Le nuove Eroidi – Autori Vari
recensione di Sara Cancellara
Le nuove Eroidi è un’antologia di scrittrici contemporanee, edita da Harper Collins nel 2019, che interpretano la nota opera di Ovidio.
Quel che resta del mio amore per i classici è su un vecchio banco di scuola, una piccola incisione su legno con matita:
“In amore, i veleni più amari stanno nascosti sotto i mieli più dolci.”
Così Publio Ovidio Nasone soppiantò Catullo e fine della storia.
Autunno 2019.
Succede qualcosa, qualcosa di bello, vagando per librerie mi succede spesso. Oggi più del solito.
Mi basta dare un’occhiata al titolo e sento che Le nuove Eroidi mi travolgerà come un torrente in piena.
Decido di leggere un racconto al giorno, piano, lentamente perché quello che mi affascina di più di questo testo, oltre la lettura, è capire come si possa rielaborare ai nostri giorni la mitologia.
Ancorarsi al passato senza stravolgere nulla o cedere al linguaggio moderno in tutta la sua forza e brutalità?
Nel tutto arriva poi lui. E su questo lui potrei dilungarmi, ma non è questo il luogo e il momento.
Il messaggio che mi scrive stasera è speciale quanto i racconti che ho tra le mani.
E così tra una partita di calcetto alquanto impegnativa perchè che giganti gli avversari e riflessioni varie sulle dinamiche relazionali uomo/donna, lui dal suo magico cilindro estrae il mito della bella Elena.
“Sai Sara, voi donne avete il potere di dominare. Siete uniche e diverse dall’uomo.
Voi avete un dono, solo voi potete procreare e sapere cosa vuol dire avere una vita nel grembo.
Voi donne potete. Ti va per caso un po’ di sushi domani?”
Ed io in questo preciso momento sono proprio lì, nel capitoletto di Michela Murgia che racconta di Elena, del silenzio di una notte, di Paride che le dorme accanto come un bambino, del sogno di essere capita, della colpa del desiderio degli uomini.
Coincindenze, mi dico, coincidenze.
E poi ho riso, di quei sorrisi leggeri che ti scaldano la fronte, il mento e ti fanno chiudere gli occhi e alzare lo sguardo in aria.
Le donne possono, possono tutto.
Possono come la moderna Penelope di Caterina Bonvicini, non avere tempo di scrivere una lettera al proprio amato, possono tra il fare e disfare preferire il rumore del mare ed avere il coraggio non solo per scegliere, ma anche per abbandonare e possono, anzi, POSSONO non avere paura delle tempeste.
Ecco.
Ciao Ulisse, stavolta parto io.
“Non so nuotare e non ho nessuno a cui dirlo e non ho nessuno che mi dica che invece posso tutto e che quindi posso anche nuotare.Non ho mani, bocca, voce.Non ho una terra.Così non ho neanche piedi, dita, corpo.Allora mi avvicino a te, più vicino e mi infilo con te nel mare e nell’acqua, muoio anche io.Unica mia terra, mio buio, radice, vita”.
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Sinossi
Poco più di duemila anni fa Ovidio scrisse una raccolta di lettere poetiche straordinariamente moderna e originale: le “Eroidi”, una serie di epistole in versi in cui le eroine del mito si rivolgevano ai loro (generalmente non irreprensibili) mariti e compagni, rovesciando il tradizionale punto di vista maschile sulle storie raccontate.
Oggi otto tra le più importanti scrittrici nate negli anni Settanta reinterpretano il classico di Ovidio con assoluta libertà, giocando in modo innovativo e appassionante con i miti originali.
Così Antonella Lattanzi ci fa assistere al processo in cui è coinvolta Fedra, incontriamo una nuova Medea in Maremma raccontata da Teresa Ciabatti, partecipiamo del dramma di Ero e Leandro, in fuga dal loro paese su un barcone nel Mediterraneo, nelle parole di Ilaria Bernardini.
E ancora Veronica Raimo ci mostra Laodamia impegnata in una chat erotica con il fantasma di Protesilao, Caterina Bonvicini ci fa conoscere una Penelope che si è imbarcata per mare e salva rifugiati mentre Ulisse la attende a Itaca, Chiara Valerio torna all’epoca del mito e reinventa il dramma di Deianira, fornendo una spiegazione nuova agli eventi che provocarono la follia di Ercole.
Valeria Parrella, invece, sposa il punto di vista di Didone, in una lunga e crudele invettiva contro il pavido Enea, colpevole contro le leggi dell’amore. Michela Murgia, infine, dà voce a Elena, perché “quando bellezza e guerra diventano sinonimi, non c’è più differenza tra ammirare e prendere di mira”.