“Il racconto dell’ancella” serie televisiva di Bruce Miller

recensione di Cecilia Santilli

Ancella

 

The handmaid’s tale (in italiano Il racconto dell’ancella) è una serie televisiva statunitense del 2017 ideata da Bruce Miller e basata sul romanzo della scrittrice canadese Margaret Atwood del 1984.

Una serie che ha fatto molto discutere tanto da essere citata durante le manifestazioni di protesta delle donne all’insediamento di Trump.

“Fate che il libro della Atwood rimanga un’opera di finzione.”

Si tratta di una serie anti-profetica in cui scenografie, costumi, dialoghi e ritmo sono magistralmente pensati per portarci in una società futura apparentemente fantascientifico: il regime totalitario di Gilead che soppianta gli Stati Uniti d’America.

Eppure di fantascienza non si tratta.

Il libro di Margaret Atwood s’ispira ai trattamenti riservati alle donne incinte durante la dittatura militare Argentina degli anni settanta.

Le donne sono il soggetto e l’oggetto della serie.
Private di ogni libertà e derubate della propria identità individuale e sociale, esse sono divise tra Madri e Uteri, tra carnefici e vittime.

La differenza tra le une e le altre è visibile grazie a un’accurata differenziazione di vestiti.

Ci sono le Mogli, le donne più importanti di Gilead, sposate con i Generali, che non possono avere figli e sono vestite di verde smeraldo. Questo colore che rimanda al senso di frustrazione e gelosia ma anche di purezza le oppone al rosso delle Ancelle, le schiave della società, uniche ad essere fertili, e che invece rimanda alla figura di Maria Maddalena, alla colpa, al sangue, ma anche alla vita.

Tra queste due categorie simboliche, altre classi di donne, separate da colori neutri e simili come il grigio scuro, il marrone e il celeste.

La protagonista è June, interpretata da Elisabeth Moss, che strappata dalle braccia di suo marito e da sua figlia, diventa l’Ancella Diffred (letteralmente “di Fred”, uomo ricco a cui viene data come utero in schiavitù).

L’ancella, oppressa da un abito lungo rosso che ne nasconde l’identità e le fattezze di donna, è una “femmina” fertile assegnata a famiglie dei ceti elevati che non possono avere figli.

Sullo sfondo ideologico della lettura dell’antico testamento in cui Rachele, sterile, chiede a Giacobbe di avere rapporti sessuali con la sua serva Bilhah, June/Diffred diventa puro utero da inseminare durante i giorni fertili.

Né il suo utero, né il bambino che darà alla luce, le appartengono così come non le appartengono il passato e il futuro.

E tutti gli altri ?
Chi non viene ucciso, guarda e partecipa. Perché così vuole la legge. Perché così l’umanità si salverà.

“Esiste più di un genere di libertà: la libertà di e la libertà da. Nei tempi dell’anarchia c’era la libertà di. Adesso vi viene data la libertà da. Non sottovalutatelo.”

Una serie che tratta in modo cruento temi forti e di attualità : la libertà, i diritti delle donne, la maternità, l’utero in affitto, il misoginismo, la xenofobia e l’omofobia.

Una serie riuscita perché riuscito è il suo intento di scuotere gli animi.

La distanza tra buoni e cattivi è solo apparentemente ben netta.

Ogni personaggio indossa una maschera che nasconde le contraddizioni della nostra società.
Il suo punto forte è quello di descrivere con minuzia i possibili effetti perversi di una società che ha perso il senso profondo della solidarietà, il valore sociale e morale della consapevolezza politica.

Quello che ci dice è che i diritti, delle donne ma non solo, faticosamente acquisiti possono svanire senza che ce ne accorgiamo.

“In una vasca che si scalda poco a poco, finiremo bolliti senza accorgercene.”