Recensione di Tommasina Soraci
DORIS LESSING – Il diario di Jane Somers, 1986.

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Ho appena finito di leggerlo e mi ha molto appassionato.
La scrittura è caratterizzata da un linguaggio essenziale, paratattico, che non ammette “distrazioni” di sorta. Mi ha offerto molteplici spunti di riflessione e di coinvolgimento emotivo.
La voce narrante, Jane Somers, è una donna in carriera, elegante e sempre inappuntabile, attenta solo al suo lavoro e a se stessa, anche dopo la perdita del marito e della madre. Un giorno si imbatte in una vecchia signora, Maudie Fowler, per caso. E’ il greco chairos che le si fa incontro o è lei che non aspetta altro che incontrarlo? Comincia così una strana amicizia fatta di scontri e di incontri che squaderna, in tutta la sua crudeltà e senza orpelli zuccherosi, il tema della vecchiaia e della solitudine, nelle sue forme più crude: puzza e sporcizia, dignità e durezza. Attraverso Jane, che il rapporto con Maudie aiuterà a scoprire o sarebbe meglio dire”riscoprire” una nuova e più personale dimensione di vita, chi legge si confronta con una ricca galleria di figure femminili, ciascuna umanamente ricca a suo modo, ciascuna col suo essere donna, un esempio per tutte, la “badante” irlandese, la cui giornata si inserisce come un cammeo della condizione femminile stritolata tra lavoro e famiglia, con i cambiamenti generazionali degli anni ’60, con il vedersi come si diventerà al passare degli anni, con il pugno nello stomaco delle parole dell’elettricista Jim. “A cosa serve la gente vecchia? – Quello che Jim aveva detto era quello che tutti dicevano: Perché non sono tutti in un ricovero? Bisogna toglierli di mezzo, metterli dove là gente giovane e sana non li possa vedere, perché non sia costretta a pensare a loro…E fu allora che pensai :come valutiamo noi stessi? In base a quali criteri? A che cosa serve Maudie Fowler? Stando ai criteri che mi sono stati inculcati, a niente“.