BEATI GLI INQUIETI – di Stefano Redaelli
recensione di GIANNA FERRO
Beati gli inquieti è un romanzo di Stefano Redaelli edito da Neo. Edizioni 2021.
“La follia è inaccessibile, neanche uno psicanalista ci capisce niente. Nel mondo il folle vive nel buio.
Agli scrittori direi che la follia è inutile che la descrivano perché è come la luna piena, più la guardi più ti attira più la trovi squallida. È squallida, ti fa emarginare dalla società. Ti fa vedere il mondo diverso da come lo vedono gli altri. È squallida perché si è soli. Si è mondi isolati. Si è tante isole.”
E ora ditemi se questo è un discorso folle.
Stefano Redaelli nel suo ultimo libro Beati gli inquieti, candidato al Premio Strega e al Premio Campiello, dà voce al mondo degli invisibili, degli incompresi, dei folli.
Ma cos’è la follia?
L’autore per capirla, sentirla, toccarla e poterla raccontare ha trascorso un periodo di tempo in una struttura psichiatrica.
Dopo quarant’anni dalla Legge Basaglia sembra che le cose non siano cambiate, anche rispetto ai tempi delle “navi dei folli”: il rifiuto, l’emarginazione, il diverso sono concetti ancora presenti nella profondità della mente degli individui.
Il protagonista del romanzo, Antonio, si finge paziente per entrare in contatto, da vicino, con gli “ospiti” di una struttura psichiatrica. La sua sensibilità e la sua delicatezza incontrano un mondo tragicamente affascinante, pieno, in cui uomini e donne si raccontano attraverso le loro azioni, i loro sentimenti, le loro paure.
Antonio è lì, uno di loro, in ascolto del loro dolore, della loro complessità che ognuno porta con sé.
“I matti non mentono.
I matti ci vedono.
I matti sono nudi.
I matti dicono sempre la verità.
Anche quando parlano di persone e cose che noi non vediamo, non sentiamo, che non esistono,
proprio allora stanno dicendo la verità.
I matti leggono l’anima.
Quando ci guardano, non ci si può nascondere.”
Stefano Redaelli, nel suo libro, conduce lentamente il lettore alla consapevolezza che persone condannate all’alienazione e all’esclusione sociale sono normali nella loro follia.
Meditazioni filosofiche e religiose esprimono pienamente la condizione del loro stato mentale.
Follia come “vuoto, mantice” come la definiva il mondo classico, in questo libro prende un altro significato: colma, intensa, la follia mette a nudo l’anima e la parte più intima di essa.
Beati gli inquieti è un viaggio nella mente umana, ma anche una ricerca del proprio IO.
“[…] La loro libertà mette in crisi la nostra. Per questo gliela togliamo. Però vogliamo capire perché sono liberi di dire e fare quello che gli passa per la testa, perché loro sì e noi no. […]”
Una scrittura fluida, mai banale, pagine di pura profondità. Una trama che travolge, emoziona e commuove, ricca di immagini possenti e parole forti, ma che non manca di poesia.
La lettura di questo libro può smuovere le coscienze, aprire le menti a favore di un mondo inquieto, ma reale; un mondo amaro, ma con un dolcissimo retrogusto.
L’indifferenza è l’essenza della disumanità, ma le pagine di Beati gli inquieti aiuteranno a riflettere.
“ […] io valgo tantissimo oro argento bronzo basta che sia nel mio cuore finché un giorno chiuderò una porta e ne aprirò un’altra ma non di un istituto una porta infinita […]”
Link d’acquisto
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Sinossi
Antonio, ricercatore universitario, chiede di essere ospitato alla Casa delle farfalle, una struttura psichiatrica, per condurre i suoi studi sulla follia.
Qui incontra Angelo un’artista ossessionato da complotti, da un mondo irriconoscente, la sua un’intelligenza incompresa.
Simone, l’intellettuale, con i suoi libri elabora pensieri e riflessioni.
Carlo, silenzioso e gran lavoratore della terra, da cui far nascere sempre qualcosa di prezioso.
Le donne, Cecilia e Marta: la prima, poetessa, maschera il suo volto truccandolo di colori accesi, ma trasforma spesso la sua identità credendosi Tom; la seconda, dolce, ingenua, sempre profumata con la sua immancabile essenza di fiori.
Antonio, fingendosi anch’esso paziente, entra in contatto con tutti conquistando la loro fiducia.
Dialoga e si confronta con loro in cambio di tante storie, di tante vite.
La finzione che diventa realtà o è la realtà che diventa finzione?
“… Sto facendo la carriera della follia”.
Stefano Redaelli è professore di Letteratura Italiana presso la Facoltà di “Artes Liberales” dell’Università di Varsavia. Addottorato in Fisica e Letteratura, s’interessa dei rapporti tra scienza, follia, spiritualità e letteratura.