“Il sogno della macchia da cucire” di Bianca Pitzorno

Recensione di Maria Cristina Sferra

il sogno della macchina da cucire

“Il sogno della macchina da cucire” è un romanzo di Bianca Pitzorno edito da Bompiani nel 2018.

C’è un mondo di cui abbiamo solo sentito parlare, forse ce lo hanno raccontato le nostre mamme, forse le nostre nonne.

Un mondo lontano nel tempo poco più di cent’anni, ma inimmaginabile per la maggior parte delle persone che abitano questo millennio.

È il mondo che esisteva tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento dove, in una non precisata città della provincia del nord Italia, si svolge la vita di una sartina che è la voce narrante di questo romanzo.

“Quando restammo sole io avevo cinque anni e mia nonna cinquantadue. (…) Vivevamo in due stanzette nel seminterrato di un palazzo signorile, in una strada stretta e acciottolata del centro storico, pagando un affitto in natura: la pulizia quotidiana dell’androne e delle scale fino al quarto piano. Mia nonna ci metteva due ore e mezzo ogni mattina, alzandosi al buio, e solo dopo aver riposto secchi, stracci e scopa cominciava il lavoro di cucito.”

Attraverso la storia della protagonista, Bianca Pitzorno ci racconta la società com’era, con le discriminazioni, la povertà, la miseria a volte.

Sono molte le difficoltà che, in quel periodo storico, deve affrontare una donna appartenente per nascita a un ceto sociale basso.

Custodendo nell’anima un grande desiderio di riscatto, lavorando tanto, con umiltà e dedizione, può però ambire a migliorare la propria condizione, quindi il proprio destino, e riuscire a realizzare i propri sogni.

Una vita quasi silenziosa, quella della sartina, ma testimone di eventi di cui diviene a volte protagonista lei stessa. Una vita semplice ma difficile, come possono essere difficili le vite della povera gente.

“La specialità della nonna era la biancheria: corredi completi per la casa, lenzuola, tovaglie, tende, ma anche camicie da uomo e da donna, biancheria intima, corredini per neonati. A quei tempi solo pochi magazzini di gran lusso vendevano tali capi di vestiario già pronti. Le nostre grandi rivali in questo campo erano le suore del Carmelo, bravissime soprattutto nei ricami. Mia nonna invece sapeva confezionare anche abiti da giorno e da sera, giacche, cappotti. Tutto da donna. E, ovviamente, riducendo le misure, da bambino.”

La nonna, donna illuminata e saggia che l’ha accudita da bambina, le ha fatto il dono più prezioso e, insegnandole il mestiere di sarta, le ha consegnato gli strumenti per potersi mantenere e quindi emancipare.

In una società dove i ruoli e i ceti sono rigorosamente divisi, dove le donne – soprattutto se povere – non vengono prese in considerazione, una volta divenuta adulta, lei riesce a ritagliarsi uno spazio trasversale e condurre una vita dignitosa.

La sua professione le permette di conoscere altre donne, anche di classi sociali diverse dalla sua, tra le quali troverà comprensione, solidarietà, persino amicizia.

“Distogliendo lo sguardo dal mio Assuntina andò decisa nel salottino, si avvicinò alla macchina da cucire, con un’abilità che non le conoscevo aprì lo sportello della bobina inferiore, ci infilò le dita, tolse la capsula della spoletta e me la mostrò sul palmo della mano. Dentro, al posto del filo, c’era l’anello.”

Tra le grandi svolte della sua vita, ricevere in dono una macchina da cucire portatile è una delle fondamentali. Significa poter velocizzare il lavoro, guadagnare di più, permettersi di accantonare alcuni risparmi per i momenti difficili e, perché no, concedersi qualche piccolo svago. Significa a tutti gli effetti avere in mano il passaporto per la libertà.

Un’altra svolta è decidere di accogliere con sé la figlia selvatica e ribelle dell’amica, che muore di stenti lasciandola orfana e completamente sola.

Un’ulteriore svolta è incontrare l’amore, quello vero, che sembra non poter avere un futuro poiché lui appartiene a una famiglia benestante, mentre lei è solo una sartina. Ma le cose piano piano stanno cambiando…

“Ascoltami, – disse la Miss gravemente – sei giovane, e ti può capitare di innamorarti. Ma non permettere mai che un uomo ti manchi di rispetto, che ti impedisca di fare quello che ti sembra giusto e necessario, quello che ti piace. La vita è tua, tua, ricordalo. Non hai alcun dovere se non verso te stessa.”

Un romanzo che ricama con mille fili colorati un’epoca lontana e che, con la sua solo apparente semplicità, sa coinvolgere e arricchire.

Un libro che si legge tutto d’un fiato, infarcito com’è di aneddoti gustosi e curiosità sul mondo della moda, del cucito e non solo.

Una storia che insegna quanto per le donne sia importante la conquista dell’indipendenza economica e di come essa sia la condizione necessaria per una vita davvero libera.

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Sinossi

C’è stato un tempo in cui non esistevano le boutique di prêt-à-porter e tantomeno le grandi catene di moda a basso prezzo, e ogni famiglia che ne avesse la possibilità faceva cucire abiti e biancheria da una sarta: a lei era spesso dedicata una stanza della casa, nella quale si prendevano misure, si imbastivano orli, si disegnavano modelli ma soprattutto – nel silenzio del cucito – si sussurravano segreti e speranze. A narrarci la storia di questo romanzo è proprio una sartina a giornata nata a fine Ottocento, una ragazza di umilissime origini che apprende da sola a leggere e ama le opere di Puccini ma più di tutto sogna di avere una macchina da cucire: prodigiosa invenzione capace di garantire l’autonomia economica a chi la possiede, lucente simbolo di progresso e libertà. Cucendo, la sartina ascolta le storie di chi la circonda e impara a conoscere donne molto diverse: la marchesina Ester, che va a cavallo e studia la meccanica e il greco antico; miss Lily Rose, giornalista americana che nel corsetto nasconde segreti; le sorelle Provera con i loro scandalosi tessuti parigini; donna Licinia Delsorbo, centenaria decisa a tutto per difendere la purezza del suo sangue; Assuntina, la bimba selvatica… Pur in questa società rigidamente divisa per classe e censo, anche per la sartina giungerà il momento di uscire dall’ombra e farsi strada nel mondo, con la sola forza dell’intelligenza e delle sue sapienti mani. Bianca Pitzorno dà vita in queste pagine a una storia che ha il sapore dei feuilleton amati dalla sua protagonista, ma al tempo stesso è percorsa da uno sguardo modernissimo. Narrare della sartina di allora significa parlare delle donne di oggi e dei grandi sogni che per tutte dovrebbero diventare invece diritti: alla libertà, al lavoro, alla felicità.

Titolo: Il sogno della macchina da cucire
Autore: Bianca Pitzorno
Editore: Bompiani