Sheherazade e le altre di Grazia Fresu

Voce al mare

Recensione di Elvira Rossi

Sheherazade e le altre è una silloge poetica di Grazia Fresu, edizione Divina Follia, anno 2025.

Di cosa tratta Sheherazade e le altre?

Sheherazade e le altre di Grazia Fresu è una raccolta di testi poetici, divisa in sezioni, che trovano una continuità nell’affinità tematica e nello stile di scrittura.

L’opera si apre con un poemetto ispirato alla leggendaria narratrice delle Mille e una notte.
Sheherazade, figura primigenia ed esemplare di un eroismo femminile, silente e privo di baldanza, pronto a consumarsi nella semplicità dei gesti, non si offre come vittima sacrificale. Confidando nel proprio ingegno e consapevole del rischio si propone come sposa del sultano Shariar, per mettere fine alla violenza esercitata sulle donne.

Intuitiva, geniale, capace di ricorrere all’astuzia, pur di portare a termine il proprio progetto, sceglie in libertà, sovvertendo le regole del buon senso, che la vorrebbe spettatrice inerte di una tragedia.

La sua ragione vive nell’istinto e nella passione per la vita.

Alla crudeltà del sultano oppone la propria bellezza e il fascino delle parole che lo condurranno, per un tempo indeterminato, in un viaggio fantastico, alla ricerca incessante di emozioni e di una verità desiderosa di svelarsi.
L’armonia del verso modera l’inquietudine del dramma e dalle forme suggestive di un linguaggio allusivo discende l’immersione nella magica atmosfera delle fiabe orientali.

Una vena tenue di malinconia si dipana lungo un tracciato poetico, che nell’epilogo celebra il potere seduttivo della parola, che come goccia sulla roccia, in una paziente attesa, scava sentieri nuovi.

All’ombra del tempo, la parola che racconta, propagandosi in uno spazio sconfinato, assiste a un lento processo di trasformazione interiore e, mentre incrina certezze e insinua dubbi, delinea un quadro complesso della storia umana. L’incanto delle fiabe, così false e così vere, al crudele tiranno mostrerà i diversi volti della verità.

Shariar la destò con la leggera

ritmia del suo cuore rinnovato,

i musici chiamò, chiamò la corte

perché intera vedesse quel portento…

Poi senza dubbi chiusero le porte.

La seconda parte della silloge dedicata agli archetipi del femminile si apre con Sorelle, canto d’amore, un appassionato invito ad accompagnarsi alle altre donne, discendenti dalla stessa Dea Madre, simbolo di creatività.

“Cerca le tue sorelle”, parole semplici e potenti, che nell’affermare la certezza di un legame suggellano un patto di alleanza.

Il termine sorella, ricorrente nel poema di Grazia Fresu, esprime la dolcezza di un abbraccio e il colore della solidarietà. La voce sorelle non discrimina, accoglie, giacché nessuna donna, qualunque sia il suo vissuto, viene ritenuta indegna di far parte della stessa vicenda, che le vede in cammino, uniche e simili, per affrancarsi dal pregiudizio e dalla soggezione.

Solo di loro chiedi per la via,
così sarà esaltato il tuo valore
sull’altare del tempio

Grazia Fresu spazia nell’universo femminile e con la passione che la contraddistingue stabilisce un contatto con mille e più storie di donne di ieri e di oggi, esplora in profondità il loro vissuto e le libera dalla prigione di interpretazioni menzognere.

L’assetto tradizionale dell’iconografia classica viene scompigliato dal punto di vista al femminile e le donne dell’antichità, elementi fondanti di un patrimonio culturale e umano, sono presentate con una vitalità rinnovata.
Le donne del mito, osannate o disprezzate, mai comprese e giudicate nella verità, respirano un’aria asfissiata imprigionate in luoghi comuni difficili da scalfire. In Grazia Fresu si avverte il desiderio di abbattere la nebbia degli stereotipi e riscoprire l’anima autentica di ciascuna, senza elevarle sull’altare della divinità.

Né dee né streghe, semplicemente donne, sorelle, che raccontano una storia, mille storie di cadute e di rinascita. La visibilità è tutta per loro, la poetessa poco si cura dei personaggi maschili, comparse di periferia. A loro è riservato il silenzio, ascoltino pure se vogliono e apprendano da Cassandra:

Meglio l’inascoltata Cassandra
che colui che non ascolta.

Se la poesia di Grazia Fresu suscita stupore per il nitore della parola e la musicalità del verso, a travolgere il lettore è la sincerità dell’ispirazione.

Dai singoli canti del poemetto, la scrittrice indirizza una velata esortazione alla conoscenza e all’incontro.

Un invito rivolto alle altre donne, perché siano parte attiva di un dialogo collettivo, privo di confini temporali e spaziali: smascherare le deformazioni imposte all’istinto femminile da una cultura patriarcale è la premessa per ridestarsi a una nuova vita.
Grazia Fresu riconosce la bellezza e l’affanno dell’essere donna e nel ripercorrere la strada impervia di una femminilità tormentata non si rifugia nell’immaginario poetico per trovarvi consolazione. Lo spirito di solidarietà non glielo consente.

La poetessa avverte forte il richiamo che proviene dalle altre: madri, sorelle, amiche, donne di ogni dove; raccoglie le loro voci, le amplifica e le diffonde, affinché la parola poetica risuoni come una chiamata alle armi e affronti una comune battaglia per riflettere, crescere insieme, costruire una identità fondata sulla libertà dell’essere e dell’agire.

