, Elodie trova un diario, con le pagine di carta di cotone color crema, contenente
bozzetti a penna e inchiostro di figure umane, paesaggi, nature morte.
Quindi non un diario ma un album da disegno. Tra quelle pagine spunta un foglietto:
“La amo, la amo, la amo, e se non potrò averla perderò la ragione, perché quando non sono con lei ho paura che…”
Elodie si sofferma sull’intensità di quel messaggio, poi si blocca quando, sfogliando ancora le pagine, il suo sguardo si posa su un disegno:
“… più preciso degli altri, più compiuto. Si trattava di un paesaggio fluviale, con un albero in primo piano e un bosco visibile in lontananza, ai margini di una grande radura.
Dietro unamacchia di alberi, a destra, si intravedevano le guglie gemelle di un tetto con otto comignoli e un elaborato segnavento decorato con i simboli del sole, della luna e di altri corpi celesti”.
Elodie conosce quel luogo.
Stenta a credere di avere tra le mani qualcosa a lei così familiare.
Quel luogo lo ha immaginato tante volte, mentre sua madre le recitava a memoria la favola dei tre bambini:
“Oltre il fitto del bosco e in fondo alla radura,
raggiunsero il fiume e la fine della strada,
portando con sé mille segreti e una spada”.
Da questo inaspettato ritrovamento, Elodie, in procinto di convolare a nozze, si sente attratta da un richiamo incalzante, quello che la spinge a fare ricerche e raggiungere il luogo della favola.
Per arrivare al suo obiettivo s’immerge nella vita di diversi artisti tramite libri, finché non riesce ad avere qualche nome che potrebbe ricollegarsi al suo ritrovamento; ma la certezza vacilla, dopo tutti gli anni trascorsi.
L’unica certezza è l’immagine della casa di fronte al Tamigi, la stessa della storiache sua madre le leggeva continuamente, e ora sapeva essere reale e vera. Elodie ha unpresentimento: e se avesse a che fare con la sua famiglia?
Lo zio Tip, conferma, con il suo atteggiamento schivo, i suoi sospetti.
Quella villa è Birchwood Manor, situata in una campagna dell’Oxfordshire.
All’interno del romanzo anche questa casa è uno dei protagonisti, come se possedesse davvero un’anima che narra tanto quanto gli altri personaggi.
Una voce fuori campo che diventa il trait d’union di tutte le vicende. Infatti, molte persone hanno abitato quella casa, piena di misteri e segreti nascosti nelle pareti, tante cose hanno visto i quadri, gli angoli segreti costruitiracchiudono atroci verità… tutto là dentro racconta storie.
Birchwood Manor è la ragnatela che incastra ogni personaggio del passato, come Edward Radcliffe,uno dei personaggi centrali, sua sorella Lucy, Lily Millington, Felix, Thurston, Clare: artisti decisi a lasciarsi ispirare da quel luogo ricco di leggende e magia.
Un’alchimia perfetta quella che nasce dall’abbraccio del fiume con la terra.
Eppure nessun segreto sarà svelato senza il nome della donna del ritratto.
L’intero romanzo è un albero genealogico di vissuti, nessuno dei quali potrà collocarsi al suo posto senza questo nome, elemento indispensabile per chiarire la morte di Fanny nell’estate del 1862 dentro Birchwood Manor.
“Tutti hanno bisogno di un contatto umano, persino i più timidi.
La solitudine li spaventa. Il mondo, l’universo, la vita stessa sono troppo grandi per affrontarli da soli.”
Quel nome misterioso, a volte persino cangiante, cela la voce che narra e ricompone l’enigma, invita a entrare nella villa e incita tutti a ripercorrere le storie a ritroso.
È la luce della mansarda che alimenta il mistero, è la musa che con la sua bellezza fa nascere l’arte, è “la donna del ritratto”.
“Immagino che dovrei sentirmi lusingata all’idea che la mia faccia sia appesa sopratutti quei divani. È meschino da parte mia interessarmene, ma La Belle è di gran lunga il poster più venduto nel negozio del museo…”
Ho iniziato a leggere questo romanzo, perché tutti i precedenti li ho trovati affascinanti: un connubio perfetto tra mistero e intrigo, verità e segreti.
La donna del ritratto ha lasciato in me qualcosa in più: fascino.
I salti temporali e i numerosi personaggi possono portare il lettore a dover rileggere alcune parti, perché, leggendo, c’è il desiderio di raccogliere ogni indizio, tutti i particolari importanti, come gli intrecci che si creano con le vite dei personaggi.
È un romanzo che contiene romanzi brevi e, alla fine, il lettore ripercorre le vite di tutti ipersonaggi.
Il talento di Kate Morton riesce, nel finale, a svelare ogni segreto, nella maniera più inaspettata.
“Farsi ritrarre è una delle esperienze più intime che si possano immaginare. Percepire l’intensità della completa attenzione di un’altra persona, e guardarla negli occhi”.
In questa storia risiede la magia dell’arte e il lettore può facilmente entrare in empatia con ogni protagonista.
Dov’è il confine tra la realtà e la leggenda, tra il romanzo d’amore e quello gotico… questo lo svelerà solo La donna del ritratto.
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Sinossi
Nell’estate del 1862, un gruppo di giovani artisti si riunisce a Birchwood Manor, una grande casa nella campagna dell’Oxfordshire, quasi protetta dentro un’ansa del Tamigi.
A guidare il gruppo è Edward Radcliffe, il più appassionato e promettente di loro, un ragazzo di vent’anni, che non
conosce limiti.
A lui è venuta l’idea di immergersi nella natura per i successivi trenta giorni, lontano dai condizionamenti di Londra e dalla sua formalissima society, per dare libero sfogo alla creatività.
E invece, alla fine di quel mese, la tragedia ha stravolto le loro esistenze: una donna è stata uccisa, un’altra è sparita nel nulla e un prezioso gioiello è scomparso.
Più di centocinquanta anni dopo, Elodie Winslow, una giovane archivista di Londra, scopre per caso una borsa di cuoio nella quale si trovano due oggetti che la colpiscono profondamente: la fotografia sbiadita di una bellissima
giovane donna in abiti vittoriani e l’album da disegno di un artista, nel quale spicca lo schizzo di una grande casa protetta dall’ansa di un fiume, che a Elodie pare stranamente famigliare.