“Dialoghi del mare” – di Gabriella Raimondi

Recensione di Serena Savarelli

Raimondi

Quando i sogni s’intrecciano alla simbologia del mare, ecco che il lettore si trova immerso dentro ai Dialoghi del mare di Gabriella Raimondi.

Per tutta la durata di questa lettura sono stata avvolta dal profumo di salsedine e dal desiderio di ascoltare la voce del mare. Se apriamo il dizionario e cerchiamo il significato della parola mare, troveremo la seguente definizione: massa d’acqua salata che ricopre gran parte della superficie terrestre; qualsiasi zona specifica di queste acque con le relative denominazioni: fondo, profondità del mare; mare calmo, mosso… e così via fino ad avere una spiegazione della parola mare molto oggettiva, quasi fredda, che non ha nulla a che vedere con tutti i vari significati psicologici e simbologici del mare e dell’acqua.

Il mare è spesso presente nei sogni delle persone. Anche in quelli di Nina. La giovane protagonista che perde l’amore, trema nei suoi incubi, svegliandosi stanca e sudata, e viene richiamata dal mare, il quale renderà le sue notti terribili sogni premonitori.

 

“Paura di trovarmi a fondo. Nausea. Mal di mare. Poi il cuore batte forte. Sudo freddo. Ho già provato questa sensazione in un’altra occasione. Tutto mi gira intorno. Sto per svenire. Buio.”

 

Spesso il mare attrae e ci fa sentire bene. Il nostro corpo fatto del 70% di acqua è come se subisse l’attrazione di tutta l’altra acqua sulla Terra. E la nostra mente, quando è vicina al mare, produce sostanze che portano felicità, serenità ed eccitazione.

Per la protagonista di questo romanzo di Gabriella Raimondi il mare è terrore, è perdita di coscienza, è panico che investe a tutta velocità e manda nel caos più totale. Per Nina è una fobia. Ma in lei non c’è solo questo.

 

“Amo il mare. Starei a guardarlo per ore., ma solo da lontano. Ne ho timore. Quella superficie azzurra, in apparenza tranquilla, nella sua profondità nasconde la sua e la mia irrequietezza. Pur essendo nata e cresciuta in un’isola, ho visto il mare per la prima volta solo all’età di 7 anni.”

 

Il mare è fatto di acqua e l’acqua è un elemento per noi esseri umani fondamentale, perché rappresenta la vita.

Tutte le persone sono state immerse nel liquido amniotico, prima di poter affacciarsi alla vita. Ma l’acqua può essere anche il simbolo di morte: il diluvio universale, il fiume Ade…

Nina e il mare sono due opposti che si attraggano e rispecchiano la filosofia di Jung: l’acqua come metafora dell’inconscio. Nina è cresciuta con sua madre, una donna che aveva una gran paura del mare.

“Lei ci diceva sempre: non bisogna mai fidarsi del mare. Il mare inghiotte tutto. Il mare è traditore.”

 Gli incubi di Nina sono un libro dentro al libro. Due storie che la notte e il giorno fanno intrecciare tra di loro per tessere poi un’unica trama, nella quale Nina può evolvere e scoprire finalmente verità celate da troppo tempo. Teme ma ascolta la voce del mare e si lascia guidare, come una sfida che accetta tra gli infiniti dubbi. I ricordi di lei bambina sono la chiave del suo futuro, come una scia interminabile di emozioni e sensazioni che la congiungono a passati lontani.

“Un cavallone più grande degli altri mi trascinò via, improvvisamente, senza controllo.

Ricordo il freddo, il sapore salato, il bruciore agli occhi. Gridavo senza voce, bevevo senza sete, piangevo ma le lacrime diventavano mare. L’acqua era come fuoco e mi bruciava la gola.”

 Conoscere la verità è tormento che si unisce ai suoi incubi: Alex l’ha tradita con la sua amica.

