La donna gelata – di Annie Ernaux

recensione di Sara Cancellara

La donna gelata

La donna gelata è un romanzo di Annie Ernau riedito da L’orma nel 2021.
C’è un racconto di Lorrie Moore, la più irresistibile scrittrice americana contemporanea, dal titolo Come

Parla di una donna che incontrerà un uomo, un uomo che avrà un taglio di capelli perfetto, che forse sarà un bravo ballerino o caporeparto in una fabbrica di cartone.
Comunque lui le chiederà ad un certo punto di andare a stare a casa sua e allora lei vedrà sua madre come una strega, suo padre come un orco e i suoi fratelli come i gobbi gemelli di Notre Dame. Lei si spoglierà mettendo su un po’ di jazz e lui la guarderà sdraiato sul pavimento. Poi ci sarà la polka con i parenti di lui ai matrimoni degli altri. Lei si sentirà ripetere la classica frase ” pensavo che toccasse a voi” .
Tra le opzioni possibili trascinarsi al buffet e riempirsi il piatto di insalata.
Il tutto procede in modo molto ironico in un susseguirsi di atteggiamenti, di sequenze che sembrano quasi quelle di un film dove nella coppia protagonista c’è un personaggio femminile ” forte” che mette in discussione tutto (qui coincide con la voce della stessa autrice che diventa una sorta di profeta ” ci saranno albicocche avvizzite e ridotte a bottoni sul davanzale” e sprona a fare certe cose, suggerisce, consiglia).
Cosa succede all’amore quando da appuntamenti dati nei bar delle stazioni all’ingresso dei giardini pubblici si ritrova in un interno olandese tra pomodori che scintillano nel loro olio dove si sceglie  insieme cosa mangiare?
Annie Ernaux ha scritto  La donna gelata partendo proprio da qui.
E se Lorrie Moore sceglie toni più leggeri smussando gli aspetti più spigolosi di una storia che ha pur sempre un gusto dolceamaro, la  Ernaux opta invece per un realismo a tratti anche spietato e una lucida osservazione sulla società dove la donna ne esce sempre quasi sempre debole.
Stiamo parlando di una scrittrice che negli anni Settanta milita nel movimento femminista e scrive articoli a sfondo politico su Le Monde, stiamo parlando di una donna che ha chiesto alla casa editrice Gallimard di rimuovere dalla copertina dei suoi libri qualsiasi riferimento a un particolare genere letterario.
Che non si dica dunque che La donna gelata sia un romanzo, ma trattasi di un’opera completamente innovativa che può essere studiata dal punto di vista sociologico, una scrittura senza giudizio, senza metafore.
Priva di un’educazione di stampo borghese-intellettuale non sono tutelata contro i giochi di parole triviali, e mi manca persino il riflesso da ragazza pudica che si tappa le orecchie e mette il muso di fronte alle allusioni più spinte. Certo che rido. Ma presto devo arrendermi all’evidenza, sempre le stesse battute, non sono quel tipo di donna, sono riversa, dopo un po’ vengono a noia e le storielle goliardiche me le ha già raccontate Brigitte”
Deviazione. Mi concedo di prendermela perché sono una grande sostenitrice di come i libri possano riportarci nei luoghi che abbiamo visto e di come vorremmo rivederli magari in futuro alla luce di quanto abbiamo letto.
Esiste non solo un bagaglio classico fatto di storia e di date ma ne esiste anche uno creativo “del tutto personale” che spesso tra quelli proposti è capace di farci entrare subito in empatia con un luogo .
Così creo il mio: disegno guglie ed ecco Rouen dove Ernaux studia, legge il secondo sesso di Simone de Beauvoir, improvvisa code di cavallo come la modella sulla copertina di Intimité, procedo con lo schizzo di una piazza e sono a Bordeaux, ahi l’amore, i baci e gli abbracci su cui tanto si è fantasticato, la bella gioventù con le guance pungenti e i respiri affannosi.
Va bene tutto questo certo ma non può essere ancora compimento, in camera c’è La critica delle ragion pura che aspetta e tra un paragrafo e l’altro di Kant dove la collochiamo la prof di filosofia che anche a lei dopo un po’ sposarsi dev’essere sembrata la “scelta razionale”.
Risucchiata ad Annecy, lago e montagne, neve e sole. Un marito, un figlio un trilocale.
Venticinque anni e custode del focolare.
 
“A mezzogiorno non è ancora pronto! Devi organizzarti meglio! Quando arrivo il bambino deve avere finito di mangiare, almeno a pranzo vorrei godermi un po’ di pace.
Io lavoro adesso, capisci, LAVORO! Non è più la vita di prima”
È questa dunque la pienezza? Cadere nella trappola della comprensione perpetua e sentirsi in colpa per non aver accolto lui con il sorriso, un pasto caldo e il pargolo già a nanna?
Mi sembrava di non avere più un corpo, solo uno sguardo posato sulle facciate dei palazzi, sul cancello della scuola Saint-François, sul cinema Savoy dove davano ho dimenticato il titolo. 
Sono finiti senza che me ne accorgessi i miei anni di apprendistato. Dopo arriva l’abitudine. Una somma di intimi rumori, macinacaffè, pentole, una professoressa sobria, la moglie di un quadro che per uscire si veste Cacharel o Rodier. 
Una donna gelata.”
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Sinossi
Una giovane coppia si sposa, condivide una casa, fa due figli.
Anche se animata da ideali egualitari e progressisti, la famiglia presto si sbilancia e tutto il peso delle incombenze di ogni giorno ricade esclusivamente sulla moglie.
Un’ingiustizia quotidiana, “normale”, che vivono moltissime donne.
Con sguardo implacabile La donna gelata traccia un percorso di liberazione capace di trasformare l’inconfessabile orrore per la propria vita in coraggiosa e spietata presa di coscienza.
Alternando l’impeto di una requisitoria alla precisione di un’indagine, Ernaux ci consegna un’analisi dell’istituzione matrimoniale che non ha uguali nella letteratura contemporanea.
Titolo: La donna gelata
Autore: Annie Ernaux
Edizione: L’orma, 2021