La custode dei peccati – di Megan Campisi
Voce alle donne
recensione di Emma Fenu
La custode dei peccati è un romanzo di Megan Campisi edito da Nord nel 2022.
Di cosa tratta La custode dei peccati?
Siamo in Inghilterra, all’epoca dei Tudor. All’epoca della lotta fra eucarestiani e protestanti. All’epoca della regina Bethany, ossia Elisabetta I.
Siamo nell’epoca il cui il bene è il Creatore e ad esso di contrappone Eva.
Immaginate di leggere pagine pagine e ogni volta che vi aspettate di trovare la parola “Demonio” o “Inferno” trovate Eva, non come sinonimo di questi ultimi, ma come depositaria di ogni male.
Siamo nell’epoca dei castelli imponenti, in cui serpeggiano pettegolezzi su figli ileggittimi, tresche segrete e trame contro la corona, perché gli interessi di troppi sono legati alla testa sulla cui essa grava.
Siamo nell’epoca delle notti di tagliateste, streghe, prostitute, assassini e stupratori.
Siamo nell’epoca dei giorni di mercato, delle pantomine irriverenti con gli attori dalla faccia truccata di biacca, degli ebrei convertiti, degli accattoni con il sigillo reale, degli impiccati per aver rubato un tozzo di pane.
Siamo nell’epoca in cui una sola si fa largo fra le folle senza essere la prima, ma proprio perchè è l’ultima.
Nessuna maledizione può, colpirla, perchè la maledizione è lei.
Lei è la custode dei peccati (la mangiapeccati nel titolo originale, nelle documentazioni storiche e all’iterno del testo del romanzo) colei che ha la S di sin “peccato” tatuatata sulla lingua e pendente da un collare.
Colei che non può parlare se non nelle recitazioni, ossia confessioni, in cui il morente elenca i propri peccati liberandosi e addossando la colpa alla custode.
Quest’ultima conosce il cibo che deve essere cucinato e esposto sulla bara, visibile a tutti, e poi da lei consumato per accoglierne nell’anima il peso, il marciume, la condanna.
Nessuno può guardarla, o sarebbe maledetto. Ma lei è la maledizione, nulla può nuocerle ancora.
Ma qualcosa di strano e orrendo accade nel castello. Vengono ritrovate bamboline di cera infilzate nell’addome e due dame muoiono fra gli spasmi al ventrre, confessano i peccati fra schiuma e labbra viola.
Sono state avvelanate, la custode lo capisce.
Sulla loro bara c’è un cuore di cervo che corrisponde all’infanticidio di un membro della casa reale, ma quel peccato le due donne non lo hanno mai nominato, la custode lo sa.
Un’assassino, un mentitore e un traditore si aggira indisturbato. Solo lei, invisibile e inaudibile, può fermarlo.
Voce alle donne, dunque. E finalmente. E a loro azione.
Perché leggere La custode dei peccati?
La custode dei peccati è un romanzo di ucronia distopica ambientato in un contesto storico fedele e coerente: realtà e fantasia si mischiano superbamente, facendo vivere al lettore i tempi narrati e inserendo il macabro di una figura semireale e il giallo thriller frutto di sagace invenzione.
Quindi, alla domanda:
Le custodi dei peccati sono realmente esistite?
Rispondo che sarebbe più opportuno usare schiettamente il nome mangiapeccati, una figura che consumava pane e sale deposti sulle bare per assorbirne i peccati di cui veniva contaminato. Il resto, come Megan Campisi afferma nel prologo, è invezione.
Superba invezione e attuale messaggio sociale.
A essere scelte per questo ruolo necessario eppure biasimevole, sono donne, figlie di Eva, ossia, come abbiamo già rilevato in precedenza, della creatura più malvagia, fanciulle a cui non è dato scegliere, perchè nessun uomo, padre, marito o fratello, si opporrebbe.
Sono sole, emarginate, povere, con poche alternative fra l’accattonaggio, la prostituzione e la forca.
E sono Eva, mille volte Eva: Eva che mangiò la mela, Eva che sedusse Adamo, Eva che cagionò la cacciata dall’Eden e la mortalità, Eva che generò un assassino dalla cui progenie tutti veniamo e che ha inciso un marchio su tutti tranne che su una: il peccato originale.
O sei la Vergine Maria o sei Eva, se nasci femmina.
Non ci sono scelte, perchè il primo vagito testimonierà la colpa, perderai l’imene e partorirai. O sarai vergine consacrata, ma quella colpa prigenia, simboleggiata da un pezzo di pane sul feretro, un’altra dovrà mangiarla per te, perchè non sia più tua.
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Sinossi
Per ogni peccato, un cibo. Per ogni confessione, il silenzio.
Ma la verità non si può tacere per sempre.
Ha rubato solo un pezzo di pane, ma la giovane May avrebbe preferito essere impiccata come tutti gli altri ladri.
Invece il giudice ha scelto per lei una condanna peggiore della morte: diventare una Mangiapeccati. Dopo la sentenza, May è obbligata a indossare un collare per essere subito riconoscibile e le viene tatuata la lettera S sulla lingua.
Da quel momento, non potrà mai più rivolgere la parola a nessuno.
Poi inizia il suo apprendistato presso la Mangiapeccati anziana che, nel silenzio più assoluto, le insegna le regole del mestiere.
Un mestiere spaventoso: raccogliere le ultime confessioni dei morenti, preparare i cibi corrispondenti ai peccati commessi e infine mangiare tutto, assumendo su di sé le colpe del defunto, la cui anima sarà così libera di volare in Paradiso.
Le Mangiapeccati sono esclusivamente donne, disprezzate e temute da tutti, eppure indispensabili.
E infatti, un giorno, May e la sua Maestra vengono convocate addirittura a corte, dove una dama di compagnia della regina è in fin di vita.
Dopo la confessione e la morte della donna, però, alle due Mangiapeccati viene portato un cuore di cervo, un cibo da loro non richiesto e che rappresenta il peccato di omicidio.
Sconcertata, la Maestra di May si rifiuta di completare il pasto e viene imprigionata per tradimento.
Rimasta sola, la ragazza china la testa e porta a termine il compito, ma in cuor suo giura che renderà giustizia all’unica persona che le abbia mostrato un briciolo di compassione.
Quando viene chiamata ancora a prestare i suoi servigi a corte, May intuisce che una rete di menzogne e tradimenti si sta chiudendo sulla regina e che solo lei è in grado d’intervenire.
Perché essere invisibile può aprire molte porte, anche quelle che dovrebbero restare chiuse per sempre…