“Anna Magnani – La biografia”  di Matilde Hochkofler

Recensione di Lina Mazzotti

anna magnani
Anna Magnani si è raccontata nelle sue interpretazioni: Roma città aperta di Rossellini, Bellissima di Visconti, Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini.
anna magnani

Ma ci prova in maniera cronologica Matilde Hochkofler, già curatrice della mostra “Ciao Anna” nel 2004 ai Musei Capitolini, ne fa una cronaca di sessantacinque anni di vita.

Anche il figlio, Luca Magnani, partecipa alla realizzazione di questo libro fidandosi di questa scrittrice che segue da decenni con interesse e devozione la madre.

I suoi interventi sono riportati in corsivo, testimonianza di vita semplice ma rigorosa, travolgente e serrata, rivelando un volto umano di una grande donna.anna magnani

Luca racconta di essere nato nel 1942 a pochi mesi dal primo bombardamento, colpito dalla poliomielite è mandato in Svizzera per le cure necessarie:

“Vivevo presso una famiglia di italiani in una sorta di affidamento”. “Partii che avevo quattro anni, tornai nel 1957 che ne avevo quindici. A quel punto non eravamo più abituati uno all’altra; lei ad avere un figlio, io una madre. Vivevo in un appartamento accanto al suo. Vite diverse, ritmi diversi”.

Luca stentò per tutta la vita a metabolizzare quell’assenza.

 

anna magnani

La scrittrice ci accompagna nella casa nel cuore di Roma durante la  notte del 1956 , nel mondo di Anna Magnani.

“Tra i gatti, il Bechstein a coda, la fotografia di Tennessee Williams, quella di Bette Davis con la dedica, l’immagine di Eleonora Duse, i trofei cinematografici allineati sul caminetto dagli alari di ottone, i mobili settecenteschi, i tappeti orientali, le collane girate intorno alle statue giapponesi, le lampadine colorate dell’abat-jour liberty, il pupo siciliano appeso a una scala a chiocciola che porta sulla terrazza più alta, le librerie colme di libri, Anna si aggira scalza in pantaloni nascondendo anche a se stessa la propria ansia.

Per allentare la tensione, esce di casa sotto la pioggia e fa una lunga passeggiata con i suoi cani. Quando ritorna è più serena, ma solo alle quattro di mattina decide finalmente di andare a dormire”.

Anna Magnani si svegliò con il trillo del telefono, le annunciavano che aveva vinto l’Oscar il primo conferito ad un attrice italiana,come miglior attrice protagonista per “La rosa tatuata“. Lei svegliò il piccolo Luca, che a quattordici anni percepiva la grandezza dell’attrice che stentava a chiamare mamma.

anna magnani

“Non è mai stata una donnetta, una donnicciola, non ha mai fatto chiacchiere da cortile, era sempre una regina, non ha mai discusso di cose meschine”, scrive in uno dei corsivi. E dice ancora Luca Magnani: “Quando è morta è venuto fuori il profondo legame che ci univa, ho provato rabbia per tutto quello che non avevo dato, per tutto quello che potevo dire e non avevo detto. L’ho sempre esclusa dalla mia confidenza perché mi sentivo in una situazione di sudditanza, mi sembrava che la sua attenzione nei miei confronti fosse un’intrusione nella mia vita.

Invece era solo il grande amore che aveva per me. Mia madre non era mai triste, era anche allegra. Non rimandava mai a domani quello che doveva affrontare quel giorno. Mi ha insegnato soprattutto il coraggio di andare avanti sempre, di non fermarmi davanti alle difficoltà, anche alle più grandi, a essere il più possibile leale, senza aver mai paura della verità, qualunque essa sia. Il lavoro per lei era sacro. Quando aveva qualcosa da dire, lo diceva, qualche volta lo urlava. Mi capita ogni tanto di sentire qualcuna delle sue sfuriate, come avvenissero in questo momento.”

Esce da queste pagine un ritratto di una donna vera senza finzioni dal talento innato, un’anti-diva, lei stessa diceva di sé “io non recito vivo quello che faccio, o credo di viverlo, che è lo stesso”. Anna Magnani non è convenzionale ma istintiva appassionata da sembrare spavalda ma intimamente fragile in cerca di amore, segnata da un’infanzia priva di affetti.

“Voglio essere amata perché mi sento più protetta. Ma la felicità non è fatta per le persone troppo sensibili. Io vivo continuamente in uno stato di delusione”. Con quella perenne paura che l’abita fin da bambina – la mamma lontana. “Ho scelto questo mestiere perché avevo voglia di essere amata, di ricevere tutto l’amore che avevo sempre mendicato ecco, ci risiamo, è il solito dannato complesso materno. Ho anche capito che, ho implorato non ero nata attrice. Avevo solo deciso di diventarlo nella culla tra una lacrima di troppo e una carezza in meno. Per tutta la vita ho urlato con tutta me stessa per quella lacrima quella carezza”.

anna magnani

Questo grande bisogno lo colmò tra i suoi animali, con gli amici e il contatto con la sua amata Roma, che la vezzeggiava con il nomignolo di “Nannarella“, la gente la ama incondizionatamente perché la sentono vicina alla loro vita e la sua capacità espressiva, altamente drammatica è travolgente e guardavano le sue lacrime vere nella vita e quelle altrettanto vere sullo schermo con l’urlo della vita e l’urlo vero sullo schermo. Piange e ride, riempiendo la scena e la vita che si rincorrono e si fondono.