“La mia vita adesso è un mare in tempesta. Ho solo voglia di dimenticare. Di fuggire.”

 La vita e il mare. Una grande metafora. Per il suo costante movimento, il mare può indicare uno stato di inquietudine, di agitazione che genera solitamente indecisione e ambiguità; un riflesso del corso dell’esistenza umana e delle oscillazioni dei desideri e dei sentimenti degli uomini.

Nina decide di tornare all’origine, verso la sua Isola che ogni volta la emoziona.

“C’è vento e una leggera sbandata dell’aereo mi fa sussultare. Il mare increspato, blu scuro e immenso è sotto di me. Mi soffermo per un attimo a pensare dove vada il mare quando si ritira. La marea lo porta da un’altra parte a lambire nuove spiagge.”

 A casa l’aspetta sua madre e sua sorella. Due donne noiose, quasi vuote… e un solaio ricco di ricordi. In quel luogo disordinato e bisognoso di cernita, Nina trova una foto di quasi venticinque anni fa, quando la sua vita risucchiata dal mare venne portata in salvo da un uomo sconosciuto. Un uomo ritratto nello sfondo di quella foto accanto alla sua barca dal nome Ghinea.

Nina ha un conto in sospeso con il mare e lui la chiama a gran voce, sconquassando il suo animo fino a farla decidere.

“Alex mi manca, ma non mi dispiace essere sola. In fono questa è la terra dove sono nata, il mare ne è protagonista e voglio imparare a conoscerlo meglio.”

“Questa è la spiaggia dove il mio amore per il mare è cominciato. Insieme alla mia più grande paura. Adesso sono qui, lo guardo sospettosa e lui guarda me. Come fosse un essere umano sconosciuto o un amante bugiardo. Mi chiedo se il mare esisterà per sempre.”

 Le domande di Nina trovano molte risposte. Una leggenda del luogo invade la sua vita frantumata e Nina comincia a muovere nuovi passi.

“La leggenda narra che una mattina di molti anni fa, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, un pescatore trovò, sulla spiaggia del Paladino, una bambina che sembrava morta annegata. Non appena la vide, si avvicinò e provò a rianimarla, ma era ormai troppo tardi. Andò in paese a cercare il medico ma, quando ritornò con lui alla spiaggia, la piccola non c’era più. Pensò che forse se l’era ripresa il mare. Al suo posto c’era una ghinea d’oro e il pescatore la raccolse. La bambina non apparteneva a nessuno del paese, per cui si pensò che fosse stata a bordo di una scialuppa i cui resti si erano arenati qualche giorno prima su quella stessa spiaggia.”

 Spesso le leggende nascono da verità confuse e alterate da tramandi antichi. Nina è attratta dalla storia della bambina con la ghinea e proprio questa la porta a conoscere una famiglia di pescatori; persone semplici e genuine: fratello e sorella, Pietro e Mara, che vivono con il padre Salvatore. Grazie a loro Nina scopre un tassello importante della sua infanzia, il valore dell’amicizia e di nuovo l’amore, quello vero che non mente, ma ti segue lasciando intatta la libertà di essere.

Poi, all’improvviso, Nina la sente: una ninna nanna ascoltata per caso, che le ricorda vagamente qualcosa, che non riesce più a togliere dalla sua mente.

Il mare è sempre lì, tutt’intorno ad avvolgere Nina e il suo futuro incerto che sta voltando pagina.

“Il suo rumore, nel silenzio, è vivo, presente, forte come una figura umana incombente. A ricordarmi che lui c’è. Devo trovare una soluzione ai miei incubi, non posso andare avanti così. Sono venuta alla spiaggia del Paladino proprio per chiudere i conti con il mare. Domani proverò ad entrare in acqua, a parlare con lui, sensualmente come si fa con un amante da riconquistare.”

