“A mio figlio” di Tommasina Soraci

Contest Lettere al Femminile

figlioBenvenuto negli… anta, figlio mio!
Quando, per la prima volta, ci siamo guardati, in una notte piovosa di marzo, non immaginavo di poterti oggi vedere uomo, padre, marito!

Se ci ripenso, mi rivedo giovane e piena di voglia di fare tante cose, tu mi parevi un intruso arrivato a sconvolgere la mia vita, le mie abitudini, le mie aspirazioni.

Poi a poco a poco ci siamo conosciuti e riconosciuti, le nostre vite si sono intersecate, tu che crescevi, io che correvo come una trottola perché volevo dimostrarmi e dimostrarti che ce la facevo a fare tutto.

Abbiamo imparato a capirci al volo, senza bisogno di parole.

Ora sei lontano, spegnerai le tue quaranta candeline ancora senza di me ma con i tuoi nuovi affetti e questo mi basta.
Ricorda però che a ogni candelina corrisponde un ricordo che ho di te, di noi.
Tranquillo, non te li elencherò tutti.
Tu, bambino, io che ti prendo per mano per attraversare la strada, l’avrò fatto mille volte! Ma, come un’epifania, “quel” giorno, ho sentito: no, non ero io che proteggevo te, eri tu che con la tua manina morbida e calda facevi fluire la linfa della vita dentro di me, mi proiettavi nel futuro.
C’è stato un momento duro (più di uno in verità), ero depressa e triste ma mi imponevo di lasciarti sereno. Bene, eri adolescente, tornavi da scuola, suoni il campanello di casa, davanti allo specchio, sai quello che è ancora nell’ingresso, mi pizzico le guance per allargare la bocca in un sorriso che volevo il più radioso. Apro e… mi sento dire: “Mamma, che hai?”.
L’otto marzo di tanti anni fa, tu eri in procinto di partire per il tuo primo viaggio transoceanico (non sapevo allora che iniziava una lunga lontananza), arrivi con un rametto di mimosa finto, ci resto male, sai che non amo i fiori finti, ma fra noi le parole non contano, mi previeni: “Non so, mamma, se ci saranno altri otto marzo in cui ti potrò portare la mimosa fresca, allora ho pensato che questa ti ricorderà che voglio portartela ogni anno”.

È ancora là sul mio comodino, l’ho avvolta in carta trasparente perché la polvere non la sciupi e ogni anno, quando mi arriva il tuo messaggio, me la guardo con affetto.

Ti scrivo….e siccome sei tanto lontano più forte ti scriverò.

Abbraccione
mamma