Il libro ci rivela gli amori infelici e tormentati, le gioie dei successi professionali, i grandi incontri con personaggi straordinari come Totò, Rossellini, Pasolini, Fabrizi, Visconti, Fellini, Mastroianni con tanti racconti.

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Nannarella è una delle più grandi interpreti del cinema italiano del Neorealismo apprezzata a livello Internazionale nel film “Roma città aperta” vinse il suo primo Nastro d’argento.

L’urlo finale del film pieno di passione e drammaticità, ispirò a Pasolini questi versi:

“Quasi emblema, in noi l’urlo della Magnani

sotto le ciocche disordinatamente assolute,

rinnova nelle disperate panoramiche,

e nelle occhiate vive e mute

si addensa il senso della tragedia. È lì che si dissolve e mutila

il presente, e assorda il canto degli aedi”.

Anna è sempre innamorata di un film, un regista, un amico, di un luogo, di una casa ma anche di un gatto randagio e così costringe gli amici a seguirla nel suo giro di gattara notturna.

“Io amo tutti gli animali. Un cane è bello, è poesia, è natura, è autentico, non mente. Io trovo che lo sguardo di un animale, la sua dolcezza, la sua stessa presenza sono veri come tutti i miracoli che ci offre ogni giorno la natura.”

In quei giri nella sua Roma incontrava anche le prostitute e nascevano dialoghi e scambi di battute simpatiche, ricordi di un clima che non esistono più.

Anna beve sempre caffè, fuma, si arruffa i capelli, legge copioni, controlla tutto, bella e scorbutica, rigorosa, è determinata riuscendo a imporre il suo cognome al figlio Luca, proprio come fece sua madre Marina con lei, un caso rarissimo di genealogia matrilineare, una sorta di linea discendente al femminile.

La Magnani e stata capace di comicità sfrenata ma anche di profonda drammaticità, simbolo della donna italiana e della sua crescita, una donna di transizione e simbolo del dopoguerra. In un momento storico particolare, quando Roma era appena stata liberata dopo dieci mesi di occupazione nazista. Anna diventò l’attrice simbolo della donna liberata, incarnava la figura della popolana passionale e sfacciata ma anche sensibile e generosa, incarnazione dei valori genuini.

La Magnani in un anno girò ben cinque film, tutti con ruoli di donne del dopoguerra. In una stagione nuova nel cinema italiano più maturo e strumento di conoscenza e idee, come la Resistenza e la Liberazione lo erano per la vita sociale del paese.

L’Italia sperò e sognò con lei, una grandissima donna che è riuscita a rimanere sé stessa.

SINOSSI

Anna Magnani si è sempre sentita abbandonata sin da quando bambina viveva a Roma con la nonna “tra una lacrima di troppo e una carezza in meno”, quella carezza che avrebbe voluto ricevere dalla mamma lontana. Proprio dal desiderio di quell’amore negato nasce la sua vocazione artistica che la spinge a cercarlo nell’applauso del pubblico. Dalle tavole del palcoscenico dove si rivela interprete di dolente drammaticità all’affermazione comica nelle riviste accanto a Totò, dalle particine nei film degli esordi al grande riconoscimento internazionale con Roma città aperta, fino a La rosa tatuata che, prima attrice italiana, le fa conquistare l’Oscar. Nei suoi ricordi, in quelli del figlio Luca, nelle lettere degli amici e dei compagni di lavoro rivivono i retroscena drammatici e irresistibili del cinema tra Cinecittà e Hollywood sullo sfondo della società italiana e dei suoi cambiamenti.

Il volto irregolare segnato dalle esperienze della vita, i grandi occhi luminosi, i capelli scarmigliati, la voce roca, la risata improvvisa, Anna vive il profondo bisogno di libertà che la porta a cercare l’indipendenza. Le sue appassionate storie d’amore, le tempestose litigate, le polemiche e le provocazioni ne fanno l’interprete-personaggio che sullo schermo si alimenta della propria fragilità, delle insicurezze e delle contraddizioni di un carattere forte, sempre sul punto di esplodere. La donna e l’attrice non sanno separarsi l’una dall’altra nelle figure femminili a cui dà vita con tutta se stessa, con la partecipazione totale di chi non si allontana mai dalla propria autobiografia. Nei personaggi indimenticabili dei suoi film – la leader di L’onorevole Angelina, l’amante di Una voce umana, la mamma di Bellissima, la dark lady di Nella città l’inferno, la comparsa di Risate di gioia, la prostituta di Mamma Roma – Anna ci viene incontro con le braccia aperte in una richiesta di aiuto, di complicità, d’amore.

Titolo: Anna Magnani – La biografia
Autore: Matilde Hochkofler
Genere: Biografie
Editore: Bompiani
Data edizione: 2013
Pagine: 396

 

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