Il poema continua con canti dedicati alle figure familiari e nella evocazione della nonna e della madre, presenza dolce e rassicurante, il tono si fa intimo e nostalgico.

Sa di miele e di cannella, mia madre,
di comprensione, di libri
di uno strano ardimento
né fantasma né presenza ingombrante
Accanto a me riposa e io mi quieto in lei.

Nei versi dedicati alla sorella Anna, la poetessa si rivolge direttamente a lei, rievocando il passato. Ad unirle non è solo il vincolo di sangue, ma una storia di passioni, viaggi e battaglie comuni, che le hanno trovate sempre unite in uno spirito di condivisione, pur quando erano separate geograficamente.
Aggirandosi nell’universo femminile, Grazia Fresu con immagini simboliche di rara bellezza esalta i momenti trascorsi con le amiche, che hanno riempito di sorrisi le giornate e diradato le afflizioni.

Quando si trova di fronte al declino che ha reso fragili creature che lei ricorda essere state combattive, l’immedesimazione è totale. La poetessa prova un dolore struggente e da una sofferenza, che la trova impotente, nascono versi di grande impatto emozionale.

ancora prendiamo il tè insieme
con gesti quieti e io sento
le tue spine lacerarti le carni,
sei come una piuma leggera
su questi giorni tristi di fine estate.

Nel suo viaggio tra passato e presente, Grazia Fresu con una cura meticolosa generata dall’amore va alla ricerca di tutte le sorelle: donne del porto, spose bambine, donne ridotte a simulacri di bellezza, vittime di femminicidi. Non dimentica nessuna. Le accoglie tutte in un unico abbraccio e le stringe a sé.

Di fronte alla loro solitudine, la pacatezza cede all’indignazione, rossa come il sangue versato dalle donne. Il canto diventa denuncia, grido di protesta, richiamo alla società civile che non può soccombere alla violenza, all’ingiustizia e alle diseguaglianze. Il velo dell’indifferenza deve essere squarciato, la rinascita è racchiusa in un sogno irrinunciabile.

E allora che rosso sia, il fazzoletto al collo,
le labbra scarlatte, le scarpe di vernice
per muoverci al passo della vittoria,
che rossa sia l’indignazione, la rabbia,
la voce, il “NO” gridato a ogni sopraffazione

Nei versi si percepiscono la perseveranza e la passione di chi rifiuta la resa. L’emozione arriva al lettore, lo assale e lo contagia.

La nuova Calliope, dall’alto dell’Elicona, gioisce: la sua voce melodiosa, simile a un vortice di vento, torna a soffiare, scompiglia l’animo, distoglie dal torpore e incita alla lotta.

Non poteva esserci chiusa più efficace a portare a sintesi l’ispirazione del poema:

Ancora e sempre il nostro sguardo ostinato
si accende sul mondo e ancora e sempre,
sorelle, siamo pacificatrici e guerriere
sul palcoscenico della vita
fino a che i riflettori ci illumineranno
con la luce che da noi stesse nasce

Perché leggere Sheherazade e le altre?

Grazia Fresu ha scelto il genere poetico per raccontare la storia millenaria di donne. Una storia senza fine e priva di confini, giacché il genere femminile continua ad essere il bersaglio privilegiato di una società malata, incapace di estirpare il male.

La poetessa non vuole impartire lezioni di vita. Quando in lei si risveglia il furore della ribellione sta dando voce solo a sé stessa, alle passioni vissute prima che professate, mantenendo intatta una fedeltà a ideali mai traditi.

È innegabile che Sheherazade e le altre sia un’opera complessa per la profondità dei temi e per gli spunti di riflessione che ne derivano, tuttavia la sua lettura resta fruibile per la limpidezza di un linguaggio sobrio ed elegante che, pur avvalendosi di figure simboliche, non ricorre a forme e a formule astruse.

È la magia dell’ispirazione, che alla parola dotta o di uso comune, attribuisce uno straordinario potere rigenerativo.

La narrazione poetica non cede al descrittivismo e, mentre i versi fluiscono in una musicalità dolce e dal ritmo lento, lascia spazio a una intonazione lirica.

Da Sheherazade e le altre di Grazia Fresu arriva una conferma: la grande poesia non appartiene solo alle voci del passato, va solo pazientemente ricercata e quando ci si imbatte in essa leggerla diventa un’esperienza esaltante.

Sinossi

«Grazia Fresu ha deciso di tirare in ballo le donne che fecero storia, inserendo sé stessa nell’anima di ognuna.

Sheherazade e le altre non ha orpelli formalistici né richiami ironici o sprezzanti, ma dolcemente ci riporta al lucido testamento della poesia pura. La versificazione è limpida e fluente, a volte discorsiva con accenti riflessivi efficaci che mettono in risalto parecchie tematiche e il fatto di dedicare tutta la semantica alle figure femminili la dice lunga su quanto la donna possa in termini di pensiero, profondità dell’essere e compiuta misura delle vicende a cui fa riferimento.

Sheherazade ci fa intendere che l’incanto di una favola può tutto, dunque l’acume della ragazza (Cit. Le Mille e una notte) rende l’intrigo salvifico e proficuo costituendo così un elemento di grande importanza l’azione femminile…»

(Dalla prefazione di Silvia Denti)

Titolo: Sheherazade e le altre
Autrice: Grazia Fresu
Editore: Divina Follia, 2025