I bambini di Svevia – di Romina Casagrande

recensione di Emma Fenu

 

bambini Svevia

 

I bambini di Svevia è un romanzo di Romina Casagrande edito da Garzanti nel 2020.

La bambina preparò il panierino con la merenda: ciambelle e pan coll’olio; e si mise in strada.

Arrivò al fiume Giordano. Fiume Giordano, mi fai passare?” “Sì, se mi dai le tue ciambelle.”

Edna è una povera pollicina che finirà a casa dell’orco.

Suo padre, a causa della povertà, la affida a Don Gianni perchè vada a lavorare, a soli dieci anni, nelle fattorie della Svevia per una stagione, un anno o forse per sempre.

La bambina, insieme ad altri nelle medesime condizioni, affronta a piedi un viaggio lungo attraverso le montagne, sfidando il freddo e la fatica di un passaggio aperto dai Romani e divenuto nei secoli percorso di pellegrini, viandanti e vittime.

Non ci saranno per lei castelli da principessa, ma cenere di infiniti camini, lupi famelici e matrigne insensibili.

Eppure, come in ogni fiaba che si rispetti, oltre agli antagonisti ci sono gli aiutanti, ossia coloro che sostengono protagonista nel superamento delle prove, gli animali magici e il principe che salva.

Come in ogni fiaba che si rispetti c’è una promessa da onorare per diventare “iniziati” alla vita adulta.

Come in ogni fiaba che si rispetti, in ogni fiaba popolare non snaturata, il lieto fine è sempre amaro e qualcuno non è destinato a vivere felice e contento.

Ma questa non è una fiaba.

Porta Rastrello, mi fai passare?” “Sì, se mi dai il tuo pan coll’olio.” La Porta Rastrello era ghiotta di pan coll’olio perché aveva i cardini arrugginiti e il pan coll’olio glieli ungeva. La bambina diede il pan coll’olio alla porta e la porta si aperse e la lasciò passare.

I bambini di Svevia è il racconto della vera storia di quanti affrontarono la stessa sorte di Edna: di quanti sopravvissero, di quanti furono uccisi dal duro lavoro o dalle malattie non curate, di quanti furono abusati, di quanti tentarono invano la fuga e di quanti, invece, trovarono la libertà.

Trascorrono gli anni, Edna cresce e invecchia. La coglie la demenza senile, molte cose le dimentica, ma non può dimenticare la promessa fatta al suo amico Jacob sotto un albero, quando erano bambini, soli e uniti contro il mondo.

Edna calza scarponi pesanti, indossa calzoni corti, cala un berretto sugli occhi, issa sulle spalle ricurve uno zaino e, in compagnia del suo pappagallo Emil (in verità non è suo, ed è questo il primo segreto che serba), si mette in cammino sulla stessa strada di molti anni prima.

Stessi passi, ma con l’affanno degli anni e dei ricordi.

Stesse montagne, ma con il crescente aumento di strutture turistiche.

Stesse prove, ma con l’aiuto di improbabili compagni di avventura.

Stessa anima. Come la bambina di allora.
Perchè non si è mai troppo vecchi per scrivere il finale di una storia.

 

Alla Porta Rastrello, l’Orca gridò da lontano: “Porta Rastrello, non farla passare!”

Ma la Porta Rastrello disse: “Sì, che la faccio passare perché m’ha dato il pan coll’olio.”

Al fiume Giordano l’Orca gridò: “Fiume Giordano, non farla passare!”

Ma il fiume Giordano disse: “Sì che la faccio passare perché m’ha dato le ciambelle.”

Quando l’Orca volle passare, il fiume Giordano non abbassò le sue acque e l’Orca fu trascinata via. Sulla riva la bambina le faceva gli sberleffi.

Citazioni da “La finta nonna”, Fiabe Italiane

Link d’acquisto

https://www.garzanti.it/libri/romina-casagrande-i-bambini-di-svevia-9788811609988/

Sinossi

Protetta dalle mura di una casa nascosta dal rampicante, Edna aspetta un segno.

Da sempre sogna il giorno in cui potrà mantenere la parola data.

L’unico a farle compagnia è Emil, un pappagallo dalle grandi ali blu.

Non le è mai servito altro.

Fino a quando una notizia la costringe a uscire dall’ombra e a mettersi in viaggio.

È arrivato il momento di tener fede a una promessa a lungo disattesa. Una promessa che lega il suo destino a quello dell’amico Jacob, che non vede da quando erano bambini.

Da quando, come migliaia di coetanei, furono costretti ad affrontare un terribile viaggio a piedi attraverso le montagne per raggiungere le fattorie dell’Alta Svevia ed essere venduti nei mercati del bestiame.

Scappati dalla povertà, credevano di trovare prati verdi e tavole imbandite, e invece non ebbero che duro lavoro e un tozzo di pane.

Li chiamavano bambini di Svevia.

In quel presente così infausto, Edna scoprì una luce: Jacob.

La loro amicizia è viva nel suo cuore, così come i fantasmi di cui non ha mai parlato. Ma ora che ha ritrovato Jacob, è tempo di saldare il suo debito e di raccontare all’amico d’infanzia l’unica verità in grado di salvarli.

Per riuscirci, Edna deve tornare dove tutto ha avuto inizio per capire se è possibile perdonarsi e ricominciare.

Lungo antiche strade romane e sentieri dei pellegrini, ogni passo condurrà Edna a riscoprire la sorpresa della vita, ma al contempo la avvicinerà a un passato minaccioso.

Perché anche la fiaba più bella nasconde una cupa, insidiosa verità.

I bambini di Svevia è un romanzo indimenticabile.

Per la capacità di leggere l’animo umano con profondità ed empatia.

Per il coraggio di far luce su un capitolo poco conosciuto della storia italiana, quello dei bambini che, per tre secoli e fino alla seconda guerra mondiale, venivano venduti dalle famiglie per lavorare nelle fattorie dell’Alta Svevia.

Per la protagonista, Edna, un personaggio vivido e coinvolgente.

Una storia che è un tuffo in un mondo in cui la natura dice più delle parole e in un passato dimenticato che chiedeva di essere raccontato.

Titolo: I bambini di Svevia
Autore: Romina Casagrande
Edizione: Garzanti, 2020