“Praga Magica” di Angelo Maria Ripellino

di Paola Caramadre

Praga Magica

Praga

Il viaggio è il topos letterario per eccellenza. Lo spostamento fisico attraverso lo spazio innesca i meccanismi della narrazione fin dalle origini della forma romanzesca, ad esempio nel romanzo picaresco.
La letteratura diventa un sentiero, un cammino, un andare verso una meta o verso un’interiorità da riscoprire.
Sul finire del 1700 nascono i libri di viaggio, la narrazione di luoghi, spesso esotici, diversi. Sono un percorso verso l’alterità, sono una fonte di conoscenza e uno strumento di divulgazione. La narrativa di viaggio ha un posto privilegiato nel mondo della letteratura ad ogni latitudine costituendo un genere a se stante. Le mappe delle città si trasformano in qualcosa di eterogeneo dove si mescolano indicazioni per futuri viaggiatori e frammenti di storia.
Le guide per illustrare i luoghi raggiungono difficilmente le vette della narrativa, salvo in rari casi. Un posto a se stante, nella narrativa dei luoghi è rappresentato da un affascinante libro, multiforme, edito da Einaudi che porta la firma di un poeta, traduttore e slavista come Angelo Maria Ripellino. Il romanzo, perché di romanzo si tratta, è “Praga magica“. Un’appassionata, immaginifica affabulazione che trasporta il lettore dentro lo spirito di una città.

Ci si immerge nel tempo, si percorrono strade, ci si ferma a bere una birra insieme a scrittori, viandanti, passanti, camminatori di un sogno ad occhi aperti dove il tempo smette di battere al ritmo degli orologi, ma diventa un tempo magmatico in cui tutti gli assi sono ribaltati. Si intrecciano l’un l’altro in una stratificazione di una Praga che non è solo una città, ma un’idea, una poesia da recitare ad alta voce camminando per le sue strade.
“Praga magica” è un raro esempio di libro di viaggio e, nello stesso tempo, di un compendio di letteratura. E’ anche un libro di racconti, ma soprattutto un vademecum per interpretare un sogno.

In quel cuore inquieto al centro dell’Europa, si rileggono insieme alla maestria poetica di Ripellino gli eventi storici e le boutade letterarie, ci si smarrisce nell’archetipo del labirinto e ci si ritrova insieme a Hrabal alla Tigre d’oro.
Il libro procede per immagini alla ricerca di personaggi che ci afferreranno la mano per guidarci in un intricato dedalo di strade e di avventure.
Fin dalle prime pagine, Ripellino evoca tutte le creature di una città dai mille volti che come poche sa piangere delle sconfitte e ridere delle sue sciagure. Il cammino è la parola chiave di questo romanzo non romanzo dove scopriamo un eroe-caposaldo della narrativa boema:

L’eroe precipuo della dimensione magica di Praga è il pellegrino, il viandante, che riappare costantemente nelle lettere boeme con nomi diversi: poutnik (pellegrino), chodec ( passante), tulak (vagabondo), kracivec (camminatore), kolemjdouci (girovago), svedek (testimone). Il capostipite di questa numerosa famiglia è il Poutnik, il Pellegrino, del romanzo allegorico Labirinto del mondo e paradiso del cuore che Jan Amos Komensky scrisse a Brandys nad Orlici, nel 1623, dopo la disfatta della Montagna Bianca.

Ripellino, come un alchimista, evoca figure allegoriche, eventi storici, trappole nostalgia, creature misteriose, passanti cenciosi.

Secoli di storia si condensano nelle sue pagine seguendo un percorso degno di un Flaneur. Si scende, si sale, si attraversano i ponti della Vltava, come fossero ponti del tempo. Nelle pagine di questo mirabile romanzo non romanzo, compaiono tutti i protagonisti di una terra misteriosa ed esotica pur essendo il cuore dell’Europa. Kafka, Hasek, Hrabal, Holan, i protagonisti delle avanguardie del ‘900, i romantici, Jan Hus, le sconfitte della storia, l’impero Austro-ungarico, l’occupazione nazista, l’arrivo dell’Armata rossa, i carrarmati sovietici nel 1968, Apollinaire e il suo passante di Praga, l’ebreo errante, Rodolfo II e la sua collezione, il golem e altre figure della mitologia della Mitteleuropa che qui vive e non altrove. Non manca nessuno all’appello multiforme che Ripellino fa tirando in ballo le tante lingue che convivono all’ombra del Castello: il tedesco, il ceco, l’yiddish. Nessun quartiere è lasciato in disparte, tutte le strade della città si animano in questo sentiero che procede zigzagando tra una preghiera e una leggenda:

Entrino infine nelle mie pagine i funamboli, i clowns, i domatori, i cavallerizzi, i ventriloqui, gli uomini serpenti, i trapezisti, gli acrobati, gli inghiottitori di spade, le esmeralde, i prestigiatori che gremiscono le tele e i disegni di Frantisek Tichy.

Praga magica è un romanzo di viaggio e un romanzo d’amore, l’amore incondizionato verso una città che ammalia, consola, rende partecipi, conquista al cuore e lo spezza, inevitabilmente.

Praga magica è stato pubblicato nel 1973 e riflette sulla violenza della storia, sull’ennesima occupazione che la città subisce, ma che non spegne quel magmatico esercizio di storie che la ammantano di immaginazione. Praga non è solo un luogo, è un insieme di emozioni, è un viaggio dentro un viaggio, è una scintilla di filosofia che si accende tra le statue solenni dei santi, è una fascinazione:

Non avrà fine la fascinazione, la vita di Praga. Svaniranno in un baratro i persecutori, i monatti. Ed io vi ritornerò. Certo che vi ritornerò. In una bettola di Mala Strana, ombre della mia giovinezza, stappate una bottiglia di Melnik. andrò a Praga, al cabaret Viola, a recitare i miei versi. Vi porterò i miei nipoti, i miei figli, le donne che ho amato, i miei amici, i miei genitori risorti, tutti i miei morti. Praga, non ci daremo per vinti. Fatti forza, resisti. Non ci resta altro che percorrere insieme il lunghissimo, chapliniano cammino della speranza.

Perciò, buon viaggio. Prima di mettervi in cammino, qualora, voleste raggiungere la capitale boema, mettete da parte le guide, non leggete le note turistiche, non lasciatevi tentare dal supermarket dei viaggi low cost, prendete con voi Praga magica, vi guiderà, vi racconterà una storia dai molti finali e dai molteplici incipit, vi racconterà di una città che, forse, non è mai stata reale, ma è sempre stata un metafisico punto d’approdo per rileggere le lettere dall’Altra Europa.