 Nina, attraverso i suoi sogni, esplora il suo inconscio e quando li ricorda scopre le espressioni della sua vita mentale, come una forma simbolica delle sue emozioni. Sono incubi che, sperimentando di giorno la sua nuova vita, le portano maggior consapevolezza, finendo per trasformarsi in sogni. E sognare il mare diventa per lei il simbolo del bisogno di esprimere certe emozioni con modalità nuove. Il mare predomina nel suo io profondo e Nina avrà l’opportunità di comprendere i suoi disagi emotivi attraverso la ricostruzione del suo passato strettamente collegato a quello di sua madre.

“Ho toccato il mare e lui ha toccato me.”

“La mia paura copre la voce lieve del mare che mi invita a entrare dentro di lui.”

 Nina ringrazia il mare perché le ha dato Pietro e la sua vita da pescatore. È felice, ma il mare non arresta le sue onde e la travolge di nuovo, inaspettatamente dopo averle fatto doni inimmaginabili.

“Sempre più mi rendo conto che ognuno di noi è il risultato complesso del passato di altri.”

 Alla fine la sfida più grande per Nina sarà quella di non odiare il mare, perché come le ricorda il padre di Pietro

“il mare è più forte di tutti noi.”

Nina non ha più negli occhi il bruciore del sale del mare, ma quello del dolore. La cura sarà comprendere la vita, così come si presenta, nelle sue forme inaspettate.

“I Maya usavano i sogni per interpretare il presente.”

 Gabriella Raimondi scrive una storia che sa coinvolgere il lettore, lo catapulta in descrizioni reali e ricche di particolari che danno al lettore la sensazione di passeggiare nella spiaggia, di bagnarsi con l’acqua salata del mare e di sentire la brezza profumata di salsedine nel suo volto. Tutto ricorda i piccoli borghi che si affacciano sul mare, con le loro feste paesane e le locande dal profumo di pesce appena cucinato. È leggere e avere, contemporaneamente, in sottofondo, il rumore metallico delle barche che ondeggiano mentre sono legate al porto, i garriti e gli stridii dei gabbiani e il vociare dei pescatori mentre riassettano le reti appena usate. L’alternarsi della vita della protagonista con i suoi sogni crea un’atmosfera densa di significati dove il lettore può mettere in gioco anche le proprie emozioni e ricercare nei fatti simboli dell’animo interiore.

Ognuno di noi ha un dialogo con il mare, quando questa distesa dalle mille sfumature, volubile e imprevista, rappresenta il nostro essere in relazione con la vita che è determinata dal passato di chi ci ha preceduto.

 

Sinossi:

La fine di un amore e il bisogno di fuggire da un insostenibile inganno sono i motivi che spingono Nina a tornare nell’Isola dove è nata.

Ritrova la sua famiglia, rientra in un mondo antico e ormai a lei estraneo, si confronta con ataviche paure trasmesse da sua madre che odia il mare.

Gli incubi, una scatola di legno, una moneta antica, una conchiglia. E ancora una vecchia foto, una ninna nanna e il mare, insieme a Nina, sono i protagonisti di questa storia.

Attraverso una ricerca nel proprio passato e soprattutto dentro sé stessa, questa giovane insegnante di Italiano che vive a Novara decide, quasi inconsapevolmente, di fare luce in un angolo buio della sua vita, confrontandosi con le proprie paure e con gli incubi che la ossessionano quasi ogni notte, nei quali il mare e l’acqua sono sempre gli elementi dominanti. Da quando uno choc avuto nell’infanzia ha segnato la sua vita

Nina ritrova il coraggio, la forza e la passione, tenuta per mano da Pietro, uomo di mare nell’anima e nella tradizione, conosciuto per caso in un villaggio di pescatori, per la prima volta affronta a viso aperto questo nemico ostile. Appunto il mare.

 

 

Titolo: Dialoghi del mare
Autore: Gabriella Raimondi
Editore: Prospero Editore (13 giugno 2016)

 

http://www.prosperoeditore.com

 

“Il vecchio e il mare”, di Ernest Hemingway