“La felicità delle piccole cose” di Caroline Vermalle
Recensione di Serena Pontoriero
“La felicità delle piccole cose” è un romanzo adatto al periodo in cui ci troviamo, il periodo delle feste natalizie. Lettura leggera, esso è impregnato di buoni sentimenti, personaggi semplici che tirano le fila di una storia edulcorata.
Frédéric Solis è un avvocato di successo, un uomo affascinante ma con un grande vuoto affettivo: l’amato padre è sparito quando lui aveva sette anni, in un giorno di Natale. Dal padre ha ereditato la passione per l’arte impressionista. Per circondarsi di capolavori d’epoca, Frédéric è pronto a contrarre grandi debiti.
La sua vita cambierà repentinamente a seguito di una strana eredità: uno sconosciuto gli lascia una mappa del tesoro che lo porta sulle tracce delle opere di Monet e che sembra promettere il ritrovamento di un dipinto nascosto, perso o rubato.
La sua segretaria, Pétronille, invaghita di Frédéric, l’aiuterà a fare luce su questo gioco di indizi e rimandi ai capolavori di Monet, che le permetterà di incontrare altri personaggi del mosaico.
Ambientato in una Parigi imbiancata, il romanzo vuol essere anche una sorta di guida fra i luoghi più magici della capitale francese.
Come in ogni racconto natalizio che si rispetti, l’immancabile lieto fine metterà in ordine le storie di ogni personaggio creando un senso universale. Infatti, Caroline Vermalle, attraverso il suo romanzo, ci invita a (ri)prendere coscienza dei “valori assoluti”: la famiglia, l’amicizia, l’amore e la generosità. In linea con questi precetti, l’invito a rimettere in questione il mero benessere materiale che resta sterile se non è circondato dal benessere affettivo.
Ciò che mi ha maggiormente interessato de “La felicità delle piccole cose” sono i riferimenti a Monet e alle sue opere che, fungendo da pretesto per lo svolgimento della storia, finiscono per esserne i protagonisti. Mentre leggevo le descrizioni dei dipinti, le osservavo su internet. Consiglio quest’approccio a chi voglia cimentarsi nella lettura di questo romanzo. Il talento dell’autrice è stato quello di riprodurre su carta le atmosfere che il “capostipite” dell’impressionismo ha catturato nelle sue opere.
Degne di nota sono anche le “mappe della felicità”: questo piccolo esercizio di coaching, rapidamente descritto nel romanzo, ci invita a riflettere sul concetto di felicità al di là dei preconcetti e dei pregiudizi. Al di là dei desideri imposti, delle Seychelles e di un’auto di lusso, in cosa consiste la “vera” felicità? Essa non può essere che individuale, particolare e il suo raggiungimento è la sfida che il romanzo ci invita a cogliere.
Sinossi
Parigi. La neve cade dolcemente sulla città, ammantando di bianco la Tour Eiffel, Notre-Dame e il Panthéon, come in una cartolina. Un uomo passeggia lungo la Senna diretto verso casa, un elegante palazzo sull’Île Saint-Louis. È Frédéric Solis, avvocato di successo con la passione per i quadri impressionisti. Affascinante, ricco e talentuoso, Frédéric sembra avere tutto quello che si può desiderare dalla vita. Gli manca una famiglia, ma dopo essere stato abbandonato dal padre molti anni prima, ha preferito circondarsi di oggetti lussuosi e belle donne piuttosto che mettere ancora in gioco il suo cuore ferito. Fino a quando, un giorno, scopre di aver ricevuto una strana eredità, che consiste in una manciata di misteriosi biglietti e in un disegno che ha tutta l’aria di essere una mappa. Cosa nasconderanno quegli indizi? Convinto di essere sulle tracce di un quadro dimenticato di Monet, Frédéric decide di tentare di decifrare la mappa. Grazie all’aiuto della giovane e stralunata assistente Pétronille, inizia così un viaggio lungo i paesaggi innevati del Nord della Francia, tra i luoghi prediletti dai suoi amati impressionisti: Éragny, Vétheuil, il giardino di Monet, con una tappa d’obbligo al Musée d’Orsay. Di incontro in incontro, di sorpresa in sorpresa, torneranno a galla ricordi che Frédéric credeva di aver dimenticato, e un tesoro ben più prezioso di qualsiasi ricchezza.