“Il bordo vertiginoso delle cose” di Gianrico Carofiglio
recensione di Marilena Viola
Il bordo vertiginoso delle cose di Gianrico Carofiglio, edito da Rizzoli nel 2014, è la descrizione di un viaggio a ritroso nella vita, alla ricerca di radici sradicate per qualche motivo e che ancora urgono, più che mai, nell’esistenza di un adulto.
Enrico Vallesi, il protagonista, ė uno di noi, uno dei tanti che lascia la città di origine, al Sud, troppo calma e troppo stretta per uno spirito inquieto e alla continua ricerca di se stesso.
Decide così, leggendo per caso una pagina di quotidiano che riguardava una persona a lui nota, della sua cittå, di fare il percorso a ritroso, di tornare alla sua cittå natale, Bari, dove tutto ė cominciato.
A tratti felice dello svuotamento della sua anima da ombre e fantasmi del passato che hanno sempre avuto”bordi”non chiari e indefiniti, sperimenta la realtà (il fratello, gli amici, il territorio) con precauzione e se ne sente invaso benevolmente senza neanche rendersene conto finchė, all’improvviso, arriva un cambiamento.
“Prima piangi piano, poi piů forte, fino a quando non arrivano i singhiozzi e la pena disperata per la tua solitudine e il tuo fallimento e il tuo far finta di niente e l’amore perduto e mai piů ritrovato, e tua madre e tuo padre che non hai mai conosciuto davvero e adesso ė tardi e per tutta questa vita che ti ė passata accanto e che non sei stato capace di vivere.Tutta questa vita che poi finisce, una mattina o una sera normali come le altre.Finisce e ti ritrovi ad averla sempre scansata.Finisce con le scintille che si disperdono nell’aria, senza accendere un fuoco senza lasciare traccia”.
“Chiedete a un poeta di spiegare cosa voleva dire con un verso o anche solo una singola parola e avrete ammazzato la poesia”.
“A noi preme soltanto il bordo vertiginoso delle cose”. (Robert Browning)
Dal “bordo vertiginoso delle cose” alle “cose” vere e proprie della vita, in un finale inaspettatamente positivo e catartico, Carofiglio apre nuovi flussi di speranza.
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Sinossi
Un caffè al bar, una notizia di cronaca nera sul giornale, un nome che riaffiora dal passato e toglie il respiro.
Enrico Vallesi è un uomo tradito dal successo del suo primo romanzo, intrappolato in un destino paradossale, che ha il sapore amaro delle occasioni mancate.
Arriva però il giorno in cui sottrarsi al confronto con la memoria non è più possibile.
Enrico decide allora di salire su un treno e tornare nella città dove è cresciuto, e dalla quale è scappato molti anni prima.
Comincia in questo modo un avvincente viaggio di riscoperta attraverso i ricordi di un’adolescenza inquieta, in bilico fra rabbia e tenerezza.
Un tempo fragile, struggente e violento segnato dall’amore per Celeste, giovane e luminosa supplente di filosofia, e dalla pericolosa attrazione per Salvatore, compagno di classe già adulto ed esperto della vita, anche nei suoi aspetti più feroci.
Con una scrittura lieve e tagliente, con un ritmo che non lascia tregua, Gianrico Carofiglio ci guida fra le storie e nella psicologia dei personaggi, indaga le crepe dell’esistenza, evoca, nella banalità del quotidiano, “quel senso di straniamento che ci prende quando viaggiamo per terre sconosciute e lontane”.